viaggio

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13/05/11

41. On the road again – Hamburg, May 2011


Sono in uno stato di grazia e di estasi. In mezzo al Blumen Garten di Amburgo.
Ancora on the road. Appena mi sposto e mi muovo verso altri luoghi mi sento viva e felice. Il passare delle cose nuove davanti agli occhi e dentro il cuore è come se mi rassettasse a zero tutti gli stereotipi  e le false credenze, e mi mette in una dimensione di accoglienza, di riflessione, di fertile movimento delle emozioni e dei pensieri. E ne gioisco totalmente.
Devo ammettere che sono pure parecchio brava a viaggiare, mi riesce facile come bere un bicchier d’acqua, e siccome ho cominciato da ragazzina, mi muovo ovunque come se fossi a casa.

Ho cominciato a girare l’Europa con l’InterRail, con due lire in tasca, risparmiate dalle paghette e guadagnate dando lezioni di chitarra dai 16 anni in poi ai ragazzini più piccoli di me. Non ho mai speso soldi per vestiti o concerti, ho sempre racimolato tutto il possibile per viaggiare e per fare arte.
Poi, viaggiando, ho imparato subito da altri viaggiatori ad usare le guide (adoro Let’s go, quasi più che le super eccellenti  Lonely Planet) e a conoscere the ‘Youth Hostels’, che in genere sono sempre nei luoghi più belli e centrali delle città e pieni di viaggiatori di tutto il mondo con cui scambiarsi informazioni, esperienze e punti di vista. Poi negli ostelli ho imparato a viaggiare da sola, conoscendo molte donne, soprattutto americane e australiane, che giravano per l’Europa anche per un anno. Allora in Italia non era pensabile che una ragazza si mettesse in viaggio da sola, invece io ho cominciato a farlo a 19 anni, e mi sono sempre divertita un mondo (conoscendo vagoni di persone).

Poi l’anno successivo imparai a fare l’autostop. Imparai in Irlanda, quando andai a Dublino a trovare un’amica irlandese conosciuta in un ostello del Belgio l’anno prima. Ricordo che lei abitava a Dublino ma aveva anche una casa a Cork e mi disse:  - Ci andiamo in autostop. – Come?? – dissi io, che allora in Italia l’autostop non era usato per niente e anzi considerato come una specie di accattonaggio. Invece in Irlanda, lei mi disse, era la norma, lo facevano tutti, ed era un modo per essere gentili e scambiarsi favori. Lo facevano anche le vecchiette per andare a fare la spesa! (le vidi con i miei occhi).
Così andammo a Cork in autostop, e imparai dove chiederlo e a chi chiederlo e quando chiederlo. Poi, dato che la mia amica tornava a Dublino ed io volevo visitare l’Irlanda ma non c’erano linee ferroviarie (ed io avevo anche il biglietto già pagato!) mi feci coraggio e partii per girare l’Irlanda in autostop. Gli irlandesi sono stati magnifici e generosi: amavano così tanto il loro paese e avevano voglia di condividerlo, e quando mi davano i passaggi mi portavano a vedere, facendo anche apposite deviazioni, i posti più belli e meno turistici, e poi mi scaricavano sempre sotto l’ostello di turno dove avrei alloggiato (o dove mi consigliavano di alloggiare). Fu un’esperienza così esilarante – scarrozzata ovunque, nuove amicizie, conoscenza diretta delle persone del posto – che lo adottai ancora molte volte, sia in Europa che in Italia, con altrettanto divertimento e successo. (Avevo le mie tecniche e i miei accorgimenti per viaggiare in sicurezza, e inoltre da sempre sono dotata di un intuito infallibile a prima vista, che mi consiglia chi scegliere e chi no, chi accettare e chi rifiutare … ).

Poi, molti anni dopo, ho conosciuto tramite un amico tedesco che veniva sempre a trovarmi in Italia (ciao Mathias!) un’organizzazione internazionale di viaggiatori che si chiama ‘Servas’. In pratica si offre e si riceve ospitalità attraverso un database di persone nel mondo, altamente selezionate (il database naturalmente è molto riservato). Anche prima di conoscere ‘servas’ ho sempre avuto la mia casa aperta agli amici viaggiatori, e a mia volta spesso ricevevo ospitalità di amici all’estero. Solo che con servas questo funziona ancora meglio, perché puoi contattare persone fidate in tutto il mondo. Sono entrata in Servas nel 2004 o 2005, e subito partii per Madrid e poi New York, accolta, i primi giorni, dai soci servas della città. E’ molto bello perché ti senti a casa ovunque, e invece di andare in un freddo e isolato albergo, sei accolto nelle case di persone del luogo che desiderano conoscerti e farti conoscere il loro paese e la loro città. Bello vero? (se vi interessa andate a vedervi i siti, c’è sia quello italiano, servas.it, che quello internazionale, servas.org mi sembra).

