viaggio

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16/03/11

34. "Unreal Exit" performance al Grace Exhibition Space

La domenica subito dopo la presentazione dei video avvenuta di sabato, c'è stata la mia performance 'live' per il SITE fest al Grace Exhibition Space. Ve l'avevo già detto che queste ultime due settimane erano inverosimilmente piene, e non ho avuto un attimo di respiro, cosa che vi ho anche già scritto (uffa, sto diventando noiosa??)
In questo week-end c'erano 75 performance in 4 spazi in contemporanea, e nonostante ciò lo spazio era pieno, e molte persone erano venute appositamente per l'orario della mia performance, e amici che seguono il mio lavoro, e ringrazio tutti. Davvero felice! davvero davvero!
Ma sono stata emozionata e colpita e onorata che fosse venuto a vedermi Tehching Hsieh, e sua moglie! Teching è famoso per le 'One Year Performance' che ha fatto negli anni 70, e avevo conosciuto il suo lavoro un paio di anni fa quando qui a New York vidi una mostra bellissima al Moma, io gli scrissi, e da allora siamo rimasti in contatto, e qualche mese fa, al mio arrivo a New York, ci eravamo finalmente conosciuti di persona. E' un artista che adoro e che considero un maestro e uno dei più importanti artisti che abbiano lavorato con la performance. Tra l'altro lui mi diceva che ha ormai 60 anni e che il riconoscimento vero e proprio gli è arrivato da non molti anni ... Guardatevi un po' del suo lavoro, che proprio merita:
http://www.one-year-performance.com/
http://www.moma.org/visit/calendar/exhibitions/322

La dolcezza e la soddisfazione di vedermi Teching che è venuto apposta per vedere la mia performance, nonostante pure il diluvio universale, mi ha commosso e dato un senso di gioia profonda dentro. E ciò mi aiuta ad andare avanti e dare un senso a ciò che faccio.

La performance che ho presentato questa volta non era a sorpesa tra la folla, ma fatta per essere guardata da un pubblico.
E' ormai più di 10 anni che ho scelto soprattutto di agire con azioni a sorpresa e in contesti di vita reale, lavorando site specific e in maniera interattiva, appunto perché volevo andare 'dentro' la vita e non fare le performance per un pubblico negli spazi prestabiliti,  però per questa rassegna avevo deciso che avrei di nuovo fatto una performance 'visiva' poiché ci sarebbe stato un pubblico a 'guardare'. Così ho ripreso in mano la tematica delle 'scatole', su cui lavoravo anni fa, perché mi era diventata attualissima nella mia esperienza newyorkese, e ho costruito un lavoro di interazione e 'duetto' tra la performance reale e la performance 'virtuale' del video sovrapposto, una dialettica tra la speranza e la rassegnazione, fra la realizzazione e il fallimento ... un pendolo che oscilla da entrambe le parti forse per tutta la vita ...
ma non ho voglia di spiegarvela ora, non ci riesco, anche se lo vorrei, bisognerebbe vederla .. .così vi metto alcune foto







                                                                                                                    photos: Julie Finton


Liuba, Unreal Exit, sunday March 6, 2011

Grace Exhibition Space - 840 Broadway, 2nd Floor, Brooklyn


The piece is a ‘duet’ between live performance & video projection, where the same performance goes in a different way. Real & Unreal mix together through the theme of being imprisoned into boxes & the ‘virtual’ possibility to get out of them.


to see more pictures:
http://www.flickr.com/photos/liubanet/sets/72157626281101140/with/5533069503/



Ora vi metto anche il video.
Desidero però che fate attenzione, e per me è molto importante, a percepire la differenza fra un video che è la pura 'documentazione' di una performance fatta per essere vista, come in questo caso, dove la videocamera registra in tempo reale cosa si sta svolgendo, e i video invece che considero, e sono, dei lavori, ossia tutti quelli che risultano dalle mie azioni a sorpresa tra la realtà e la folla. Quei video mi richiedono una fatica immane, di solito faccio una o più giornate di performance riprese da una o più cameraman, e c'è tutta la casualità delle interazioni e di ciò che succede ... Ci ritornerò su questa cosa, ma intanto godetevi il video 'documentazione' della performance ( di cui non ho fatto altro che scaricarlo, toglierli qualcosa all'inizio, convertirlo e caricarlo (per le mie opere video impiego dai 3 mesi ai 5 anni per finirle! (v. lo 'slowly project' ... )

strabaci



Liuba '"Unreal Exit" Grace Exhibition Space, SITE fest 2011 from artsinbushwick on Vimeo.

08/03/11

33. Il SITE fest a Brooklyn e la presentazione dei video

Devo dirvi cari amici che finalmente in questi giorni sono felice, davvero felice e leggera ... In tutti questi mesi ho lavorato tantissimo, senza mai fermarmi, e New York quando vuole è proprio dura ( e chi ci ha abitato lo sa), dovendomi occupare a 360° di tutto, dalla segreteria organizzativa, all'ufficio stampa, agli aggiornamenti sul web, al lavoro artistico vero e proprio, ai contatti e alla documentazione ... quasi ogni artista deve fare contemporaneamente il lavoro di 5 persone e professionisti diversi, ed è da stramazzare, e alla fine si è come dei registi di sè stessi, che danno gli ordini ad altrettanti sè stessi che devono eseguire miriadi di cose che vanno fatte ... E devo pure dire che sono fortunata, che ho chi mi supporta e chi mi aiuta, come Gianluca che mi ha dato una mano tecnicamente col sito e col blog, Claudio, che mi ha dato una mano via e-mail per le traduzioni (a sì dimenticavo, fra le varie mansioni che servono all'artista c'è anche quella dello scrittore, perché bisogna scrivere la presentazione dei progetti, eccetera eccetera), ci sono gli amici che mi hanno aiutato nella logistica, come Ceren che a Milano ha cercato a casa mia il cappotto che mi serviva per la performance e ci siamo coordinati con Bruno perché lo portasse a New York, c'è stata Julie, la sorella di Nora dalla quale ora abito, che mi ha procurato la pittura giusta per dipingere le scatole che mi servivano per la performance (perché dal ferramenta dove ero andata mi avevano chiesto 50 dollari e avevo capito che non era il tipo che volevo dato che in Italia di solito ne costa 10 ... !) ... però confesso che mi merito un'assistente, qualcuno che mi aiuti nello sbrigare un sacco di cose logistiche connesse col mio lavoro, e sogno di avere uno staff dove c'è chi si occupa della segreteria, di rispondere a tutte le e-mail, di mandare le foto e i cv e i progetti ai curatori o ai galleristi che te le chiedono, di fissare gli appuntamenti ... poi c'è chi si occuperebbe della logistica: trovare i materiali, trovare i vestiti, trovare i cameraman o la tecnologia necessaria, e poi serve chi aggiorna il sito e i network vari, e poi e poi ... insomma, se la guardiamo con la lente di ingrandimento la vita dell'artista ha il suo fascino ma oggi come oggi è una fatica enorme perchè dobbiamo essere uno nessuno e centomila! E poichè non siamo una ditta con un fatturato e non abbiamo nessuna entrata certa (e spesso nessuna certezza, aggiungerei ...) pagare dei collaboratori non è un giochetto da ridere, e così gli artisti che possono permettersi degli assitenti sono davvero pochi ... però, come dicevamo oggi con la mia amica Amanda, con cui finalmente dopo tre mesi siamo riusciti a vederci e a prenderci un drink raccontandoci le nostre vicende artistiche, tutto ciò dà pure soddisfazione!


