viaggio

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17/03/13

117. 4'33" Chorus Loop - foto


4'33" Chorus Loop, performance collettiva per coro di persone assortite   © Liuba 2013

4 performances in 4 giorni - Flash Art Event, Milano 
photos Mario Duchesneau



 (patto di partecipazione)




 
   






















Fra corse, visioni, luci, rumori, suoni e gente del Flash Art Event a Milano, ho proposto una performance collettiva che prevedeva la partecipazione di persone del pubblico disposto a creare un coro che eseguisse, per un numero x di volte, il pezzo di John Cage 4'33", ossia il famoso brano del silenzio.

Un coro di persone assortite che sono rimaste in silenzio per decine di minuti, e dove il patto di partecipazione, che le persone hanno dovuto sottoscrivere per partecipare, implicava l'impegno a non lasciare la performance prima che fosse finita e a scrivere le proprie riflessioni ed emozioni dopo che fosse finita. Ciò che mi interessava, e mi interessa, è usare la performance come 'strumento' per un lavoro su sè stessi che le persone sono stimolate a provare.
 La tensione che si è creata fra i partecipanti e me, che guidavo il coro, fra i partecipanti fra loro e fra i partecipanti e il pubblico, è stata molto emozionante intensa e curiosa.  Il pubblico guardava in silenzio, noi che performavamo in silenzio, in un incrocio di sguardi, di occhi, di osservazioni, di tempi e di quiete, in mezzo al turbinio della fiera. Un rapporto e una fusione tra guardante e guardato, osservante e osservato, performante e spettatore, che ha contribuito, nella sua maniera sottile e discreta, a volgere l'attenzion, almeno per una volta, verso l'interno e non l'esterno di noi stessi.




Per chi vuole ecco la presentazione del progetto


Questo progetto implica la partecipazione del pubblico.
In questa fase della società e della ricerca artistica, mi interessa che l’arte e la performance diventino uno strumento ad uso del pubblico, uno strumento che possa aiutare le persone a indagare dentro sé stessi e a mettersi in gioco.
In particolare, questa performance si focalizza sulla capacità di stare in silenzio, in quiete e in piedi, per un periodo abbastanza lungo di tempo, provocando nelle persone che vi partecipano diverse emozioni e diversi modi di viversi questa sfida. Costruire questa performance dà alle persone la possibilità di lavorare su sé stessi e sulla meditazione.
Per questo motivo ho scelto il famoso brano di Jonh Cage 4’33” declinandolo in maniera performativa e collettiva e facendolo diventare qualcosa di nuovo e di paradigmatico del tempo in cui stiamo vivendo.
In un periodo di crisi e di implosione, come quello in cui siamo, un coro di persone che performano in silenzio, diventa icona e simbolo di questo stato di implosione e di mancanza di parole, ma anche terreno fertile per ritrovare dentro di sé le motivazioni e le forze per una successiva ripresa e rinascita.  Inoltre, stare in silenzio davanti a un pubblico guardante si presta molto bene per riflettere ‘introspettivamente’ su sé stessi, facendo in modo che la performance diventi un terreno di ascolto di sé e delle proprie emozioni. 
La semplice ripetizione del pezzo in loop è un elemento fondamentale del progetto, poiché causa un allungamento del tempo da passare in silenzio, diventando anche una sfida di resistenza e di ascolto da parte dei partecipanti e da parte del pubblico. 


06/03/13

116. Riflessioni dopo il Flash Art Event



Ho lasciato passare del tempo, dalla mostra alla fiera di flash art, perché avevo bisogno di metabolizzare, di riprendermi, di capire e di curarmi. Non so se quello che ho intenzione di scrivervi vi sarà di giovamento oppure si torcerà contro di me, oppure sembrerà inopportuno. Non lo so bene, ma so che desidero in questo diario raccontarmi, e raccontandomi essere onesta, ed essendo onesta aprire pagine del proprio essere che gli altri possono condividere, facendo vedere qualche piega magari oscura, che contrasta con ciò che si percepisce da fuori e che percepiscono gli altri. E poi, non so se per presunzione o meno, vorrei che il condividere ciò che provo, così come le difficoltà di una vita gestita cercando di dare il meglio di sé nell’arte e al tempo stesso cercando di convivere con i normali problemi della sopravvivenza, possa essere se non di aiuto, almeno di conforto a qualcun altro, alle prese con le stesse difficoltà.

Perché di difficoltà si tratta. Ho fatto questa mostra personale per il Flash Art Event di febbraio, preparandola con la gioia nel cuore e con l’emozione che spesso capita per questi eventi, come quella di essere eccitata, e al tempo stesso però sentirsi essere messa alla prova, essere alla ribalta ed essere sotto i raggi x.  Ho preparato questa mostra con sentimenti contrastanti, che oscillavano fra l’entusiasmo e la paura, fra la contentezza e gli ostacoli (v. pozzo e la gioia, le fasi della creazione), per alcuni mesi prima dell’evento, lavorando a più non posso, e come spesso accade, donandomi a tal punto da non aver pensato né a me stessa, né agli altri, né alle incombenze pratiche, né ai banali impegni quotidiani. Ho cercato di mettere tutta me stessa nella realizzazione di una serie di opere fotografiche nuove (tratte dalle performance del progetto the finger and the moon) e di una nuova performance collettiva con la partecipazione dl pubblico. 

Ho adorato lavorare in sinergia con il curatore Mark Bartlett per la realizzazione dei nuovi lavori, e con la gallerista di Visualcontainer per le decisioni di comunicazione e logistiche, mi sono spaventata per i costi di produzione delle opere, che non avevo ma che decisi di affrontare per dare il meglio di me (e quindi permettendomi, al contrario di altre volte, di produrre lavori grandi), e insomma stanca morta ma soddisfatta e con tutto pronto a puntino arrivo al giorno dell’opening (possiamo dire che come spesso succede le ultime cose sono state finite solo alcuni momenti prima che il pubblico arrivasse) e comincio subito a sentirmi a disagio. Mi rendo conto che non so bene cosa fare e come comportarmi. 