Beh, dopo questa divagazione ritorno a dove avevo cominciato: sono in questo parco meraviglioso in mezzo ai fiori, a miriadi di fiori diversi, pieni di colori, nel cuore di Amburgo.
Avevo voglia di venire in Germania. Dopo il caos vitale di New York, e il rientro nello stress milanese (io non so – ci rifletto da 10 anni e più – sarà l’aria o moti inconsci, ma a Milano non sto mai bene e la soffro parecchio. Diciamo che c’è anche un amore e odio, cose che mi trattengono e cose che mi respingono. Ma chi mi conosce bene sa che la mia casa di Milano è un luogo per me di passaggio, e pure un aiuto ai miei viaggi e alle mie esperienze artistiche).
Avevo voglia di Germania, così rilassante, senza rumori, tutto ben ordinato e civile, e tanto verde, tanta ecologia e tante biciclette. E ringrazio Anette e tutto il gruppo di brema che mi ha voluto e invitato qui in Germania, dandomi occasione di tornare ad operare su questa terra dopo parecchi anni.
Quindi mi godo questa trasferta felice felice!
Ieri sono arrivata ad Amburgo-Lubeck con un volo Ryanair, ho preso un bus per il centro di Lubecca (non resistevo dalla curiosità e mi sono trascinata dietro la valigia per tutto il tempo) e poi ho preso un treno per Amburgo dove ho dormito una notte, e oggi sono a zonzo a perlustrare questa interessante città, e sono da ore in estasi in questo parco gigante e meraviglioso dei fiori, e per rifarvi gli occhi vi dono questi fiori colorati in una carrellata di foto!




































06/05/11

40. La performance a Brema si avvicina

Che bello quando si lavora con persone professionali e serie, ci si sente bene, e si può dare il meglio.
E' dall'anno scorso che ho ricevuto un invito a partecipare a un festival internazionale di performance in Germania, da parte di The Künstlerinnenverband in Bremen. Mi hanno contattato l'estate scorsa, con un invito un anno in anticipo. In questi mesi ci siamo sempre sentiti, e abbiamo costruito insieme il mio intervento e, ai tempi opportuni, mi hanno richiesto i materiali necessari per la comunicazione e il web. E, sempre di loro iniziativa e con i tempi adeguati, mi hanno proposto un contratto, con i termini della mia partecipazione e l'accordo su cosa darci reciprocamente. E' bello vedere che ci sono dei paesi che trattano gli artisti con molta serietà, e credo che molte gallerie ed entità italiane dovrebbero trarne esempio.
Sono tornata in Europa da New York anche perché sapevo di questa data, e mercoledì 11 parto per la Germania. Ne sono molto contenta, perché è un po' che non ci vado, e apprezzo molto questa terra, soprattutto a livello culturale e artistico.
Arriverò ad Amburgo, mi fermerò là una sera poi andrò a Brema. E dopo Brema, Berlino, dove c'è un'altra sorpresa performativa che vi attende! (ma lo saprete al momento opportuno!).






PRESS RELEASE


The Künstlerinnenverband Bremen / GEDOK organizes a Festival of Performance which brings together international performers with artists of the region. 
Between the 5th of May and the 6th of June every weekend there will be a live entry: invited are Jessica Findley from Brooklyn, New York, the Austrian Marc Aschenbrenner, Nezekat Ekici of turkish descent, Marcia Farquhar from Great Britain and the Italian Liuba
Artists from Bremen will be Kerstin Drobek, Elianna Renner and Gertrud Schleising. 

The festival program of the Künstlerinnenverband shows aspects of contemporary performance as it is found in the international context – body related, societal, politic, theatrical and interactive approaches.

During the week there will be shown a video program of different occurences of performance in the past and nowadays. Tieing in with the history of the Künstlerinnenverband and it’s former performance festival in 1985, videos of Ulrike Rosenbach, Alison Knowles, Pat Olesko a.o. are to be seen as well as different actual positions focussing on either body-movement, sound, dance, language or public intervention. The ongoing discourse about the advantages and disadvantages of media-based documentation of live acts is thereby marked out, whereas Marcia Farquhar contrasts videos of her performances of the last 12 years with her live comments and actions.

The festival takes place within the scope of the Bremer Kunstfrühling, organized by the BBK (Bundesverband Bildender Künstler ­– the association of artists) in a former freight terminal. It includes a curated exhibition as well as presentations of museums, galleries and artist associations of Bremen. Some of the entrances will spread into the public space of the city as f.i. the bycicle ride of Jessica Findley who starts the series of performances.




here is the wonderful website page of the festival:

and here....
the wonderful website page of me!
http://performance.kuenstlerinnenverband.de/performance-festival-2011/liuba.html

and here the website of the Bremer Kunstfrühling
http://www.kunstfruehling.de/home.html

39. La mia famiglia romagnola e lo zio Elio Pagliarani

Ho passato la settimana di Pasqua a Rimini finalmente a riposarmi, dopo aver macinato e macinato, senza mai fermarmi. Quando vado in Romagna mi sento a casa, perché è quella la terra da dove proviene la parte più importante della mia famiglia a cui sono più legata!