Allora, vi dicevo, finalmente l'altra mattina mi sono alzata leggera, e felice, felice perché tutto il week-end artistico era andato benissimo e ho ricevuto un sacco di soddisfazioni, davvero profondamente felice e grata alle persone che hanno condiviso con me ciò che ho potuto dare con la mia arte.
Finalmente, dopo aver solo lavorato, mi sono goduta la bellezza di questa vita e il sapore dell'apprezzamento, esaltato pure dal fatto di aver ricevuto un invito da una galleria per una mostra col mio progetto sulla lentezza! ...
Tra l'altro devo ammettere che molte volte, e so che capita a tutti, dopo aver intensamente lavorato per una mostra o una performance, il giorno dopo ci si sente quasi delusi, svuotati dal tanto impegno e inquietamente dubbiosi se tutto ciò abbia un senso, oppure pignolamente mai contenti e soddisfatti ... a me è capitato molte volte, però evviva evviva questa volta il post-lavoro è meravigliosamente bello e inebriante. Mi sento felice. E sono grata a tutti.

Sabato ho presentato i video, e davvero ho percepito nelle persone che li vedevano interesse e piacere, e poterne parlare insieme e mostrarli mi ha dato gioia e soddisfazione.







                                                                                                           photos: Regi Metcalf  

see more pictures:
http://www.flickr.com/photos/60321523@N02/sets/72157626101207477/with/5510684056/



Questa formula delle presentazioni live dei video mi piace sempre di più e vorrei che diventasse una attività ricorrente. L'ho gia fatto alcune volte (ricordo a Celico, in Calabria, presso la residenza artistica del mio amico Alfredo Granata, che è stato così bello ed emozionante presentare i miei video a quel pubblico curioso e generoso!).
Bello è stato vedere la mia amica Nora e il mio amico Eric che nonostante siano in un periodo di super impegno e lavoro, sono venuti apposta per me (e bisogna dire che qui a New York le distanze sono lunghissime, e questo festival, il SITE fest appunto, è stato organizzato a Bushwich, che è il quartiere artistico emergente di New York ma chè è in una zona ancora poco esplorata della città e non facilmente raggiungibile da alcune zone di Manhattan.

32. La slowly performance a Manhattan e all' Armory Show

"Ma com'è andata la performance per la giornata Mondiale della Lentezza?" Mi chiederete. E' andata molto bene, anche se è stato molto faticoso per me farla per due giorni, sia a livello fisico che psichico che logistico.
Lunedì siamo stati a Union Square, era una giornata uggiosa e piovosa, ma ci sono stati spiragli che mi hanno permesso di fare la performance. E come al solito le reazioni sono state di stupore, di gioia, di condivisione, di fastidio (i clacson impazzivano quando attraversavo la strada ...b).

Qui potete vedere qualche immagine documentativa, frettolosamente montata dalle riprese ( e attenzione, perché per me è così differente quando monto e propongo un video come 'lavoro' o quando c'è una mera documentazione della performance', come in questo caso ... )



the Global Day of Slow Living - demo performance from liuba... on Vimeo.

C'era tutto il team di Vivere con Lentezza, con Bruno Contigiani che faceva interviste ai passanti frettolosi, e con lui i ragazzi che cantavano arie di opera tra un'intervista e l'altra ...

Mercoledì la performance ha continuato per Manhattan al Metropolitan Museum e in Times Square sino alle tre (e faceva invece un gran freddo, e non ero molto coperta, perché avevo deciso di vestirmi come l'altra performance fatta a New York, ossia con un leggero spolverino di camoscio nero aperto (così fluttuava lentamente) su un completo bianco di golf e pantaloni.

Il pomeriggio sono andata all'inaugurazione dell'Armory Show, sempre 'lentamente' ...
Volete sapere la verità? Mi sono un po' annoiata anche a fare la performance, tanto mi è sembrato, scusate se lo dico, artificiale e fastidiosamente mondano l'ambiente (e noiosissime le opere, tranne poche).
Ed io che stavo lì a camminare a rallentatore mi chiedevo che senso avesse tutto ciò, e anch'io, e l'arte in generale ...
Anzi forse, essere lì, delicatamente camminando facendo la moviola, e discretamente passando tra la gente festaiola e chiacchiereccia, mi ha dato una sensazione di vuoto e di fanfara, di un sistema dell'arte che usa gli artisti e si diverte alle loro spalle, e sui loro sacrifici e la loro pelle, ogni tanto osannandone alcuni, per poi dimenticarli e usarne poi altri ...
Inutile dire che il giorno dopo ero massacrata, il lavoro di muscoli coinvolto in questa performance è abissale, e il continuo controllo dei movimenti è davvero faticoso, e, come sempre il giorno dopo le mie performances, passo una giornata di low pression a letto vegetando e recuperando le energie, senza fare minimamente nulla (ma la mia giornata di riposo manco è stata completa, dato che ho dovuto nel pomeriggio mettermi a lavorare per la performance e la presentazione dei video per il SITE fest, che sarebbero state dopo pochi giorni ...

04/03/11

31 - Tra una performance e l'altra - l'Armory Week

Dopo aver gironzolato per Manhattan per due giorni camminando a rallentatore e bloccando il traffico dei mille taxi in arrivo, dopo aver fatto la performance all'opening dell'Armory Show (sempre lentamente: l'Arte è lunga, il tempo breve, scriveva Baudelaire) in mezzo a cocktail e miriadi di persone, e non aver avuto nemmeno il tempo di riprendermi, ecco che devo fare una nuova performance e due presentazioni dei video in tre posti differenti nel prossimo week-end, nell'ambito del SITE Fest a Brooklyn, festival internazionale di performance ed evento ufficiale dell'Armory Week.
Sono contenta ma così 'multitasking' come dicono qua (ossia pensare e fare mille cose in contenporanea) che quasi non riesco nemmeno a divertirmi, tanta è la fatica, ma tutto è molto stimolante.

Ecco il programma:













Sabato 5 marzo h. 18.30 e Domenica 6 marzo h.13.30
Liuba - Presentazione live  dei video Virus, Virus New York

3rd Ward
195 Morgan Ave – Brooklyn 

Virus/Virus New York
Virus is investigating over the ‘buying bulimy’, that affects the daily-life models and the art world as well.  An ironical reflection over value of works and value of selling.
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Domenica 6 Marzo, 2011, h. 16.30
Liuba  - performance: Unreal Exit

Grace Exhibition Space
840 Broadway, 2nd Floor, Brooklyn

 Unreal Exit
The piece is a ‘duet’ between live performance & video projection, where the same performance goes in a different way.
Real & Unreal mix together through the theme of being imprisoned into boxes & the ‘virtual’ possibility to get out of them.
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Venerdì 4 marzo, 2011: h. 19
Liuba - proiezione del video: Rimini Rimini

SITE Fest Launch Party!
by Arts in Bushwick
Brooklyn Fire Proof • 119 Ingraham St., Brooklyn 
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Arts in Bushwick is pleased to announce the third annual SITE Fest.
Performance artists, dancers, and musicians will offer a condensed, two-day sampling of work from the
burgeoning arts scene of Bushwick, lauded by the New York Times as “arguably the coolest place on the
planet.” SITE Fest focuses around four hubs that have swiftly become major forces in the Brooklyn art scene:
Chez Bushwick, Grace Exhibition Space, The Bushwick Starr and 3rd Ward.
Over 75 performances will take place at our hub venues

http://artsinbushwick.org/site20

programma: http://www.artsinbushwick.org/docs/siteFest/site2011.pdf

Grace Exhibition Space
Grace Exhibition Space, opened in 2006, is the singular gallery in New York City devoted to Performance-Art. They are committed to exhibiting the premier artists in the world, whether emerging, mid career or established. Being a Brooklyn loft, their events are presented in an environment where, by presenting the performances on an equal level as the viewers, the boundary between artist and viewer is dissolved. They believe strongly that this is how performance-art is meant to be viewed, presented and experienced. Their mission is the glorification of performance art.