Avevo una voglia esorbitante di parlare dei lavori, di tutti i progetti che ci sono dietro, di conoscere le persone, ma per una sorta di pudore, di timidezza e di convenienza di ruoli, pensavo che fosse molto meglio che lo facesse la gallerista, inoltre ero molto agitata per il fatto che desideravo intensamente una vendita, sia per ripagarmi di una parte delle spese sostenute per questo progetto che dura da anni, sia per una gratificazione banale quanto necessaria: se qualcuno paga per quello che fai vuol dire che ti accetta in pieno. E, siccome ahimè ho sempre venduto poco, questa volta ne avrei avuto davvero proprio tanto bisogno. Certo che sapevo bene che è il momento peggiore, che c’è la crisi e bla bla bla, ma come spesso mi capita avevo proprio deciso di andare controcorrente, dicendomi: quando tutti si lamentano e si piangono addosso, io invece di lagnare mi butto e mi metto ad investire di più del solito. E questo decisi di fare, ma forse senza rendermi conto dei rischi che mi prendevo (per non dire del fatto che a prendermeli sono stata da sola, essendo stata spalleggiata sul lato concettuale ma non sul lato pratico). Quindi insomma, con tutto sto bagaglio e con tanta ansia, gioia, indecisione, stupore, goffaggine, mi sono vissuta il giorno dell’opening, fino alla performance. Poi, come al solito mi accade, come per incanto e per magia, durante la performance, compresa la parte preparatoria col patto di partecipazione del pubblico, sono stata d’incanto. Perfettamente a mio agio, perfettamente e profondamente me stessa, perfettamente padrona della situazione, godendomi la performance e, per fortuna, facendo godere anche gli altri. Certo, sono abituata:  a volte nella vita normale mi sento goffa imbarazzata e a disagio, e poi nella performance ritrovo ciò che più profondamente sono, la vera me stessa, e tutto sembra assoluto, senza difficoltà, perfetto e come deve essere. Per tutti i giorni successivi della fiera è andata così: fatica, disagio, timidezza, pudore, fintanto che arrivava il momento della performance e tutto si dissolveva, facendomi stare di nuovo bene.

Non sono riuscita però a fregarmene di tutto e di tutti e arrivare alla fiera solo per la performance, per cui arrivavo più o meno per l'apertura e ciondolavo a volte come un’ameba, stralunata del successo del pubblico che i miei lavori riscontravano, della fila allo stand per vedere le foto e i video (ce n’erano tre che si succedevano su un monitor), contenta ma tesa, cercando di captare cosa sarebbe potuto succedere di positivo, oltre a tutti quegli elogi e quella estrema visibilità. E non successe praticamente niente. Non che non mi facessero piacere gli elogi e il, come si può dire, ‘successo’, da sempre credo che un artista prenda sul serio ciò che fa perché desidera incontrovertibilmente comunicare in profondità con gli altri, però a volte accade che non ti basta. E ti trovi anche a scoprirti arrabbiata che tutto ciò non ti basti più.
Finita la fiera sono scoppiata in una grande crisi, ritrovandomi con tutta la vita da riprendere in mano, con tutti le cose pratiche, gli impegni, le relazioni, i pagamenti che avevo trascurato, cercando di riprenderne il filo e di mettermi a pari, e al tempo stesso ritrovandomi lo studio occupato dai grossi lavori nuovi, esposti e prodotti per la fiera, che poiché invenduti sono ritornati indietro impacchettati. Mi sono sentita un verme. Tutta sta fatica, spese, spremiture fino all’osso, per pochi giorni di mostra e poi rimettere le opere nella plastica a bolle e nasconderle al mondo nel mio studio, dove tra l’altro mi ingombrano poiché ho lo studio nell’appartamento dove vivo e poiché colmo di opere di varie altre fasi e mostre e tempi. Certo, alcune opere sono uscite da quello studio, destinazione gallerie, acquirenti eccetera, ma troppo poche per sentirmi leggera, e perché il peso delle opere di tanti anni non si faccia sentire da tutte le scatole, le pareti e gli anfratti dove sono nascoste.

Non che mi penta di aver prodotto quelle opere, e ora non è che siano buttate al macero, esistono e insieme a gallerista e curatore si vedrà cosa farne, però è frustrante sentire di perdere pezzi di carne, sangue tempo e vita per anni e anni e anni e sempre dopo una mostra ripiombare nella fatidica domanda del senso del fare queste cose e del perché e chi te l’ha fatto fare, e paradossalmente una parte profonda e perversa di noi stessi soffre di più in diretta proporzione all’apprezzamento del proprio lavoro.
Perché ti senti davvero solo, solo con il tuo apprezzamento, che non ti serve per pagare le bollette di casa, per aiutarti ad andare avanti, per motivarti davvero a continuare, perché ti senti solo a scegliere stupidamente di investire energie tempo soldi fatiche momenti anni sangue pensieri emozioni convinzioni in qualcosa così effimero come un’opera d’arte che non sai mai se sarà vista, e se sarà vista non sai che senso ha che sia vista, e così pure  per la performance, dove la gratificazione è immediata, e ripagano gli sforzi gli abbracci e i grazie delle persone, ma quanto spesso ti senti sola nel portare avanti questo fardello, nel mettere in gioco tutto, quando gli altri spesso non fanno altro che stare lì dal di fuori a dare i giudizi. No, a volte non è proprio facile, né piacevole la vita dell’artista, e ci vuole tempra, se mai si riesce a resistere. Checchè ne dicano quelli che incontri dal di fuori che ti dicono: ah fai l’artista, che figata!!  Però non nego che qualche vantaggio c’è, almeno la libertà è qualcosa che nessuno ci toglierà mai, e liberamente in questi giorni ho deciso di staccare per ricaricarmi, per finalmente vivere senza occuparmi delle scelte artistiche da fare, fregandomene abbastanza di tutto e cercando di darmi del tempo per capire perché, nonostante una bella mostra, e un discreto successo, io abbia sofferto come un cane. 