Ricordo con commozione le numerose estati passate da sola con la nonna Pasquina a Viserba, che mi sono rimaste dentro e che mi hanno plasmato. Inoltre adoro il lato romagnolo di mia madre Rosanna (o Rossana come le piace farsi chiamare), che mi ha trasmesso anche geneticamente, e di cui la ringrazio!

E poi fa parte della mia famiglia romagnola pure il mio zio Elio Pagliarani che è un poeta molto importante.
Lui sin da quando ero piccola vive a Roma, e ricordo le lunghissime passeggiate per le vie di Roma, io adolescente, dove si fermava ogni tre passi raccontandomi la storia di ogni palazzo e gli intrighi di ogni famiglia storica che si nascondeva dietro. E siccome è sempre stato un grande affabulatore, io lo seguivo incantata.
Ricordo però che una volta gli dissi: perché non mi racconti del presente invece che del passato? E lui si fermò, mi guardò tra lo stupito e l'arrabbiato: ma come, non ti interessa la storia?? E' importantissima! Io risposi che sì mi piaceva, però che la vivevo come una cosa passata e che mi stimolava più conoscere il presente.
Allora lui mi guardò soddisfatto, mi sorrise e mi disse: eh sì perchè sei tanto giovane! Che bella risposta, brava! - Ed io mi gongolai di gioia.



Ho parlato di mio zio anche perchè in questi giorni è uscito il suo ultimo libro, che si intitola: 'Pro-memoria a Liarosa' e sono scritti autobiografici scritti dal 1979 al 2009.
Sono molto felice di condividerlo con voi, e poi devo confessare che un po' me lo sento dedicato ... Liarosa è mia cugina, e nel libro lo zio Elio racconta alla figlia tutte le memorie della sua infanzia romagnola e delle nostre radici, e naturalmente mi sento coinvolta!
Ah, e poi vedete questa foto? Quella a sinistra è la nonna Pasquina da bambina, con la madre, la mia bisnonna!!

Qui ci sono info sul libro e sullo zio ...
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/l_autobiografia_di_elio_pagliarani070411.html

20/04/11

38. La performance alla NABA di Milano

Appena tornata in Italia, trafelata dagli ultimi sgoccioli del video di Slowly New York, e pure un po' triste che non ho potuto essere presente alla inagurazione della mia mostra in US perchè scadeva il visto, sono stata contenta di essere stata invitata da Marco Scotini a preparare un intervento performativo a sorpresa per la serata delle performances organizzata da lui e Giacinto Di Pietrantonio nell'ambito e in concomitanza del MIART.
Ho preparato un progetto inedito, che avevo in mente da un po' di tempo, e che ora mi sembrava davvero l'occasione giusta e perfetta per metterlo in pratica.
Si intitola: The invisible web of italian art system, e sono contenta di mostrarvi e condividere alcune foto, i commenti li lascio a voi ...




 
























The invisible web of italian art system,  interactive performance, 2011

click on the pictures for the big size


37. Cosa è il video per me

Ciao, condivido con voi questo testo scritto in occasione della mostra ad Ann Arbor di alcuni dei video del mio 'slowly project'. Ho scritto il testo a caldo, appena finito il montaggio del video newyorkese, e desidero condividerlo con voi, perché sono le radici del senso che dò oggi ai miei video (o, come lo chiamano in Usa, è un 'artist statement'), e ne sono anche un po' orgogliosa! ...

"I  consider my videos like paintings, books and sculptures.
I carve them, beginning with hours and hours of shootings as they were a huge marble stock, cutting and selecting piece after piece in order to obtain the final shape.
I paint every single second of the video, deciding colors and combining sequences, in order to arrive to the final pattern.
I write the chapters and the scenes as a story, where I give a sense to each step following the other.
And I mix the music with the intent to give voice to the whole levels of lecture implicit in the work.

I use only original shootings taken during my performances. No studio shootings or actor interactions are used to edit my videos. What is shown is part of what ‘really’ happened and it’s chance one of the main hero of the work.

I consider my videos as portraits of a specific society, city, country, because everything that happens reflects the identity of the place. Each video is completely different from the other, even when it’s made from the same performance in different locations. Seeing the differences of the videos it’s a way to investigate the differences of the places.

I’d like that people consider the video as a poetry, catching the emotions and the concepts that there are inside.

I’d also like that people reflect upon how difficult is to perform perfectly in ‘slow motion’, controlling each muscle movements not to go faster, for hours and hours in the same day. I consider ‘taking our time’ in life and society as difficult as this performance but, nevertheless, necessary. "


Liuba,  March 30, 2011






07/04/11

36. The Slowly Project at the Gallery Project!

Hello everybody,
I am very happy to announce the exhibition of my "Slowly Project" videos
in the show: " Unhooked from Time" at Gallery Project in Ann Arbor, Michigan.

The New York video is just finished, after many years of perfomances and editing! 
I am very excited about it!
If you are around in Michigan wishing to see it, you find all the informations below ...