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Sono felice ma spesso mi arrabbio, perché, sembra strano a dirsi, ma qui mi capita spesso che tutto venga fatto all'ultimo momento. Mi era capitato quando lavoravo con la galleria alcuni anni fa (ricordo le corse a finire la videoinstallazione la notte prima della mostra, semplicemente perché il gallerista aveva avvisato il falegname all'ultimo momento, e la prima bozza era pronta solo il giorno prima, e poiché andavano fatte un sacco di modifiche tutto è stato fatto al volo ... e varie altre nottate) e anche adesso, per questo festival di performance, hanno selezionato mi sembra 75 performance in 3 differenti locations, ma poi tutto è allo sbaraglio nell'organizzazione, tanto che fino alla settimana scorsa non si poteva nemmeno fare un sopralluogo nello spazio né mettersi d'accordo con i due fantomatici 'tecnici' di cui ci avevano dato l'indirizzo e-mail ma con cui non si poteva parlare ... ora che mancano due giorni finalmente si fanno sentire, ma io odio dover pensare alle cose tecniche all'ultimo momento! In confronto sto avendo un'esperienza 'paradisiaca' con la Germania: sono stata invitata a partecipare con un lavoro a un'importante rassegna internazionale di performance a maggio 2011, e sono stata avvisata un anno prima (meraviglia!) e da molti mesi hanno già organizzato il programma, e per ogni artista c'è un'ottimo budget per il lavoro, ospitalità, contratto ... Qui a New York è tutto di fretta e all'ultimo momento, poi però tutto si aggiusta e diventa esilarante ...
E ciò che mi piace di New York è che è una sorpresa continua! ...

26/02/11

30. Cambio casa e momenti di stanchezza

Vi scrivo perchè voglio essere sincera, e se vedete quante cose mi stanno succedendo e quanto devo fare, e quante belle notizie, con le performance tutte insieme in arrivo (non vi ho ancora mandato il comunicato di quelle al Brooklyn festival perché non ho avuto tempo ma lo farò presto), e tutti gli spostamenti che ho fatto, pensate che tutto avvenga con facilità. Invece, anche se sto bene e sono felice, ci sono momenti, come questo, che sono spossata dalla stanchezza e dalla malinconia.
Mercoledì scorso ho finalmente cambiato a casa e ho affittato una stanza dalla sorella della mia amica Nora, che casualmente stava cercando. Me ne sono andata via dalla casa dei bed bugs, anche perché ogni tanto ne ricompariva uno (!) e l'atmosfera mi era diventata molto deprimente. Certo, la posizione era molto comoda, in W4 street, però la zona anche molto turistica, così sono stata contenta quando ho avuto la possibilità di andarmene e andarmene a Brooklyn, dove c'è una vita quotidiana più normale, ed ero curiosa pure di provare a stare qui.
Però, tra il viaggio a Miami, che è stato corroborante però prendere gli aerei è sempre stancante (per andare all'aereoporto a Miami ci ho messo quasi due ore perchè era tutto bloccato per la 'fiera degli yacht', e poi dal JFK di New York ci ho messo due ore per andare a casa, aspettando airtrain e due metropolitane, che di sera non passano molto spesso ... ), il cambio casa, le e-mail, preperformance e il resto, sono davvero in tilt.
Sto lavorando come una matta per coordinare le mie performance, ossia vuol dire fare la giornalista, l'organizzatrice, la trovarobe, l'ideatrice, la trainer, la documentatrice, la webmaster e la segretaria di me stessa, cosa che è davvero arduo ... e in più ci si mette la connessione internet che nella nuova casa non funzionava e l'adattamento al nuovo spazio e la dose extra di energia che ho dovuto comunque usare per questo trasloco.
Così sono stanca morta di nuovo, e piango per nulla. Ho anche molta nostalgia di Mario che è sempre su al Nord dagli inuit, e sperava di venire a New York prima che io ripartirò per l'Italia, ma sono bloccati ancora per un mese in questo posto sperduto a migliaia di chilometri di distanza, e non hanno la possibilità di potersi fare un giro per il week-end ... E questa mattina, tra la stanchezza fisica e mentale, le mille cose da preparare che mi sembra di perdere il controllo di tutto, la difficoltà di questa relazione dove non si sa mai quando ci si può vedere, ho cominciato a piangere come una fontana, debole debole debole.
Ve lo dico per essere onesta e sincera, magari pensate: che figata, è a New York, farà due nuove performances e una presentazione dei video, è andata a Miami ... che culo! E sì, sono contenta e ringrazio pure di essere fortunata, ma è veramente difficile a volte mantenere questa vita, spesso con budget limitati, e continuare ad andare avanti a fare l'artista è molto faticoso. Io continuo, continuo imperterrita, da molti anni, ho gioie e dolori, soddisfazioni e delusioni, e spesso molta, ma molta, ma molta stanchezza, come ora.
Me ne dormirei tutto il giorno, per un paio di giorni, invece devo andare a comprare delle cose per la performance, e poi tante altre cose che non ve le sto ad elencare ...
E siccome l'altra notte non sono riuscita a dormire, presa da mille pensieri, ora sto fisicamente pagando questa stanchezza e sono fragile come una pagnottina di burro sotto il sole, mi sento sciogliere come se fondessi e poi sparissi ...
... E so che per fare la performance della lentezza lunedì devo essere al meglio della mia forza psicofisica, perchè per poterla fare perfettamente e dare la forza all'azione ho bisogno di tutta l'energia e di tutta la concentrazione possibile. E come sempre, ormai lo so, devo calcolare un paio di giorni di 'ritiro' di concentrazione prima della performance, e un paio di giorni di ripresa psicofisica dopo averla fatta ... Ora mancano due giorni, e sto avendo un calo per, però, prepararmi a riprendere le forze per lunedì. Però ci sono le ultime cose da sistemare!
Uffa, a volte mi sembra tutto troppo faticoso! E, per essere in sintonia con la lentezza, me la prendo con calma ...

24/02/11

29. The Slowly Project a New York per la Giornata Mondiale della Lentezza

Ecco qua: vi metto semplicemente il Comunicato Stampa della mia prossima performance a New York (ben due giorni di camminata a rallentatore ... sarà molto faticoso, sul piano psicofisico ... ) nell'ambito della V Giornata Mondiale della Lentezza. In questi giorni sto correndo e facendo di tutto freneticamente ma con la ... doverosa ... lentezza ...


COMUNICATO STAMPA

V Giornata Mondiale della Lentezza – New York, 28 Febbraio 2011

Lunedì  28 Febbraio e Mercoledì 2 Marzo, 2011, per la V Giornata Mondiale della Lentezza a New York
Liuba farà una nuova urban interactive performance del suo "Slowly" project chiamata "Take Your Time"
precedentemente realizzata a Milano, Basel, New York (2006), Modena.
La performance diventerà anche parte della sua nuova videoinstallazione.