Non so se qualcuno si è riconosciuto in queste parole. Ma mi sono sforzata di tirarle fuori e di mettermi a nudo proprio per solidarietà con questo qualcuno. Raga, anche se magari in pochi, ma siamo nella stessa barca, forse, o no?? Se volete scrivere le vostre storie o i vostri commenti mi farà immensamente piacere!



30/01/13

115. Ritorno a Milano al Flash Art Event!

Ecco qua, ritorno a Milano con un nuovo progetto espositivo e una nuova performance interattiva al Flash Art Event. Vi ho già scritto alcuni retroscena (1 2,  3), e altre impressioni vi scriverò, per ora eccovi il comunicato stampa, e vi aspetto numerosi!! (anche perchè la performance la farete voi insieme a me... :)
    

Visualcontainer Italian Videoart Distributor presenta:

 LIUBA

                                           
 Guest curator: Mark Bartlett

  Opening: 7 Febbraio
 8 - 10 Febbraio 2013
 Stand G5 - Visualcontainer/LIUBA
                                                                                                                                      LIUBA - The Finger and the Moon #5, 2013


In occasione dei 20 anni di carriera dell’artista multimediale e performer LIUBA, Visualcontainer e il curator Mark Bartlett hanno il piacere di presentare, alla prima edizione del Flash Art Event di Milano dal 7 al 10 di febbraio, una mostra monografica con l'ultima produzione fotografica e video dell'artista e una nuova performance collettiva con la partecipazione del pubblico.

4'33"Chorus Loop, performance collettiva per coro di persone assortite 
giovedi  h. 21 - venerdi/sabato  h.20 - Domenica h.18


Il pubblico è invitato a prendere parte alla performance. per partecipare presentarsi allo stand mezzora prima l'inizio della performance, preferibilmente vestiti di nero. Non è necessaria nessuna esperienza performativa. E' gradita la prenotazione a questo indirizzo mail: 433.chorusloop@gmail.com
I curatori hanno selezionato dei lavori di LIUBA che sottolineano l’esplorazione di tematiche politiche, sociali e religiose e le relazioni concettuali ed estetiche che intercorrono fra le sue opere fotografiche, video e performative.

Silenzio, spiritualità, lentezza, vuoto, ironia sono le tematiche centrali dei suoi sfaccettati progetti, che si manifestano tutte nel suo lavoro in progress più recente: The Finger and the Moon Project.
L’esposizione si concentra su questo progetto per due ragioni principali: primo, per la sua cruciale riflessione critica sulla religione, forza culturale e politica che ha visto una sorprendente ascesa di influenza nel mondo contemporaneo a scala globale; e secondo poiché, essendo questo progetto rappresentativo di molti altri progetti dell’artista, è anche un’estensione di essi che suggerisce nuove direzioni future del suo lavoro.

Le opere in mostra hanno anche il ruolo di fornire al visitatore il contesto adatto al suo nuovo progetto performativo, “4’33” Chorus Loop, la cui premiere assoluta sarà durante il Flash Art Event. Questo lavoro offre una tensione dialettica fra le restrizioni dei limiti e la pura casualità. Sarà una performance eseguita da uno spontaneo ‘coro collettivo di persone assortite’ che aderiscono volontari, permettendo quindi al lavoro di cambiare di performance in performance, e di rimanere aperto, indeterminato e sorprendente. Volontà dell’artista è di creare le condizioni per far compiere ai partecipanti un percorso dentro sé stessi.

Alessandra Arnò, Co-founder di Visualcontainer – Milano
Dr. Mark Bartlett, University of the Creative Arts, UK



LIUBA è un’artista multimediale che lavora con performance, video e progetti site specific. Il suo lavoro si occupa di tematiche sociali, geografie antropologiche, questioni filosofiche, comportamento umano, interattività e casualità. La sua ricerca si basa sull'analisi della società contemporanea, indagando le contraddizioni e i problemi sociali della vita quotidiana, cercando sempre di mantenere un approccio sincero e ironico. Ha partecipato a collettive e personali in ambito nazionale e internazionale, ha presentato sue performance e video ad Artissima Art Fair, PAC di Milano, Biennale di Venezia, Art Basel, The Armory Show a New York, Scope London e in molte gallerie italiane ed estere.
Lavora tra Milano e New York.

www.liuba.net
www.thefingerandthemoon.net


Dr. Mark Bartlett è Associate Editor of animation presso una rivista interdisciplinare sui new media e docente di teorie e storia dell' arte contemporanea, cinema, nuovi media e games presso l'Università delle Arti Creative del Regno Unito. I suoi testi sono pubblicati in riviste accademiche, cataloghi e riviste di arte contemporanea. Vive a Londra.