Unhooked from Time
April 6 - May 15
Opening Reception:Friday, April 8, from 6-9pm.


Gallery Project presents Unhooked from Time, a multimedia exhibit in which 28 local, regional and national artists examine how we have lost our sense of the cycles of nature, and how we have artificially hooked ourselves to linear digital time. 
The exhibit opens on Wednesday, April 6 and runs through Sunday, May 15.  The opening reception is Friday, April 8 from 6-9.

Virtually everything we do is time based, scheduled and driven by time.  Jobs are 9 to 5.  Many work 24/7. Activities begin and end by the clock. We take a two-week vacation, rent a cottage and a car by the week, and reserve courts and sports equipment by the hour. The wealthy complain about being time poor.  We go to the dentist at 8 am, car repair at noon, gym at 5pm, dinner reservations at 8pm, keeping an eye on the clock. 
 The exhibit seeks to comprehend and express our loss, as we find ourselves separated from the deeper context of time’s referent: the great primordial cycles in which we humans and all of nature are embedded.  It considers human respond to the loss of relationship to real time, how we keep track of and use time to find meaning, comfort, a sense of control in our digitized lives.  It looks at current and past experiences and expressions of time.  It looks at cultural differences in relating to time.  It explores other time-based systems, past, current, and imagined.  And it looks at the ways in which we unhook ourselves from the strictures, and perhaps the comforts, of being on time, in time, timely.  It depicts what we might discover and construct in the expanse beyond our tight current sense of time.  This exploration includes the imagined realms; nothing comes through time into spatial being unless it can be imagined. 
 Ultimately, this exhibition, Unhooked from Time, seeks to depict the dilemma and comfort of being hooked to our current time system, the processes of unhooking, and the possibilities beyond.  It asks, “How does an artist know and express time, enter and release from time, both in its demanding presence and in its unknowable timelessness?
 Contributors include: Michael Arrigo, Carolyn Reed Barritt, Jennilie Brewster, Caleb Charland, Rocco DePietro, Diane Farris, Brent Fogt, Nicole Gordon, Cynthia Greig, Katie Halton,Charles Javremovic, Joe Johnson, Andy Jones, Melissa Jones, Mark Kersey, Chris Koelsch, Vijay Kumar, Liuba, Ginny Maki,  Joe Meiser, Renata Palubinskas, Gloria Pritschet, Colin Raymond, Meghan Reynard, Gary Setzer, Joshua Smith, Andrew Thompson, and Scott Wagner.
 The exhibit is curated by Rocco DePietro and Gloria Pritschet, co-founders and co-directors of Gallery Project.

215 South 4th Avenue, Ann Arbor, MI 48104
Spring/Summer Hours: Tuesday through Saturday, noon-9p; Sunday, noon-4p. The gallery is closed on Mondays. Spring/Summer hours start, April 6.


734.997.7012


The Slowly Project

06/04/11

35. Il black out e il video Slowly di New York

Et voilà!
Finalmente ricompaio e vi do notizie!
C’è stato un ‘black out’ di quasi un mese, vero? La ragione è molto semplice e molto ‘radicale’: sono stata incollata, con la testa, il corpo e lo spirito, al computer per finire il video di New York della serie “The Slowly Project. Take your Time”. 
 
E’ stato un periodo dove – e mi conosco e so che riesco a lavorare solo così – ho dovuto interrompere ogni cosa, anche ogni pensiero, e ogni deviazione, per concentrarmi solo interamente sul montaggio e la creazione del video. E così ho fatto. Avevo cominciato a lavorarci 6 anni fa ... Le prime riprese della performance a NY sono del 2005 …

Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, e qualche chiacchiera. E stop. Sempre lì con la testa e il cuore. Totalmente. Per un mese. E ho finito il video.
 E ne sono molto, ma molto orgogliosa.


Ho dovuto fare questa kermesse finale perché sono stata invitata a partecipare a una mostra sul ‘tempo’ intitolata “Unhooked from Time” alla Gallery Project di Ann Arbour in Michigan. (guarda il concept della mostra).
I curatori, durante il periodo del festival di Brooklyn, hanno visto il mio lavoro e mi hanno invitato subito a presentare in galleria i tre video dello ‘Slowly Project’ ad ora realizzati (Modena – Basel – e ora New York).
Il video di Modena l’ho già esposto in varie gallerie in Italia, ma il video di Basel, terminato l’anno scorso, è pure lui inedito (a parte un anteprima allo STRAFF Hotel di Milano per un evento del Salone del Mobile, invitata da un gruppo di Designers).
Ma sapete come ero felice quando ho ricevuto questo invito? Da morire! Questo mi piace dell’America, che tutto può accadere velocemente e pure  mi piace un casino, lo dico francamente, che la gente mi chiama, mi invita, mi cerca – e in Italia accade molto di meno … - dovete ammettere che è una endovenosa di benessere e autostima che aiuta le endorfine a spuntar fuori!