Liuba The Slowly Project. Take Your Time


Luoghi della performance e orari:
Lunedì 28 Feb, 2011. – Union Square, Greenmarket and around (11.00am -  3.00 pm)
Mercoledì 2 Marzo, 2011  - Museum Mile and MET area (10.00am  - 11.30am)
-Times Square (12.00pm - 2.30pm)
- Armory Show Opening (3.30pm - 6.00pm)

*Gli orari possono variare a causa  della natura imprevedibile della performance



Lentezza come silenzio opposto al frastuono dello stress, rumoroso divoratore di ogni cosa.
Lentezza come reazione alla bulimia del voler tutto senza gustare niente.
Lentezza come metafora di una dialettica tra tempo personale e tempo sociale, tra essere e dover essere.”

La V Giornata Mondiale della Lentezza, ideata per attirare l'attenzione sui temi di un buon uso del tempo delle persone, in armonia con l'ambiente, si svolgerà a New York e nel mondo il 28 febbraio 2011 e ha come tema: Ambiziosi e Altruisti - Slow life, green life, better life.
La V Giornata prevede una vera e propria kermesse che vede svilupparsi oltre 100 eventi in varie città del mondo in contemporanea e per più giorni.
Le  precedenti  edizioni della Giornata hanno avuto come fulcro le città di Milano 2007, New York 2008, Tokyo 2009, Shanghai 2010. Nel 2011 ritorna a New York: la città ha intrapreso da tempo una serie di politiche per migliorare la vita dei cittadini quali la chiusura al traffico motoristico di alcuni luoghi simbolo, l'espansione della ciclabilità di numerose zone, la trasformazione di zone quali la High Line in zone pedonali e di completo relax, campagne contro l'obesità e contro il fumo, etc. Per questi motivi L'Arte del Vivere con Lentezza Onlus ritorna nella Grande Mela, guidata dall’amministrazione Bloomberg.

http://www.liuba.net/slowly.htm




Grazie a:

Claude Caponetto per l'aiuto nelle traduzioni
Gianluca Teti per l'aiuto nell'aggiornamento del sito
Ceren Bayazit per l'aiuto nella logistica del vestito per la performance
Bruno Contigiani, Ella, Muna e tutto lo staff di L'Arte di vivere con Lentezza 
per l'organizzazione e la comunicazione

22/02/11

28. New York, la crisi e il finanziamento per l'arte del sindaco Bloomberg

Ricevo questa notizia e mi sembra interessante divulgarla ... è incredibile, questo mi piace di New York, che anche se la vita è dura nessuno si piange addosso e si cercano sempre soluzioni.
Non c'è voluto molto per rendermi conto, in questi mesi, che la crisi qui si sente eccome, e anche nel mondo dell'arte. Rispetto alla città che ho vissuto nel 2005-2006, quando venni qui per la prima volta e feci le varie mostre con la 'pazza' galleria (se volete leggere le avventure potete guardare il diario New York, che è come un preblog, le notizie arrivavano a tutti  attraverso una mailing list) in questo periodo si respira un'aria totalmente differente. Non si sente più l'euforia, la percezione di essere al centro del mondo e con tutte le possibilità in divenire e in potenzialità.

Ora le persone tirano la carretta anche qui, l'ottimismo si è spento, altri luogi stanno diventando il centro del mondo e da altre parti le energie sono propulsive, qui non più. E gli americani lo sentono, e ne hanno anche molta paura. Quasi tutte le persone che conosco lavorano duro, e questo vabbè, ma il peggio è che molti devono fare due lavori, o lavorare una media di 10-12 ore al giorno per sei giorni su sette perchè altrimenti ti licenziano e assumono la miriade di persone specializzate che provengono da altri paesi, disposte ad accettare salari molto bassi ...  Anche fra gli artisti e i galleristi non ho trovato più quella gioia ed effervescenza incontrata alcuni anni fa. Tutti gli artisti hanno un altro lavoro, spesso connnesso con le loro abilità (fare video di matrimoni, cucinare e fare catering a domicilio, alcuni fanno i dog sitter, altri lavorano nella chimica o si inventano collezioni di lingerie firmate da vendere). Il punto a favore è che qui si riesce a vendere di tutto (e ancora io mi domando come si fa) e ciascuno riesce a vendere ciò che produce o a vendere sè stesso, ma la richiesta comincia a diventare sempre più bassa.

Ma ora bando alle ciance e vi metto la notizia: il sindaco Bloomberg ha deciso di finanziare, nei prossimi due anni, l'arte a New York, mettendo a disposizione 32 milioni di dollari.
Direi che è una decisamente eccezionale iniziativa, e, scusate se ve lo dico, i nostri politici invece di farci vergognare con la sarabanda di atti osceni, potrebbero rifletterci un po' su e , ma questo è chiedere troppo, imparare a capire che anche  l'arte è un bene pubblico che giova alla società, e per questo motivo va supportata.

Et voilà, il test odella notizia tratto dal Wall Street Journal:

Bloomberg to Donate $32 Million to Arts

A year after ending a charitable program that pumped nearly $200 million into hundreds of arts and social-service organizations, Mayor Michael Bloomberg is reopening the pipeline to his personal fortune through his multibillion-dollar family foundation.
Beginning Tuesday, Mr. Bloomberg's foundation will send letters to 250 cultural groups around the five boroughs, inviting them to apply for some of the $32 million the charity plans to distribute to arts organizations over the next two years. "At Bloomberg Philanthropies, we see the arts as fundamental to New York City's cultural and economic wellbeing," the letter says.
(read more.....)


e qui sotto...trovate cosa scrive a proposito Giancarlo Politi sulla newsletter di Flash Art



UN INVITO ALLA POLITICA ITALIANA, IN PARTICOLARE A SILVIO BERLUSCONI, PER FARSI PERDONARE ALCUNI SUOI ERRORI O DIMENTICANZE.

Leggete questa notizia: il sindaco di New York donerà 32 milioni di euro all'arte. Solo in USA capitano certe fortune.
E noi che stiamo soffrendo con Tremonti e il Ministro Bondi, per i tagli e le coercizioni, ci rivolgiamo all'On.le Silvio Berlusconi.

Caro Presidente, imiti il sindaco di New York e avrà la riconoscenza del mondo dell'arte italiana.  
Lei certamente non diventerà povero e l'arte italiana starà un po' meglio.


21/02/11

27. Idea da attuare!

Passeggio per Miami Beach e Surf Side e la trovo davvero molto simile a Rimini, solo con i grattacieli più alti, gente molto più ricca, miriadi di palme, un’atmosfera un po’ più fredda e ordinata, e i dollaroni che girano …
C’è la spiaggia di bellissima sabbia chiara, la costa col mare continuo, la passeggiata con tutti i locali e la vita notturna, i mega alberghi, il carnaio dei punti congestionati della spiaggia … non posso non pensare alla mia Rimini (di cui però soprattutto amo l'entroterra e la collina, e la giovialità romagnola e mangiarsi le tagliatelle fatte in casa ... ) tanto che mi è venuto in mente di fare qui l’anno prossimo una nuova performance, sulla scia di quella intitolata Rimini Rimini e questa sarà intitolata Miami Miami! 