I video di Liuba sono distribuiti da: Visualcontainer Italian Videoart Distributor

www.visualcontainer.org


 
Details:

FLASH ART EVENT MILANO, 2013
Palazzo del Ghiaccio
Via G.B. Piranesi 14
Milano

Opening: 7 febbraio h. 19-22
Apertura al pubblico Flash Art Event:
8 - 9 febbraio - h14.00 - 21.00
10 febbraio - 12.00 - 19.00


4'33"Chorus Loop, performance collettiva per coro di persone assortite -  gio 7 h. 21 - ven/sab h.20 - Dom.h.18
Per partecipare alla performance presentarsi allo stand mezzora prima l'inizio, preferibilmente vestiti di nero. Non è necessaria nessuna esperienza performativa.
E'  consigliabile prenotare specificando la data in cui si desidera partecipare, scrivere a: 433.chorusloop@gmail.com


Sponsors:

   


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17/01/13

114. Il pozzo e la gioia, le fasi della creazione

Sto preparando assiduamente dei nuovi lavori polittici col materiale fotografico di tutte le fasi del progetto 'The Finger and the Moon'. Sto lavorando tantissimo e initerrottamente da poco prima di Natale, quando si è concretizzata la mia partecipazione a una importante esposizione a febbraio. Sto preparando anche una performance nuova, ma per la performance sono oramai molto abituata a lavorarci e il grosso della mia preparazione si svolge nella mia immaginazione, pensiero e corpo, nonostante poi ci sia una fase di ricerca materiali (prove no, non amo fare prove delle performance, non ne ho mai fatte perchè fare una prova senza il pubblico per me non ha senso e abbassa l'energia del lavoro). Invece per questi nuovi lavori fotografici sto affrontando qualcosa di seminuovo che mi stimola molto ma anche mi costa una grandissima fatica decisionale.

Diciamo che sto lavorando in maniera compositiva e a collage. Usavo fare moltissimi collage già dai miei primi inizi, con moltissimi materiali, e anche con ritagli di riviste, e ci ho lavorato fisicamente per alcuni anni. Poi la tecnica del collage è passata dentro il computer, e mi rendo conto adesso che tutti i miei video si basano sul collage, collage delle ore e ore di riprese delle mie performances (da uno o più cameraman) selezionate al microscopio e giustapposte per creare una sequenza che renda l'emozione, la concettualità e l'interattività del progetto (parlo naturalmente delle performance in contesti di vita reali, che io chiamo 'urban interactive performances'). E ora adesso sto cominciando a lavorare al collage di composizioni dalle foto delle performances, per creare delle nuove opere che abbiano l'intensità visiva, lo spessore del progetto dal quale nascono, la valenza concettuale e la valenza estetica. Devo ringraziare il mio curatore Mark Bartlett che mi ha stimolato in questa direzione, in funzione della mostra che sto preparando e che lui curerà. E' stato molto stimolante e bello lavorare insieme al curatore per alcuni giorni, adoro la collaborazione fra le persone e insieme abbiamo fatto davvero quella che, a livello profondo ma non succede quasi mai, dovrebbe essere l'interazione fra il curatore e l'artista nella creazione dell'opera.

Ok, dunque, mi sto divertendo molto a creare questi nuovi lavori però quanto stress e quanta fatica anche! Un po' per la scadenza ravvicinata, un po' per la decisione infinita dei vari elementi (comprese le dimensioni, e la confezione, che non è cosa da poco), un po' per l'accumularsi di cose e di pensieri, un po' per le spese di produzione onerose che questi lavori comportano, ho vissuto queste settimane con intensità, emozioni, tremore, paure, insicurezze, esaltazioni, divertimento, sudore e nottate.

 Vi sto scrivendo questo post, non solo per condividere le mie fatiche e i miei pensieri, ma anche per dare un segno di solidarietà a chiunque si cimenti nella creatività e si sente scoraggiato o sopraffatto dalla fatica. Ebbene sì, scoraggiamento fatica, paure sono all'ordine del giorno in questi casi. Però non bisogna mollare, perchè l'emergere di queste paure e di queste fatiche le rende gestibili e anche vulnerabili, per cui arriva un momento in cui le paure spariscono e le fatiche si sciolgono (ve lo immaginate quanto bello è questo momento??) finalmente ci sentiamo di nuovo a cavallo e al timone della nostra impresa, e con gioia e divertimento proseguimo con lena, in quel momento di solito si riesce a vedere finalmente chiaro e tutto ciò che rimaneva non scelto si comincia a dipanare verso una risoluzione e una forma.

Quali sono le paure che più mi hanno sfidato in questi giorni? (le cito e le nomino, perchè nominarle vuole già dire riconoscerle e riconoscerle vuol dire non farsene spaventare e infine farle dileguare). Primo, la paura di sbagliare, di fare qualcosa che va bene ma con qualche particolare sbagliato che fa crollare tutto. Questa è una paura che si innesca con la rabbia contro noi stessi e la lotta contro la nostra imperfezione. Poi, di conseguenza, la paura di non essere all'altezza della situazione: scadenza importante, stress a tremila! paura di mangiarsi la possibilità, paura di essere derisi, paura di essere rifiutati... Poi viene anche la paura di spendere e la paura di spendere male. Per produrre questi lavori in grande occorrono un sacco di soldi (e questa volta purtroppo devo sostenere le spese di produzione) e subentra la paura di non farcela economicamente, oppure di non potersi permettere la soluzione migliore, oppure di spendere un sacco e non avere la qualità che ci si aspetta.. e quando si lavora forsennatamente per un opera si vuole il risultato migliore, specialmente per quanto riguarda la produzione che è qualcosa in più e di diverso rispetto al lavoro artistico.

Poi ci sono le stanchezze, e vanno dal mal di testa colossale per stare sempre incollati al computer con la tensione decisionale, al male al collo e  cervicale per gli stessi motivi, alla fatica di non riuscire più a fare altro e avere nella mente tutto ciò che si sta trascurando e si deve fare dopo, alla fatica di non poter 'polleggiare' (questa parola si usa solo a bologna, ma quanto la adoro!) tutto il tempo che si vuole (quando la scadenza è molto ravvicinata, ma le scadenze, per una magia strana, sono SEMPRE ravvicinate..!).