Quando mi hanno invitato ho detto subito ‘sì’, anche se la mostra era programmata per gli inizi di aprile, e il video di New York era in alto mare, ma mi piace moltissimo il concept della mostra, e pure la galleria, e così ho detto sì, vi mando i video e finisco quello di New York (a cui si erano aggiunte anche le riprese fatte quest’anno della performance per la Giornata Mondiale della Lentezza).

I video dovevano arrivare in galleria per l’inizio di aprile, per cui mi sono tappata in studio, e potevo essere in qualsiasi parte del mondo, la vita era ridotta all’osso … però sono stata felice.

La fatica fisica di dover stare ‘creativamente’ al computer per montare i video è tantissima (almeno per me), lo sforzo di prendere costantemente decisioni che prima o poi devono essere definitive, è davvero totale, ho fatto una lotta feroce con la materia, come fosse un blocco di marmo da modellare e assottigliare e scolpire per trovarci ‘michelangiolescamente’ la forma nascosta … e solo imparando a memoria la visione di tutte le riprese e sequenze possibili (ore e ore di girato nell’arco di 6 anni … è uno slowly project, no?) credo di essere riuscita a creare una sintesi poetica dove sono rinchiuse molte chiavi di lettura.

Poi ho spedito i video, e nel frattempo sono dovuta ritornare in Italia, per motivi incombenti e logistici, ma con lo spirito allegro, di essere stata voluta e cercata artisticamente in questi mesi, ed aver dato ogni possibile microangolo di me attraverso l’arte, avendone avuto la possibilità, mi ha dato tantissimo.
A volte in Italia mi era capitato di sentirmi emarginata, qualche volta dimenticata, e non è bello per la propria autostima, anche se le ragioni non sono personali (di solito il mio lavoro piace) ma di contesto (è spiacente dirlo ma a mio avviso in Italia è tutto così statico e anche così ‘amico-dell’amico’ funzionante …)

Ed ora eccomi qui. Sono rientrata in Italia per alcuni mesi. Dovevo rientrare e godo nel vedere e sentire, a poco a poco, tutte le persone a cui voglio bene. Però un po’ con lo spirito è come se fossi ancora in America, volevo essere all’opening in Michigan, e il fervore febbrile di NY già mi manca (anche se non va preso a dosi massiccie, e qualche break è più che salutare).
Dell'Italia mi godo il cibo, la primavera e gli amici (anche se però ho molti progetti a cui lavorare e sarò sempre all'opera ... )




il video è qui ma è protetto da password. Per vederlo chiedetemi la password scrivendomi un'email o mandandomi nei commenti la vostra email.



16/03/11

34. "Unreal Exit" performance al Grace Exhibition Space

La domenica subito dopo la presentazione dei video avvenuta di sabato, c'è stata la mia performance 'live' per il SITE fest al Grace Exhibition Space. Ve l'avevo già detto che queste ultime due settimane erano inverosimilmente piene, e non ho avuto un attimo di respiro, cosa che vi ho anche già scritto (uffa, sto diventando noiosa??)
In questo week-end c'erano 75 performance in 4 spazi in contemporanea, e nonostante ciò lo spazio era pieno, e molte persone erano venute appositamente per l'orario della mia performance, e amici che seguono il mio lavoro, e ringrazio tutti. Davvero felice! davvero davvero!
Ma sono stata emozionata e colpita e onorata che fosse venuto a vedermi Tehching Hsieh, e sua moglie! Teching è famoso per le 'One Year Performance' che ha fatto negli anni 70, e avevo conosciuto il suo lavoro un paio di anni fa quando qui a New York vidi una mostra bellissima al Moma, io gli scrissi, e da allora siamo rimasti in contatto, e qualche mese fa, al mio arrivo a New York, ci eravamo finalmente conosciuti di persona. E' un artista che adoro e che considero un maestro e uno dei più importanti artisti che abbiano lavorato con la performance. Tra l'altro lui mi diceva che ha ormai 60 anni e che il riconoscimento vero e proprio gli è arrivato da non molti anni ... Guardatevi un po' del suo lavoro, che proprio merita:
http://www.one-year-performance.com/
http://www.moma.org/visit/calendar/exhibitions/322

La dolcezza e la soddisfazione di vedermi Teching che è venuto apposta per vedere la mia performance, nonostante pure il diluvio universale, mi ha commosso e dato un senso di gioia profonda dentro. E ciò mi aiuta ad andare avanti e dare un senso a ciò che faccio.