Liuba, Rimini Rimini, foto da performance, 2003 - 2005 (foto Marco Cenci)


Da quando feci la performance a Rimini inscatolata, avevo in mente un'idea che è rimasta nel cassetto e in fase di progetto per tutto questo tempo ma che ora sento che è decisamente arrivato il momento e questo è il posto perfetto!
E’ un'evoluzione del lavoro di Rimini Rimini, e in qualche modo riprende ancora il tema delle scatole, anche se in modo molto diverso (e che naturalmente ora non vi dirò) e sto rendendomi conto del fatto che qui negli Stati Uniti mi sta rivenendo a galla il tema delle scatole su cui lavoravo alcuni anni fa, e si rispecchia in pieno sia nella esperienza personale che ora sto facendo qua, sia nella società che mi trovo davanti e con cui mi trovo a reagire. Lo stile di vita americano, detto senza peli sulla lingua, per certe cose è esilarante, perché puoi incontrare il meglio di tutto il mondo e le produzioni più strepitose e giganti, ma dall’altra parte è un sistema che stritola: la morsa del dio denaro e l’assoluta necessità del soldo sono davvero delle ‘scatole’ che tengono l’uomo imprigionato dentro gli schemi del guadagno, della lotta del più forte, e della necessità del dollaro per esistere. 
E così sono ritornata sul tema delle scatole risentendolo attuale per me qui e ora, e proprio per questo motivo la prossima performance che sto preparando per il Site Fest di Brooklyn sarà una rielaborazione su questo tema.






Ed ecco alcune foto di Miami fresche fresche ...






per vedere altre foto di Miami: clicca qui


26. Il caffè con la cannuccia sull’Ocean Drive di Miami Beach

Se quando sono arrivata a New York dicevo che mi sentivo come in una bolla, sospesa, con tutto ancora da iniziare in questa città e con tutto lontano e ovattato ciò che era in Italia, ora al contrario mi sento come in una morsa: ho davvero corso fatto vissuto, lavorato, contattato, visto, conosciuto tantissimo. E la morsa è piuttosto faticosa perché praticamente tutto si svolge, si spiega, si trova e si scambia con le e-mail.  Persino gli appuntamenti e la scelta dei film. Così bisogna stare incollati al computer ogni secondo (ormai la gente cammina in giro controllando le e-mail dal telefono e non stacca quasi mai gli occhi dal cellulare …) e anch’io, che poi non ho internet sul telefono, sono dovuta stare al computer tanto, troppo tempo, e poi correre di qui e di là con un freddo boia per vedere le mostre, andare agli appuntamenti, comprare ciò che serve, e poi computer: video al computer, scrittura progetti al computer, lavorazione delle foto al computer, ricerca dei luoghi al computer ...
Ora sono piuttosto soddisfatta perché ho davvero spinto il piede sull’acceleratore e avrò un paio di performance importanti da fare nelle prossime settimane, e video da esporre. Ma sono arrivata a questo punto col cervello spappolato, il corpo che non regge più e mi chiede: caldo, caldo, natura, natura, e solo camminare in mezzo alle maree numerose di persone che a getto continuo schizzano e corrono per ogni dove nella città, mi causava un mal di testa e una stanchezza incredibile.



E allora mi sono detta: so cosa devo fare. Ci ho pensato su per più di due settimane, valutandone vantaggi e svantaggi, ma poi sapevo che se non prendevo un break di ossigeno e pace non sarei assolutamente riuscita a trovare la concentrazione e la forza per fare le prossime performance e per coordinare tutto (dal  trovare i materiali e i vestiti che mi occorrono, alla comunicazione, al video, alla documentazione, al web).
Insomma, forse l’avete indovinato: in quattro e quattro otto ho preso un aereo e sono volata al caldo a Miami Beach per qualche giorno. E ... finalmente riesco a scrivervi, seduta in un assolato bar sull’Ocean Drive ... !

Chi mi conosce sa che per me muovermi è come respirare e che ogni luogo è un cibo di cui il mio corpo e il mio animo ha bisogno. Questa volta il bisogno di caldo e di uscire un attimo dalla morsa continua del ritmo newyorkese era vitale, e fa parte del mio lavoro in quanto performance artist. Se non ascolto ciò che mi comanda il mio corpo sono persa , e non riesco a fare più nulla.
Ancora, chi mi conosce davvero bene sa che non sono Paperon de Paperoni, e viaggio molto spesso a budget zero e godendo di un’associazione mondiale di viaggiatori di cui faccio parte (che si chiama Servas e che consiglio a tutti) in cui ci si dona ospitalità, regalandosi la conoscenza delle proprie culture e delle proprie vite. Così giro sempre con la lista – rigorosamente riservata – dei servas che esistono nella parte del mondo in cui mi trovo o in cui voglio andare, e questa volta il fatto che avevo le liste di Miami era un caso, perché me le ero fatte dare in Italia pensando di andare a Miami Basel a dicembre, cosa che invece non ho fatto perché sono partita dopo. E così qui a Miami ho trovato ad accogliermi Marilyn, che vive in un attico all’undicesimo piano di un residence sulla spiaggia di Surfside, e da lei sono stata come un pascià i primi due giorni, vegetando tra la spiaggia, sdraiata sulla sabbia odorando il profumo del mare, e la jacuzzi e la piscina riscaldata del residence (vicino alla spiaggia, con oceano davanti, naturalmente). Ero così spappolata, al mio arrivo da New York,  che non ho fatto altro che risorgere piano piano al contatto del sole e dell’aria di mare. Oggi sono per un altro paio di giorni presso la numerosa famiglia di Marisol e Tom, un simpatico connubio di Messico e America.
E oggi, finalmente un po’ risorta (ho fino a domenica per finire la terapia e poi tornare nella giungla neworkese pronta a combattere) prendo gusto a scrivervi, cosa che desideravo da tanto con tutto il cuore (sto scrivendo su dei fogli di carta e poi stanotte amorosamente ricopierò al computer e vi spedirò).
Ho fatto colazione americana con uova e toast e patate, ordino il caffè (mi va benissimo quello americano perché è molto leggero) e mi portano un bicchiere trasparente con una cannuccia: dico: "Scusi, il caffè lo vorrei caldo e non freddo", e mi dicono che è caldo ... Ma qui va tutto con la cannuccia?? Ve l’ho fotografato perché è troppo carino: il caffè con la cannuccia sull’Ocean Drive di Miami Beach …


Non sapevo che Miami fosse la meta invernale di tutto il Nord America, l’ho imparato a New York, ed effettivamente qui per essere a febbraio è fantastico: 26-28 gradi, sole spaccante, cielo blu. Dicono che la stagione si interrompe in estate, perché il clima diventa eccessivamente caldo, umido e piovoso. Ho scelto di venire qui perché è il viaggio più economico e più facile per andare al caldo, con solo 3 ore di volo da NY.

Ma allora, che è successo nelle scorse settimane a New York?? Ho vissuto gli estremi di questa città, che è la norma qui, e che è l’esperienza di tutti: ho vissuto la parte dura di NY e la parte esilarante, ho vissuto la solitudine, la piccolezza, i problemi da risolvere in mezzo baleno, e l’esilarante luccichio degli incontri imprevedibili, la sinfonia dei mille spettacoli accessibili in ogni angolo, la grandezza dello sfarzo e della bellezza all’estremo limite, la frizzantezza esilarante di incontrare solo persone interessanti, lo stimolo infinito per la creatività e l’arte, la fatica di orizzontarsi in questa giungla e di non farsi schiacciare …