Allora a volte ti prende l'ansia di non farcela, di buttare via tutto e di dirti chi te l'ha fatto fare (tanto l'hai scelto tu), e ciò che stai facendo ti diventa pesante, a volte insopportabile, e fonte di sofferenza. Poi però arriva il bello! Anzi il bello arriva anche prima. (Di solito a me capita che inizio con gioia, poi sprofondo nel pozzo, poi ritorno alla gioia... sarà mica la dialettica hegeliana di tesi antitesi e sintesi che governa il mondo della psiche?). Il pozzo arriva sempre come un sandwich tra l'entusiasmo dell'inizio e le gioie della realizzazione. Per cui non preoccupatevi se vi capita di cadere nel pozzo... è normale! L'importante è sapere che si risalirà, che si risale sempre, che le paure e le fatiche scompaiono o non sono più nocive, che si ritorna sempre nell'aria fina a respirare la gioia della creazione e della libertà estrema di creare un mondo immaginario e parallelo che a poco a poco prende forma, diviene reale e comincia a vivere di vita propria.

Ecco, questo post lo dedico a tutti creativi, a chi cammina in una direzione, a chi ha dei sogni, a chi cade nel pozzo, a chi ama essere libero, a chi pensa di non farcela più, a chi continua, a chi continua sempre.
(Non vi metto nessuna immagine perchè le opere nuove dovrete venire a vederle al Flash Art Event a Milano a febbraio!)




12/01/13

113. Il 2013 festeggio i 20 anni!

Buon anno a tutti e buon 2013!!!


Sono molto eccitata perchè nel 2013 festeggio i 20 anni di performances e di attività artistica, e sto preparando alcune sorprese in proposito.
In realtà la prima performance la feci nel 1992 al centro d'Arte Masaorita di Bologna (Zucchero e le fragole, performance multimediale tratta da una mia fiaba con musica originale di Nicola Cursi dal vivo), ma è dal 1993 che cominciai a fare performance ed esporre con più consapevolezza e regolarità, ed è per questo che i vent'anni ho deciso di festeggiarli nel 2013!

Sempre al Centro d'arte Masaorita di Bologna infatti (ma che bello quel posto era, e come ci sentivamo una famiglia! Ricordo con commozione Gianni e Maurizio Venturi e tutti loro) feci la seconda performance nel 1993 intitolata 'La margherita dai petali colorati', in collaborazione con la musicista tedesca Gaby Bultmann, che ora vive a Berlino.
Anche questo lavoro era una performance multimediale che partiva da una mia fiaba, con immagini, testi, azioni e musiche originali. A quel tempo scrivevo fiabe per adulti (poi le pubblicai anche per un editore per bambini, con dei miei disegni fatti apposta) oltre a dipingere e scrivere, e proprio con le fiabe cominciai a fare performances, con l'idea di perlustrare, con la sinergia dei linguaggi, i diversi livelli simbolici del testo (Sui simboli, le fiabe e la semiotica ci lavoravo molto allora, e feci anche la mia tesi di laurea al DAMS su questo argomento). E da quelle esperimentazioni performative scoprii quanto mi piaceva l'aspetto corporale, fisico, immediato, interattivo della performance e del contatto col pubblico, e così da allora continuai per quella strada con molta gioia e fatica, pur continuando, specie nei primi anni, a dipingere e scrivere. Anzi, le immagini e le poesie che producevo rientravano poi tutte nelle performances, e l'aspetto visivo e verbale fanno sempre parte del mio background e del mio percorso.

Dunque, in quest'anno di festeggiamenti vorrei un po' fare il punto della situazione e mettere in campo un percorso. Sto lavorando, insieme a un'assistente, all'archivio dei lavori dei progetti e della press, è un lavoro lungo e lungi dall'essere finito, ma ne vale la pena, e già ora si sta rivelando utile e divertente. E vedrete che si produrranno alcune cosette nuove in proposito...

Un importante festeggiamento che sto preparando e di cui sono molto contenta, eccitata e, forse, un po' spaventata (le responsabilità mettono sempre un po' di paura, vero?), è una nuova performance collettiva e una mostra (con una serie di lavori nuovi) per l'imminente fiera di Flash Art, il Flash Art Event che si terrà a Milano agli inizi di febbraio. Ecco, ve l'ho detto. Ora non vi anticipo niente sui lavori, che sarà una grande sorpresa.

Vi dico solo che la performance collettiva sarà fatta PER VOI e concepita perchè chiunque vi partecipi, persone che vengono alla fiera, volontari, pubblico, curiosi, ecc.. Partecipare alla performance è molto facile e non è richiesta nessuna esperienza performativa. E' qualcosa che tutti sono possono fare e sono invitati a fare! Ci sarà soltanto un piccolo contratto di partecipazione da rispettare ;)

Questo nuovo progetto al Flash Art Event sarà presentato da Visualcontainer di Milano e curato da Mark Bartlett, il quale è ritornato a Milano per lavorarci insieme apposta (e abbiamo passato l'Epifania a fare brainstorming come pazzi!) prima di rientrare a Londra. Arriverà presto tutta la comunicazione ufficiale, ma intanto vi anticipo le date dell'evento: dal 7 al 10 FEBBRAIO: la performance collettiva sarà tutte le sere alle 19 o alle 20 (orario ancora da definire..) ... per cui 'save the date' e venite numerosi a partecipare!