La performance che ho presentato questa volta non era a sorpesa tra la folla, ma fatta per essere guardata da un pubblico.
E' ormai più di 10 anni che ho scelto soprattutto di agire con azioni a sorpresa e in contesti di vita reale, lavorando site specific e in maniera interattiva, appunto perché volevo andare 'dentro' la vita e non fare le performance per un pubblico negli spazi prestabiliti,  però per questa rassegna avevo deciso che avrei di nuovo fatto una performance 'visiva' poiché ci sarebbe stato un pubblico a 'guardare'. Così ho ripreso in mano la tematica delle 'scatole', su cui lavoravo anni fa, perché mi era diventata attualissima nella mia esperienza newyorkese, e ho costruito un lavoro di interazione e 'duetto' tra la performance reale e la performance 'virtuale' del video sovrapposto, una dialettica tra la speranza e la rassegnazione, fra la realizzazione e il fallimento ... un pendolo che oscilla da entrambe le parti forse per tutta la vita ...
ma non ho voglia di spiegarvela ora, non ci riesco, anche se lo vorrei, bisognerebbe vederla .. .così vi metto alcune foto







                                                                                                                    photos: Julie Finton


Liuba, Unreal Exit, sunday March 6, 2011

Grace Exhibition Space - 840 Broadway, 2nd Floor, Brooklyn


The piece is a ‘duet’ between live performance & video projection, where the same performance goes in a different way. Real & Unreal mix together through the theme of being imprisoned into boxes & the ‘virtual’ possibility to get out of them.


to see more pictures:
http://www.flickr.com/photos/liubanet/sets/72157626281101140/with/5533069503/



Ora vi metto anche il video.
Desidero però che fate attenzione, e per me è molto importante, a percepire la differenza fra un video che è la pura 'documentazione' di una performance fatta per essere vista, come in questo caso, dove la videocamera registra in tempo reale cosa si sta svolgendo, e i video invece che considero, e sono, dei lavori, ossia tutti quelli che risultano dalle mie azioni a sorpresa tra la realtà e la folla. Quei video mi richiedono una fatica immane, di solito faccio una o più giornate di performance riprese da una o più cameraman, e c'è tutta la casualità delle interazioni e di ciò che succede ... Ci ritornerò su questa cosa, ma intanto godetevi il video 'documentazione' della performance ( di cui non ho fatto altro che scaricarlo, toglierli qualcosa all'inizio, convertirlo e caricarlo (per le mie opere video impiego dai 3 mesi ai 5 anni per finirle! (v. lo 'slowly project' ... )

strabaci



Liuba '"Unreal Exit" Grace Exhibition Space, SITE fest 2011 from artsinbushwick on Vimeo.

08/03/11

33. Il SITE fest a Brooklyn e la presentazione dei video

Devo dirvi cari amici che finalmente in questi giorni sono felice, davvero felice e leggera ... In tutti questi mesi ho lavorato tantissimo, senza mai fermarmi, e New York quando vuole è proprio dura ( e chi ci ha abitato lo sa), dovendomi occupare a 360° di tutto, dalla segreteria organizzativa, all'ufficio stampa, agli aggiornamenti sul web, al lavoro artistico vero e proprio, ai contatti e alla documentazione ... quasi ogni artista deve fare contemporaneamente il lavoro di 5 persone e professionisti diversi, ed è da stramazzare, e alla fine si è come dei registi di sè stessi, che danno gli ordini ad altrettanti sè stessi che devono eseguire miriadi di cose che vanno fatte ... E devo pure dire che sono fortunata, che ho chi mi supporta e chi mi aiuta, come Gianluca che mi ha dato una mano tecnicamente col sito e col blog, Claudio, che mi ha dato una mano via e-mail per le traduzioni (a sì dimenticavo, fra le varie mansioni che servono all'artista c'è anche quella dello scrittore, perché bisogna scrivere la presentazione dei progetti, eccetera eccetera), ci sono gli amici che mi hanno aiutato nella logistica, come Ceren che a Milano ha cercato a casa mia il cappotto che mi serviva per la performance e ci siamo coordinati con Bruno perché lo portasse a New York, c'è stata Julie, la sorella di Nora dalla quale ora abito, che mi ha procurato la pittura giusta per dipingere le scatole che mi servivano per la performance (perché dal ferramenta dove ero andata mi avevano chiesto 50 dollari e avevo capito che non era il tipo che volevo dato che in Italia di solito ne costa 10 ... !) ... però confesso che mi merito un'assistente, qualcuno che mi aiuti nello sbrigare un sacco di cose logistiche connesse col mio lavoro, e sogno di avere uno staff dove c'è chi si occupa della segreteria, di rispondere a tutte le e-mail, di mandare le foto e i cv e i progetti ai curatori o ai galleristi che te le chiedono, di fissare gli appuntamenti ... poi c'è chi si occuperebbe della logistica: trovare i materiali, trovare i vestiti, trovare i cameraman o la tecnologia necessaria, e poi serve chi aggiorna il sito e i network vari, e poi e poi ... insomma, se la guardiamo con la lente di ingrandimento la vita dell'artista ha il suo fascino ma oggi come oggi è una fatica enorme perchè dobbiamo essere uno nessuno e centomila! E poichè non siamo una ditta con un fatturato e non abbiamo nessuna entrata certa (e spesso nessuna certezza, aggiungerei ...) pagare dei collaboratori non è un giochetto da ridere, e così gli artisti che possono permettersi degli assitenti sono davvero pochi ... però, come dicevamo oggi con la mia amica Amanda, con cui finalmente dopo tre mesi siamo riusciti a vederci e a prenderci un drink raccontandoci le nostre vicende artistiche, tutto ciò dà pure soddisfazione!