Con Mario abbiamo vissuto le montagne russe ma ora va bene, molto bene, solo che siamo a circa 5.000 km di distanza ora, con lui che è nei ghiacci del polo canadese a fare questionari agli inuit per il governo, in un posto a circa 50 sottozero dove ci si arriva solo con gli aerei perché non esistono strade …
Questa distanza ci sta pesando parecchio, ma è dolce perché gli ultimi 2 week-ends a NY li abbiamo passati super bene.
Dopo l’episodio che vi ho raccontato dell’isteria e della sua fuga a Montreal, abbiamo passato un periodo molto duro entrambi, delusi da questo amore che ci stava solo distruggendo, totalmente tristi per l’impossibilità di riuscire a vivere una logistica tranquilla, ed io pure dolorosamente decisa a mettere fine a tutto ciò perché avevo superato il limite dell’umana tolleranza, e tremendamente fragile di sentirmi spezzata e sola, in più a NY dove nessuno ha tempo nemmeno di rispondere al telefono (ed è per questo che scrivono solo e-mail, ma poi però il meccanismo si inceppa perché la mail richiede di scrivere tutto invece che semplicemente parlare …), e in una casa che non mi piaceva e con i problemi che sapete, che mi deprimeva ma che non potevo cambiare in quel momento per vari motivi.
Devo però ora confessarvi che essere a NY mi ha aiutato a far sì che io e Mario ci rivedessimo con gioia: qui innanzitutto non ho avuto molto tempo per piangermi addosso della rottura perché tutto corre e devi stare dietro a far tutto, ma soprattutto, ed è una cosa più importante, non so perché ma qui ho un successo con gli uomini strepitoso e, senza cercare minimamente, ero piena di corteggiatori tutti intelligenti giovani belli e interessanti.
Così ho pure accettato da loro inviti a feste, concerti, chiacchiere, ecc ... ma più frequentavo altri uomini, senza però mettermi insieme a nessuno ma anzi parlando francamente della mia situazione e della mia fresca rottura sentimentale, più mi sentivo sola, e mi mancava il senso di ‘famiglia’ che avevo con Mario quando andiamo bene. Mi sono accorta che mi mancava, e questo è normale, ma soprattutto che non so per quali misteriosi meccanismi e ragioni lo amavo ancora tantissimo e non sarei riuscita ad innamorarmi degli altri.
Mario intanto dal Canada soffriva a sua volta, e mi scriveva dicendo che stava male, che dovevamo parlare per decidere se lui fosse tornato a NY, che mi amava ... Io non ne volevo più sapere finché una sera non stetti malissimo fisicamente, come mai ero stata da tempo, intossicata da qualcosa, e ho capito che il corpo mi dava segnali certi, avevo bisogno di Mario, e lui aveva bisogno di me, e con ‘timing’ perfetto la mattina dopo, che stavo ancora malissimo, lui mi chiamò dicendo che voleva venire a NY ed io ho detto di sì contenta.
Ci siamo rivisti come se fossimo due marziani, increduli di essere ancora qui a volerci, dopo tutto ciò che ripetutamente succedeva, ed entrambi timorosissimi di scoppiare ancora a litigare o a mandare all’aria tutto, ma commossi di vedere ancora le nostre facce.. E quel week-end è stato bello, anche se era come camminare sulle uova, non volevamo accadesse un’altra crisi e ne avevamo una  paura pazza ed entrambi cercavamo di essere al massimo della disponibilità per l’altro. Che poi c’era ancora il problema della casa: Mario ha dormito nel letto che doveva essere disinfestato, ed è stato pizzicato ancora …
La domenica sera però doveva tornare a Montreal, perché stavano facendo la formazione per il lavoro dagli inuit che doveva cominciare a inizio febbraio, ma ci siamo promessi che sarebbe tornato il week-end dopo, che tra l’altro era il mio compleanno e pure l’anniversario di quello che ancora non considero un matrimonio, ma che comunque era qualcosa di importante per noi.

E così Mario ha fatto. Si è ripreso l’autobus da Montreal ed è ritornato il week-end successivo (cosa che ho apprezzato molto) e lì ci siamo detti: ora ci godiamo NY! Io ho interrotto per qualche giorno le mie stressanti attività di relazioni/contatti/e-mail/lavori con l’arte, entrambi avevamo due lire in tasca, e ci siamo dati alla, come si suol dire, pazza gioia, cercando tutto il meglio che la città poteva offrire: brunch al Blue Note con pranzo e concerto jazz nel prestigioso locale, aperitivo al “roof bar” al 35° piano di un grattacielo a Midtown, con una vista mozzafiato, visita al Metropolitan Museum (non l’avevamo ancora visto nessuno dei due perché non era una priorità come altri musei più specializzati nell’arte contemporanea, ma sapevamo che meritava di essere visitato e tra l’altro ci siamo beccati una fantastica mostra sugli albori della fotografia) e poi balletto contemporaneo nel tempio della danza al Lincoln Center e cena all’Upper West Side … Quando ci si mette New York dà una cornice esilarante a tutto, e credo che ho passato il più bel compleanno della mia vita. Siamo stati amorosamente e intensamente insieme per 5 giorni e poi lui doveva partire per il grande Nord per un tempo che ancora non si sa, ma entrambi questa volta ci siamo lasciati benissimo, e seppur tristi della separazione, contenti di ciò che ognuno di noi doveva fare, io a NY con l’arte, lui dagli inuit ben pagato e avventuroso …
Certo lo scorso S. Valentino al telefono eravamo parecchio tristi, perché non si sa nemmeno se lui potrà tornare a NY prima che io parta per l’Italia, ma ormai se la vedo da fuori la nostra storia è peggio di una telenovela (dove succede di tutto ma si indovina sempre cosa succederà) perché succede di tutto e non sappiamo mai cosa succederà e non c’è mai una certezza…
Ora mi muovo da questo bar sull’Ocean Drive (sto mettendo le radici), alla prossima puntata vi racconterò dell’arte, anche lì stanno accadendo cose come fuochi d’artificio, che nemmeno riesco a controllare, ed ecco perché sono qui a farmi un’indovenosa di energia solare e pulizia mentale, per dare il meglio nei prossimi e vicini appuntamenti futuri.

Vi voglio bene e vi penso ad uno ad uno.

19/02/11

25. La mappa dell'arte newyorkese

E' sempre incredibile per me vedere quanto New York cambi vorticosamente ogni volta che ci torno. Tutto si trasforma rapidamente. Prendiamo per esempio la scena artistica newyorkese.

Quando sono arrivata, a dicembre, sono andata subito per un paio di settimane alle inaugurazioni di giovedì a Chelsea nella zona delle gallerie, emozionata - e pure ve l'avevo scritto - di ritornare nel quartiere dove ero di casa e dove avevo avuto la galleria e preparato la personale nel 2006.

Ma già dalla prima volta rimasi delusa. Sarà perchè è sotto Natale - pensai - e le gallerie tendono a mostrare quanto di più commerciale hanno pur di vendere, o sarà a causa della crisi, che qui si sente eccome, che fanno proposte commerciali pur di vendere, però ... pensavo, che noia!

E non ci misi molto ad accorgermi che la verve e la vitalità che c'era in tutta la zona alcuni anni prima era scomparsa. Le gallerie sono sempre tantissime, interi edifici con gallerie ad ogni piano, ma la maggior parte delle proposte sono trite e ritrite, commerciali, spesso cose tipo 'esercizi' che ciascuno di noi ha fatto nel suo percorso negli anni degli studi: quadri astratti con belle forme e colori, sculturine col riciclato, foto di fiori ingranditi ... (belle foto e bei fiori, naturalmente, e pure molto grandi e molto costose ... ). L'unico aggettivo è "boring".

Naturalmente a Chelsea rimangono ancora i mostri sacri, quelle mega gallerie che sembrano musei con loft di 20.000 metri quadri e che controllano il mercato dell'arte di mezzo mondo (o di tutto il mondo). Non faccio nomi qui per non fare ... pubblicità, ma chi ha un po' di dimestichezza col mondo dell'arte sa di cosa sto parlando.