Qui di seguito vi metto la foto recentissima fatta da Alessandro Brunello (che ringrazio) al Frida mercoledì sera, dopo l'Opening al (.Box) di Visualcontainer della rassegna video Playtime curata da Cecilia Freschini (a destra nella foto). Ho pubblicato questa foto perchè è bella e anche per ringraziare la giovane artista Federica Cogo, abbracciata con me, per le bellisime parole che ha detto sul mio lavoro e su questo blog, che mi spronano ad andare sempre più avanti. Queste cose fanno scaldare il cuore e danno un gusto grande e forte a continuare. Grazie Federica!




Da destra a sinistra: Cecilia Freschini, Domenico Veneziano, Federica Cogo e Liuba


112. vacanze natalizie: nuovi progetti e un po' di relax

Circa una settimana prima di Natale ho deciso, improvvisamente, di proporre un progetto per un'importante manifestazione da tenersi a Milano e, quasi improvvisamente, ho saputo che è stato accettato e che cominciava la realizzazione pratica e la messa a punto di una serie infinita di diversi livelli (poichè ci sarà una mostra personale e una nuova performance, i piani di lavoro sono proprio tanti, a livello di creazione e produzione, a cui si aggiungono quelli dell'archiviazione, comunicazione, relazione, ecc.)

Nel frattempo, come programmato, il mio amico e curatore Mark Bartlett è giunto a Milano da Londra con l'intenzione di lavorare all'imbastitura del libro (sorpresa...) che lui ha in cantiere di fare. E si è trovato ad essere la persona giusta al momento giusto... poichè ho parlato a lui del nuovo progetto imminente e gli ho chiesto di farmi da curatore, cosa che lui ha accettato con entusiasmo.

La cosa bella di questo rapporto è che lui conosce, credo, il mio lavoro meglio di chiunque altro, e lo sta seguendo dal 2006, quando vide la mia mostra personale a New York a Chelsea (da quei matti della WeissPollack, vedi il diario New York) e mi scrisse impressionato dal mio lavoro. Ciò mi ha fatto enormemente piacere, e da allora siamo in contatto, prima per email e poi anche di amicizia, soprattutto da quando lui da S. Francisco dove viveva si è spostato (e sposato) a Londra, e negli ultimi anni la collaborazione comincia a diventare più concreta (per esempiio il bellissimo essay che ha scritto in seguito alla mia performance The Finger and the Moon #2 a Piazza S. Pietro in Vaticano (leggi).

Mark è partito pochi giorni prima di Natale, per andare a passare le feste a Cinzago, sul Lago Maggiore, dove hanno una casa, e sarebbe ritornato a Milano il 5 di gennaio. Io intanto... dovevo creare la serie di lavori nuovi per la mostra (ancora vi tengo in sospeso e non vi dico qual'è, ma sarà a Milano presto...) e soprattutto preparare le immagini per il catalogo e inviarle entro il 4-5 gennaio. Insomma, fuoco e fiamme!

Però il giorno di Natale e la vigilia sono stati belli e tranquilli, come da copione, riposo, cibo e soprattutto tanta famiglia. La mia famiglia è piccola, e quel poco che c'è è piuttosto sparpagliata, ma è stato molto bello festeggiarlo con i miei genitori e con Mario, e vedere per la prima volta dopo tanto tempo in seguito all'operazione, mio padre essere sereno, di compagnia e a camminare anche solo nel piccolo tragitto dalla stanza al tavolo da pranzo. Devo confessare una cosa, a me e anche a voi: nonostante gli scontri, le incomprensioni, le litigate che abbiamo avuto nel passato, come non mai ora mi sento attaccata a mio padre e a ciò che lui rappresenta nella mia vita e sento molto forte il bisogno della sua figura che, solo ora, mi accorgo quanto mi ha fatto sentire protetta in tutti questi tempi, nonostante mi sia sentita per la maggioranza degli anni passati, non capita e in tensione con lui. Certo capire le piroette della mia vita, accettare le mie scelte inconsuete, vedermi annaspare con fatiche e pochi soldi, può essere agli  occhi di un genitore cresciuto con altri valori e in un'altra epoca, qualcosa di molto difficile da accettare e da capire. Forse solo ora mi sento accettata e amata, anche se lo sono sempre stata, e questo è stratosfericamente, enormemente importante per me, ora.

Poi giorni intensi di lavoro, in quei giorni placidi e beati dove la città sonnecchia e tutti sono partiti o si rilassano o si vedono con gli amici (e questa energia come si sente, ti dà la giusta pace e la giusta tranquillità di una dimensione bella, calma...mi sono sempre piaciuti un sacco i giorni tra Natale e Capodanno, contenitori aperti per tutto ciò che si desidera fare, senza forzature). Mi sentivo solo un po' in ansia per la scadenza delle foto da pubblicare nel catalogo, che era così vicina e appena dopo capodanno, e ho lavorato con molta lena e determinazione (e devo dire pure divertimento!) alla creazione di nuovi lavori polittici da produrre prossimamente. E poi però per Capodanno, si parte! Alcuni giorni in montagna a Briançon nella casa del mio caro amico Alberto. Giorni di un sole che non si può, aria azzurra, niente freddo, montagne e panorami mozzafiato e una gioia nel cuore di essere vivi, e di tanta bellezza circondati!




 
 







Ehi, Buon anno!!! Ben arrivati nel 2013 e che sia un anno ricco di gioia amore e soddisfazioni!





27/12/12

111. Il ruolo dell'artista e Daniel Buren

Sto leggendo l'ultimo numero di una famosa rivista d'arte (non voglio fare pubblicità a nessuno per cui non ci metto il nome, guarda un po'!) e incontro le parole del famoso artista Daniel Buren che verbalizzano in maniera sintetica precisa e lucida ciò che è accaduto al ruolo dell'artista, esperienze che stanno davanti agli occhi tutti i giorni e riflessioni che mi pongo anch'io e che vivo sulla mia pelle come molti altri.
E' con gratitudine quindi che ho scelto di usare le parole di questo vecchio grande artista per condividere con voi una situazione che penso e che vedo. Non aggiungo altro, perchè queste parole dicono già tutto.