Allora, vi dicevo, finalmente l'altra mattina mi sono alzata leggera, e felice, felice perché tutto il week-end artistico era andato benissimo e ho ricevuto un sacco di soddisfazioni, davvero profondamente felice e grata alle persone che hanno condiviso con me ciò che ho potuto dare con la mia arte.
Finalmente, dopo aver solo lavorato, mi sono goduta la bellezza di questa vita e il sapore dell'apprezzamento, esaltato pure dal fatto di aver ricevuto un invito da una galleria per una mostra col mio progetto sulla lentezza! ...
Tra l'altro devo ammettere che molte volte, e so che capita a tutti, dopo aver intensamente lavorato per una mostra o una performance, il giorno dopo ci si sente quasi delusi, svuotati dal tanto impegno e inquietamente dubbiosi se tutto ciò abbia un senso, oppure pignolamente mai contenti e soddisfatti ... a me è capitato molte volte, però evviva evviva questa volta il post-lavoro è meravigliosamente bello e inebriante. Mi sento felice. E sono grata a tutti.

Sabato ho presentato i video, e davvero ho percepito nelle persone che li vedevano interesse e piacere, e poterne parlare insieme e mostrarli mi ha dato gioia e soddisfazione.







                                                                                                           photos: Regi Metcalf  

see more pictures:
http://www.flickr.com/photos/60321523@N02/sets/72157626101207477/with/5510684056/



Questa formula delle presentazioni live dei video mi piace sempre di più e vorrei che diventasse una attività ricorrente. L'ho gia fatto alcune volte (ricordo a Celico, in Calabria, presso la residenza artistica del mio amico Alfredo Granata, che è stato così bello ed emozionante presentare i miei video a quel pubblico curioso e generoso!).
Bello è stato vedere la mia amica Nora e il mio amico Eric che nonostante siano in un periodo di super impegno e lavoro, sono venuti apposta per me (e bisogna dire che qui a New York le distanze sono lunghissime, e questo festival, il SITE fest appunto, è stato organizzato a Bushwich, che è il quartiere artistico emergente di New York ma chè è in una zona ancora poco esplorata della città e non facilmente raggiungibile da alcune zone di Manhattan.

32. La slowly performance a Manhattan e all' Armory Show

"Ma com'è andata la performance per la giornata Mondiale della Lentezza?" Mi chiederete. E' andata molto bene, anche se è stato molto faticoso per me farla per due giorni, sia a livello fisico che psichico che logistico.
Lunedì siamo stati a Union Square, era una giornata uggiosa e piovosa, ma ci sono stati spiragli che mi hanno permesso di fare la performance. E come al solito le reazioni sono state di stupore, di gioia, di condivisione, di fastidio (i clacson impazzivano quando attraversavo la strada ...b).

Qui potete vedere qualche immagine documentativa, frettolosamente montata dalle riprese ( e attenzione, perché per me è così differente quando monto e propongo un video come 'lavoro' o quando c'è una mera documentazione della performance', come in questo caso ... )



the Global Day of Slow Living - demo performance from liuba... on Vimeo.

C'era tutto il team di Vivere con Lentezza, con Bruno Contigiani che faceva interviste ai passanti frettolosi, e con lui i ragazzi che cantavano arie di opera tra un'intervista e l'altra ...

Mercoledì la performance ha continuato per Manhattan al Metropolitan Museum e in Times Square sino alle tre (e faceva invece un gran freddo, e non ero molto coperta, perché avevo deciso di vestirmi come l'altra performance fatta a New York, ossia con un leggero spolverino di camoscio nero aperto (così fluttuava lentamente) su un completo bianco di golf e pantaloni.

Il pomeriggio sono andata all'inaugurazione dell'Armory Show, sempre 'lentamente' ...
Volete sapere la verità? Mi sono un po' annoiata anche a fare la performance, tanto mi è sembrato, scusate se lo dico, artificiale e fastidiosamente mondano l'ambiente (e noiosissime le opere, tranne poche).
Ed io che stavo lì a camminare a rallentatore mi chiedevo che senso avesse tutto ciò, e anch'io, e l'arte in generale ...
Anzi forse, essere lì, delicatamente camminando facendo la moviola, e discretamente passando tra la gente festaiola e chiacchiereccia, mi ha dato una sensazione di vuoto e di fanfara, di un sistema dell'arte che usa gli artisti e si diverte alle loro spalle, e sui loro sacrifici e la loro pelle, ogni tanto osannandone alcuni, per poi dimenticarli e usarne poi altri ...
Inutile dire che il giorno dopo ero massacrata, il lavoro di muscoli coinvolto in questa performance è abissale, e il continuo controllo dei movimenti è davvero faticoso, e, come sempre il giorno dopo le mie performances, passo una giornata di low pression a letto vegetando e recuperando le energie, senza fare minimamente nulla (ma la mia giornata di riposo manco è stata completa, dato che ho dovuto nel pomeriggio mettermi a lavorare per la performance e la presentazione dei video per il SITE fest, che sarebbero state dopo pochi giorni ...