Però poi si comincia a notare che parecchie gallerie importanti-emergenti si sono già trasferite da Chelsea, o hanno aperto un'ulteriore sede, andando nel Lower East Side.

Già sapevo che quest'area stava crescendo vorticosamente, e questo in seguito all'apertura della nuova sede del New Museum sulla Bovery pochi anni fa, e da allora su questa scia molte nuove gallerie hanno deciso di aprire in questa zona, e molte vi si sono trasferite.
Basta andare in giro per le gallerie del LES per vedere finalmente delle mostre interessanti, lavori freschi, idee nuove, gallerie che esperimentano, e molto movimento. Come dicevo ci sono gallerie già conosciute, che hanno aperto qui la loro sede, e moltre altre fresche di apertura da pochi mesi, già con le idee chiare e proposte valide.

Questo per parlare di Manhattan. Ma dove stanno gli artisti ora è principalmente a Brooklyn. Questo perché Manhattan sempre più diventa un luogo carissimo dove gli affitti sono impossibili e dove il costo della vita se lo possono permettere solo quei professionisti che lavorano 12 ore al giono nel mondo della finanza, della pubblicità, della TV, moda, legge, politica e via dicendo. Ma a detta di tutti Manhattan sta diventando un contenitore vuoto, dove si arriva solo per il lavoro e poi se ne esce.

Naturale quindi che da tanto gli artisti si siano spostati a Brooklyn. Già quando ero qui nel 2005 e 2006 si parlava di Williamsburg e delle tante gallerie e locali aperti in quella zona, la più vicina a Manhattan, appena dopo il ponte (non quello di Brooklyn, ma il Williamsburg Bridge appunto). Ma già ora è quasi tutto finito ed è diventato un divertimentificio un po' commerciale e non molto interessante, almeno a mio parere ( e non solo). Ho girato per qualche inaugurazione qualche tempo fa, ma dopo alcune gallerie con mostre inguardabili e stesi dal freddo boia per camminare dall'una all'altra (che non è mica come a Chelsea o anche al LES dove sono tutte vicine ... ) ce l'abbiamo 'data su', come si dice a Bologna e non sono più tornata. Invece la situazione più emergente di tutte si è spostata più all'interno di Brooklyn in altre zone, zone tra l'altro dove puoi trovare da affittare una stanza per 500 dollari o un appartamento per 800, come è capitato rispettivamente a due miei amici.

Una di queste zone più artistiche ed emergenti, si chiama Bushwick, e rimane dopo Williamsburg. Ed è lì che stanno sorgendo tanti artisti e tanti spazi interessanti e sinergie. E guarda caso - o forse non è un caso - anche a me sono capitate nel frattempo tutte cose connesse con Brooklyn, come la mostra qualche tempo fa (e ancora in corso) in un locale situato tra Williamsburg e Bushwick, appunto, e soprattutto la mia prossima partecipazione al SITE FEST, che è disseminato, nel week-end tra il 5 e il 6 di marzo, in diversi spazi di Bushwick, ed è un evento ufficiale della settimana dell'Armory Show in NY. E' il festival più importante di performance e arte performativa di tutta la città, e il più emergente. Sono stata molto felice di essere stata selezionata a parteciparvi con una nuova performance e con la presentazione live dei miei video! Poi vi farò sapere e vedere, e chi di voi mi leggesse ed è a New York ... sia il benvenuto!

24. Save the dates!

Questo è un breve riassunto dei miei prossimi appuntamenti artistici a New York, e quella che leggete è una letterina che ho scritto agli amici newyorkesi per avvisarli delle date. Manderò in seguito i vari comunicati per ogni evento. Intanto sappiate che si prospettano due settimane molto impegnative per me, ma anche molto gratificanti! (E per prepararmi al meglio mi sono concessa qualche giorno di relax ... )

Hi, my friends in New York!
I am very happy to annonce you that I'll soon have two new performances (in three days) and one video presentation (in two days) in Manhattan and Brooklyn in the upcoming weeks.
I will soon send you more details, info and press releases, but by now it's my pleasure to tell you dates and time, so that you may want to put something in your schedule!
.
I've been invited to perform my 'Take your Time' performance of the Slowly project series for the '5th Global day of Slow living'. The performance will be in Manhattan in the following days and location:
Feb 28, monday, 11 am - 3pm in Union Square and around
March 2, wednesday, 10am - 12pm in Museum Mile and around Met area;  1pm - 3 pm in Times Square and around;  5pm - 7pm at the Armory Show Opening Day

I've been selected to perform and show my videos at the SITE FEST in Bushwick, Brooklyn
March 6, sunday, at 4.30pm  I'll perform a new piece, Unreal Exit March 5, saturday, at 6.30 pm and March 6, sunday, at 1.30pm I'll show my videoworks
One of the two screenings will be with my live presentation.

I will confirm you the schedules as soon as I know and I'll back to you soon with all details

Looking forward to sharing my work with you!

04/02/11

23. Intervista interessante

Vi segnalo questa intervista a Peter Eleey, art curator in NYC

by Paul Schmelzer at 12:14 pm 2007-04-26

peter-eleey.jpgFrom Christo’s Gates to the Statue of Liberty, New York is a tough place to compete in the realm of public art. But one organization, Creative Time, has been doing it, boldly, for 33 years, bringing fantastic explosions to the skyline above Central Park, moving images of Donald Sutherland and Tilda Swinton to MoMA’s facade and a Chinese artist’s quiet intervention — delivered with a pot of water and a Chinese calligraphy brush — to a downtown sidewalk.
At the helm for these projects by Cai Guo-Qiang, Doug Aitken, and Song Dong was Peter Eleey, who left Creative Time in March to become the Walker’s new Visual Arts Curator. Eleey took a moment away from organizing his first show here, a multidisciplinary exhibition of Trisha Brown’s dance and visual art scheduled for April 2008, to discuss his past projects, “magical thinking” in art, and the question of success and failure in a curator’s work.
Your last job was at Creative Time, an organization that since the early 1970s has used public spaces and spaces not often used for art to present temporary installations. This challenges what we traditionally think of as the art-viewing experience.
It’s true, unless we expect art to be shaking up exactly those expectations. There’s a great thing that happens when art surprises us, and that drama can often be easier for artists and arts presenters to create outside a museum. But in some ways the key to surprise is just understanding what people’s expectations are in a given situation, and of course we have all sorts of expectations inside a museum. Though I was working over the last few years largely outside of those institutional frameworks, I gradually became curious about the challenges of curating with those “ interior” expectations in mind.
As seen from New York, what was it about the Walker that you found appealing?
For one, the Walker strives to be “ more than a museum,” and this sense of the institution as something more porous, with fluid boundaries, was very attractive. Most importantly, perhaps, the Walker is known as a place of unfettered experimentation and commitment both to artists and to audiences. So often arts presenters talk about giving artists the space to experiment and try new things, and we forget that the best contemporary museums should also be places where audiences feel they have the opportunity and support to challenge themselves. I think that’s something Kathy [Halbreich, the Walker's director] in particular should be credited with — an even-handed commitment to this kind of experimental risk-taking relationship on both sides of the table.
Interview continues…

http://blogs.walkerart.org/visualarts/2007/04/26/111/


27/01/11

22. Il demo del video Slowly New York

Praticamente in questa settimana, a parte qualche giro e qualche incontro, ho lavorato quasi esclusivamente al mio 'Slowly Project'. Qualcuno di voi conosce questo progetto, e sa che è dal 2002 che è nato e che, lentamente, va avanti. Ora mi rendo conto benissimo che qui è questo progetto a cui sto dando la priorità, perchè sta piacendo molto e perché questa tematica, qui come altrove, è molto sentita.
C'è anche una grossa novità per questo progetto, e sarà proprio qui a New York a fine Febbraio, ma non vi anticipo niente ... Sorpresa!
Intanto gustatevi il demo, che non è un pezzo del video finito. Il video è ancora in lavorazione, questo è un estratto in anteprima, montato in questi giorni.