" Siamo costretti a constatare, ogni anno, che il ruolo dell'artista continua a ridursi poco a poco. Non solo per la sua storica posizione di oppositore, ruolo che l'artista ha mantenuto per molto tempo, ma, cosa ancora più grave, non è più un elemento centrale del sistema. L'artista è diventato l'individuo che accetta tutto ed è accettato da tutti. Nello stesso tempo si trova, senza nemmeno rendersene conto, inghiottito, digerito, rigettato e quindi rimpiazzato da un altro omologo che si trova esso stesso inghiottito, digerito, rigettato e così via.

Da tempo, nel mondo delle arti, l'artista non è più al centro. E' stato prima sostituito da curatori senza scrupoli che si credono artisti e che si sono sostituiti agli artisti confinandoli alla periferia, come una musica d'ambiente o, come dicevo già tanto tempo fa, come un piccolo tocco di colore necessario all'elaborazione e alla confezione della mostra.
Più recentemente, il centro di interesse si è ancora spostato con violenza seguendo il diktat delle case d'asta e dei collezionisti milionari. L'artista e la sua opera, nel mezzo di tutta questa banalità effimera, sono solo giocattoli tra le mani di speculatori avidi che finiscono per tenere in scacco questo sistema."
Daniel Buren


Daniel Buren poses by his ''Monumenta'' temporary installation at the Nave of the Grand Palais on May 9, 2012 in Paris, France.

24/12/12

110. Buon Natale da Taranto

Durante il ponte di S. Ambrogio Immacolata mi sono presa un aereo, insieme a Mario, e siamo andati a trovare la mia cara amica artista Ezia Mitolo che da qualche anno è tornata a vivere in quella città. Sono andata là, seppur con pochi giorni e devo dire che il tutto è stato piuttosto stancante, seppur bellissimo, poichè da molto avevo voglia di vederla e andarla a trovare in Puglia (cosa che volevamo far accadere anche questa estate, ma non ci siamo riuscite) e anche per vedere da vicino la situazione di Taranto e dell'Ilva, che in questo peiodo è sulla bocca di tutti. Naturalmente Ezia è informatissima sulla situazione e attiva in prima persona nei movimenti impegnati a salvaguardare la loro città. C'è spesso un istinto in noi artisti a buttarsi nelle situazioni in cui crediamo, a buttarsi negli ideali, e poi trovarci immersi sino al collo da molte cose che ci chiedono di impegnarci, e finiamo che diventiamo anche esauriti, e a volte non riusciamo neanche ad occuparci del nostro benessere, ma questo è una croce-delizia che ci portiamo dentro e che fa parte del nostro dna (parlo al plurale perchè è così per ezia ed è così anche per me, e così è per tanti altri...)



Dunque. Taranto è molto bella (e non avevo dubbi di ciò). Era molto freddo anche lì in quei giorni e non ero vestita adeguata però poichè non l'avevo previsto, comunque siamo andati in giro parecchio e abbiamo visto il castello aragonese (bello!), il centro storico, il mare e anche la campagna dei trulli vicino a martinafranca (dove ho incontrato una musicista astrologa di servas di ottanta e passa anni che vive in un trullo isolato...).
L'Ilva è una roba impressionanate, incombe sulla città col i suoi tubi animaleschi e le ciminiere che a getto continuo, di giorno e di notte, invadono il cielo col loro scarico. La situazione è complessa, c'è la problematica dell'inquinamento, dell'aria tossica che la gente respira e che nuoce alla salute, l'incapacita di fare impianti adeguati a norma di legge e di inquinamento, il lavoro di migliaia di persone che dipendono da questa ditta per vivere. Ho partecipato anche a una rinione del comitato di lavoratori e cittadini che si battono per avere rispettati i loro diritti, di salute e di lavoro. Vorrebbero che gli impianti siano messi a norma, e che Taranto cominciasse a investire su altre risorse (tipo servizi e turismo) per non dipendere in futuro solo dall'Ilva.


L'Ilva a Taranto. foto: Cosimo Calabrese

L'Ilva a Taranto. foto: Cosimo Calabrese

La mia amica Ezia stava preparando dei bellissimi lavori artistici come suo modo di comunicare la situazione di Taranto. E' una serie di fotografie scattate alle persone della città, poi lavorate con photoshop. IL progetto si intitola Buon Natale da Taranto.  Mi piace molto e voglio condividerlo con voi, aiutando Ezia a divulgare questo progetto che ha una valenza critica, ambientale e artistica molto forte. Brava Ezia! Nelle foto ci sono anch'io perche, seppur non abitando a Taranto, mi trovavo lì e ho voluto essere nel progetto per essere solidale e 'mettere la mia faccia' (arrabbiata, come lei ci ha chiesto quando faceva le foto...)

Buon Natale da Taranto, di Ezia Mitolo, 2012
















11/12/12

109. Art Miami impressions - senza di me

Quesr'anno non sono andata a Miami, ma ne ho sentito parlare molto bene, sia della fiera principale, Art Basel Miami, sia delle tante fiere satelliti, oltre che dei numerosi party...
e così vi posto qui un link dove il mio amico paul kline ha condiviso foto e impressioni:
http://www.artletter.com/2012/12/picture-perfect-in-miami.html


Io invece sono qui in Italia, respirando il clima di crisi, fatica, destino, malinconia, che tira in questo periodo. non riesco ad allontanarmi ora, poichè i mei stanno ancora molto precari a livello di salute, e sarebbe veramente difficile se trasmigrassi all'estero ora, come ho fatto altre volte... e così ho ripreso a insegnare alle scuole serali, storia dell'arte, cosa che mi diverte abbastanza, salvo il fatto che mi distrae molto dal mio lavoro, seppur insegno part time tre volte la settimana, poichè fatico a concentrarmi e poi smettere e poi riprendere, è come se ogni volta devo cominciare da capo, anche per le più piccole cose.
Ma in questo periodo amo la lentezza (come sapete ci ho fatto più di un lavoro) e, senza stressarmi, finalmente a pratico...