04/03/11

31 - Tra una performance e l'altra - l'Armory Week

Dopo aver gironzolato per Manhattan per due giorni camminando a rallentatore e bloccando il traffico dei mille taxi in arrivo, dopo aver fatto la performance all'opening dell'Armory Show (sempre lentamente: l'Arte è lunga, il tempo breve, scriveva Baudelaire) in mezzo a cocktail e miriadi di persone, e non aver avuto nemmeno il tempo di riprendermi, ecco che devo fare una nuova performance e due presentazioni dei video in tre posti differenti nel prossimo week-end, nell'ambito del SITE Fest a Brooklyn, festival internazionale di performance ed evento ufficiale dell'Armory Week.
Sono contenta ma così 'multitasking' come dicono qua (ossia pensare e fare mille cose in contenporanea) che quasi non riesco nemmeno a divertirmi, tanta è la fatica, ma tutto è molto stimolante.

Ecco il programma:













Sabato 5 marzo h. 18.30 e Domenica 6 marzo h.13.30
Liuba - Presentazione live  dei video Virus, Virus New York

3rd Ward
195 Morgan Ave – Brooklyn 

Virus/Virus New York
Virus is investigating over the ‘buying bulimy’, that affects the daily-life models and the art world as well.  An ironical reflection over value of works and value of selling.
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Domenica 6 Marzo, 2011, h. 16.30
Liuba  - performance: Unreal Exit

Grace Exhibition Space
840 Broadway, 2nd Floor, Brooklyn

 Unreal Exit
The piece is a ‘duet’ between live performance & video projection, where the same performance goes in a different way.
Real & Unreal mix together through the theme of being imprisoned into boxes & the ‘virtual’ possibility to get out of them.
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Venerdì 4 marzo, 2011: h. 19
Liuba - proiezione del video: Rimini Rimini

SITE Fest Launch Party!
by Arts in Bushwick
Brooklyn Fire Proof • 119 Ingraham St., Brooklyn 
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Arts in Bushwick is pleased to announce the third annual SITE Fest.
Performance artists, dancers, and musicians will offer a condensed, two-day sampling of work from the
burgeoning arts scene of Bushwick, lauded by the New York Times as “arguably the coolest place on the
planet.” SITE Fest focuses around four hubs that have swiftly become major forces in the Brooklyn art scene:
Chez Bushwick, Grace Exhibition Space, The Bushwick Starr and 3rd Ward.
Over 75 performances will take place at our hub venues

http://artsinbushwick.org/site20

programma: http://www.artsinbushwick.org/docs/siteFest/site2011.pdf

Grace Exhibition Space
Grace Exhibition Space, opened in 2006, is the singular gallery in New York City devoted to Performance-Art. They are committed to exhibiting the premier artists in the world, whether emerging, mid career or established. Being a Brooklyn loft, their events are presented in an environment where, by presenting the performances on an equal level as the viewers, the boundary between artist and viewer is dissolved. They believe strongly that this is how performance-art is meant to be viewed, presented and experienced. Their mission is the glorification of performance art.

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Sono felice ma spesso mi arrabbio, perché, sembra strano a dirsi, ma qui mi capita spesso che tutto venga fatto all'ultimo momento. Mi era capitato quando lavoravo con la galleria alcuni anni fa (ricordo le corse a finire la videoinstallazione la notte prima della mostra, semplicemente perché il gallerista aveva avvisato il falegname all'ultimo momento, e la prima bozza era pronta solo il giorno prima, e poiché andavano fatte un sacco di modifiche tutto è stato fatto al volo ... e varie altre nottate) e anche adesso, per questo festival di performance, hanno selezionato mi sembra 75 performance in 3 differenti locations, ma poi tutto è allo sbaraglio nell'organizzazione, tanto che fino alla settimana scorsa non si poteva nemmeno fare un sopralluogo nello spazio né mettersi d'accordo con i due fantomatici 'tecnici' di cui ci avevano dato l'indirizzo e-mail ma con cui non si poteva parlare ... ora che mancano due giorni finalmente si fanno sentire, ma io odio dover pensare alle cose tecniche all'ultimo momento! In confronto sto avendo un'esperienza 'paradisiaca' con la Germania: sono stata invitata a partecipare con un lavoro a un'importante rassegna internazionale di performance a maggio 2011, e sono stata avvisata un anno prima (meraviglia!) e da molti mesi hanno già organizzato il programma, e per ogni artista c'è un'ottimo budget per il lavoro, ospitalità, contratto ... Qui a New York è tutto di fretta e all'ultimo momento, poi però tutto si aggiusta e diventa esilarante ...
E ciò che mi piace di New York è che è una sorpresa continua! ...