26/11/12

108. La pace nella notte

Con calma, passione e tenacia, ho passato questi paio di mesi a selezionare, comporre, tagliare, ridefinire le foto (tra i due fotografi e i videostills almeno 600 scatti....) della performance collettiva a Genova, e a limare, perfezionare, riempire, costruire, aggiustare il relativo sito-blog del progetto. Un lavoro a volte certosino, soprattutto quello del blog, poichè è stato costruito su misura e non seguendo un modello (come ho fatto invece per questo blog in cui sto scrivendo...), così ogni funzione, ogni link, ogni aggiunta va fatta con la'iuto di un tecnico che la programma come vorrei o mi dà le dritte su come farlo e poi mi arrangio. Insomma, di qui e di là il lavoro non finisce mai... così come l'archiviazione delle opere, della press e dei progetti che sto facendo con la mia nuova assistente.
Dicevo che lo sto facendo con calma perchè in questo periodo, al contrario di ciò che è stato negli ultimi anni, non mi pongo scadenze, ma mi prefiggo di fare un importante evento per il 2013, in occasione dei miei vent'anni di performance mostre e attività (per ora non vi anticipo niente!).

Quest'inverno penso di stare in Italia per continuare questo lavoro in studio e poi anche perchè Mario si è trasferito in Italia trovando lavoro, così starà qui almeno per un anno, e allora mi fa piacere stare in Italia insieme a lui (cosa strana stiamo insieme da 6 anni ma forse questa è la prima volta che viviamo come una coppia normale, ciascuno con un lavoro e un'attività nella stessa parte del mondo..!)
Mi piace questo periodo relativamente calmo (poi dico 'relativamente' perchè fra le altre cose ho ripreso a insegnare storia dell'arte in una scuola serale - meno male che non mi devo alzare presto! - e ci sono anche i miei genitori che hanno spesso bisogno di aiuto e visto che sono a Milano sono contenta di 'esserci').

A volte la vita dell'artista è avventurosa e imprevedibile, altre volte è normale e quotidiana. E' una vita normale, appunto. Forse di poco normale c'è questo piacere e passione di costruire un mondo altro, parallelo alla realtà, e fatto dalle tue opere e dalle tue idee... a volte ti chiedi e ti dici che forse a nessuno importerà del tuo mondo parallelo, delle tue opere e delle tue idee, altre volte ti dici che invece è importantissimo, insomma, a volte sei fiduciosa altre sei dubbiosa oppure scoglionata, ma poi non si sa bene perchè si continua sempre, non si può farne a meno. Dall'esterno tutto sembra normale, mentre invece dall'interno brulicano vulcani e magme e dubbi e scelte e peli nell'uovo (chissà perchè, più proseguo più mi sembra che il lavoro dell'artista deve essere di una perfezione assoluta e sempre più radicale e precisa, perchè ciò che fa la differenza è quel 'non so che' nato da millesimi di milligrammo di diversità...)

Tra poco ho finito di straparlare e vado a dormire. Di calmo e di quiete c'è anche la situazione dell'Italia adesso, con la sua crisi, il suo morale a terra, le sue persone un po' spaventate, un po' depresse e un po' risorte, un'Italia che fa le primarie, che vorrebbe cambiare la politica ma poi gira e rigira è sempre la stessa minestra, che guarda con invidia all'elezione di Obama e con paura e compassione alla situazione di Palestina ed Istraele, un Italia che almeno è sempre un paese dove mangiare e viaggiare è una gioia dei sensi e dello spirito (che non fa poi mica tanto male, in un panorama così) ma dove la burocrazia ti mangia ti sfibra e ti risucchia... Insomma, in tutto ciò, invece di essere incasinata e depressa, come ero quest'estate, sono serena, pacata, calma e produttiva, per non dire felice. E sono nel periodo che ringrazio. Ringrazio di ciò che ho, di chi ho vicino, e cosa vivo. E non è poco, in queste ore notturne.


14/11/12

107. La libertà di Vittorio

Ricevo queste righe da Vittorio Pannone e mi piace l'idea di condividerle qui. perchè le condivido in toto!

la libertà non ci permette di adattarci alla vita reale.una volta provato il sapore della libertà,non siamo in grado di fare compromessi  sociali e personali. la libertà ci porta alla povertà.  vi è qualche dotatissimo che può permettersi la libertà,senza subire danni sociali. tu potresti aprire uno spazio-galleria,e fare un normale lavoro di promozione artistica. anche io potrei farlo. la libertà ci impedisce di scendere a questo livello operativo. e allora, la fame. potremmo fare tante cose,con cui avere un tornaconto economico e sociale. invece,niente. l'alta libertà ci impedisce l'operatività pratica. rassegniamoci a questa alta libertà, e viviamo in essa. percorriamo la strada dell'alta libertà. senza compromessi. senza adattamenti. l'alta strada della libertà ,che ci porta all'assoluto,alla verità.  qualche forma di sopravvivenza pratica la troveremo,senza rinunciare alla grande libertà. incontreremo altri liberi. sono pochi. vivremo la vita nell'interezza della libertà. solo cose vere e libere,il resto lo buttiamo all'immondizia.  siamo nell'eternità,quotidianamente. vittorio