THE SLOWLY PROJECT. Take your Time - New York - extract from liuba... on Vimeo.

In questi giorni c'è Marina Abramovic a Bologna, ed io sono qui a New York ... ci siamo scambiate i posti, come il re con la torre quando si arrocca.
Sono molto contenta che ora la Abramovic sia così popolare e che abbia un trionfo ovunque. Amo molto il suo lavoro naturalmente, e da sempre è stata la mia maestra (e qualcuno in Italia mi ha chiamato la Marina Abramoivic italiana ... ).

21. Ancora sul PS1 e il discorso di Obama

Ieri non avevo finito di scrivere del PS1. Oltre alla mostra Talent Show, incentrata come vi dicevo, su tutti quei lavori artistici dove il pubblico e l'interazione è parte integrante dell'opera (e già qui mi sentivo gongolare, perchè è una delle cose che più mi interessano e con cui lavoro da parecchio), c'era un'altra mostra interessantissima intitolata 'Modern Women. Single Channel' dove vengono presentati UDITE UDITE video dagli anni '60 ai '90 di donne che hanno lavorato col corpo, la performance e il video come documentazione. C'erano da Carolee Schneeman a Joan Jonas, da Pipilotti Rist a Valie Export (molto interessanti le cose che faceva negli anni '60 ... ), Lynda Benglis, Kristin Lucas, Dara Birnbaum. Sono stata in ascolto visione e contemplazione per ore. E' come se stessi ascoltando le radici del mio lavoro e mi sentivo felice, orgogliosa di essere in questo percorso, e conscia del mio esserci come artista, e pure anche orgogliosa del mio lavoro, che, davvero ora lo sento, è fatto per essere visto in un museo più che nelle gallerie, o tanto meno nelle fiere dell'arte.



Domenica inaugurava anche un'altra mostra, enorme, dedicata a una giovane artista americana che anche lei lavora con video, performance con gente comune che si vedono poi dal video, e foto. Qualcosa mi è piaciuto, ma altre cose di quest'artista molto meno, perchè erano molto ripetitive, ma interessante è il segnale della tendenza e della direzione in cui sta andando l'arte qui in America, e che credo si svilupperà presto anche da noi, per cui galleristi aprite le orecchie e fatevi avanti prima che sia troppo tardi, sono qui che vi aspetto!

L'altra sera Obama ha tenuto l'annuale discorso alla Nazione. (President Obama's 2011 State of the Union speech) Si sente che la situazione è pesante, tutti sono piuttosto scontenti. Scontenti di Obama (i democratici perchè dicono che non ha fatto niente di quello che aveva promesso e i repubblicani per ovvi motivi), scontenti della situazione economica, scontenti della neve ... Sto assistendo a una città sottotono rispetto a quella che avevo visto quando ero qui nel 2005 - 2006, la crisi e lo stress si sentono molto e la gente è meno allegra. Il discorso di Obama aveva come perno il paragone con lo Sputnik. In sostanza, mi hanno spiegato, quando i russi avevano per primi mandato il satellite sulla luna gli americani erano rimasti molto male. Poi hanno deciso di mettere un sacco di soldi in questa gara, hanno creato la Nasa ed hanno per primi conquistato la luna. Ora il presidente dice che la situazione è analoga: ci sono altre nazioni che stanno andando meglio di noi, ma riusciremo a fare come con lo Sputnik, metteremo tutte le nostre forze e ritorneremo ad essere la nazione leader del mondo. Solo che adesso molti americani cominciano a non crederci più, e il senso di perdere la supremazia economica mondiale li sta letteralmente terrorizzando ...

26/01/11

20. Il PS1 e la neve

Lo scorso week-end l'ho praticamente passato al PS1. Sono andata sabato con Mario, qui a New York per il week-end, per vedere le mostre, e poi anche la domenica, da sola, perché inauguravano delle nuove mostre, che pure mi interessavano molto.
La prima osservazione da dire è che ho avuto piacere estetico, fisico intellettuale ed emotivo, a vedere molte di queste mostre. Finalmente vedo davvero cosa vuol dire presentare delle mostre 'curatoriali', dove dietro a questa parola c'è davvero un lungo lavoro di ricerca del curatore e di conoscenza della materia. Non come molte volte succede che i curatori sono soltanto quelli che scrivono un testo di presentazione alle mostre, e tutto il lavoro è dato dall'artista, che crea l'opera, e dal gallerista, che investe, che ci crede, ed entrambi usano le loro risorse. Invece il curatore (e non parlo di tutti, ma parlo di una tendenza che ho visto così spesso in Italia ...) arriva, scrive il testo di presentazione dell'artista - che dovrebbe piacergli, ma a volte capita che invece si debba inventare danze di parole roboanti per scrivere qualcosa - prende il suo compenso e se ne va. Perdonatemi la franchezza, ma non potevo non pensare a questo quando si vedono delle mostre curate meravigliosamente come quelle al PS1!

Altra considerazione fondamentale, che mi riempie di gioia, è che ora TUTTI i musei, i testi, le tendenze, qui a New York sono connesse con la performance, l'azione, il corpo e il video o la videoperformance. E' una musica per i miei occhi. Una grande musica, e una grande contentezza. Ho fatto i primi passi nel 1993, arrivando alla performance per pura sperimentazione di interazione di linguaggi, per mischiare pittura con scrittura - dedicandomi ad entrambe - e ho assai goduto delle possibilità infinite che questo mezzo poteva darmi, e soprattutto anche del lato fisico, emozionale, live, carnale, dell'essere lì col mio corpo, di essere vivente in mezzo ad esseri viventi, ed è per quello che ho continuato, sempre, nonostante mille fatiche e mille difficoltà. Ma allora nessuno se la filava la performance, la maggior parte delle persone non sapeva cos'è, e i pochi restanti anche se amavano le cose che facevo, non capivano dove collocarle ... ( i galleristi dicevano: ed io cosa vendo? le persone del teatro dicevano: dovresti fare corsi di dizione ... i miei genitori quando gli chiedevano che lavoro fa sua figlia non sapevano che rispondere e dicevano: libera professionista ...).
Sarei tentata di andare avanti a raccontarvi la mia storia di come andai poi in Brasile e fu da lì che acquisii la consapevolezza PROFONDA del corpo, andando in territori che in Italia non era possibile esplorare, ma non credo che ora vi interessi la mia storia, che sto divagando, vi interesseranno le mostre al PS1 circinbecolina, e ora ve le racconto.
La prima si intitola 'The Talent Show' ed è tutta incentrata su pratiche artiste che si focalizzano sull'interattività con le persone, siano essi persone di tutti i giorni o parte attiva della performance o del progetto dell'artista. La mostra cominciava con 'la scultura vivente' di Piero Manzoni (due impronte su un piedistallo, con scritto che si poteva salire e mettere i propri piedi sulle impronte) e un video di Andi Warhol, per proseguire con una serie interessantissima di lavori degli anni '60 e '70 centrati sull'interattività col pubblico. Sono stata colpita da una performance di un'artista argentina, Graciela Carnevale, fatta nel 1968, in cui aveva invitato le persone a una sua ipotetica personale in una galleria, ma non c'era nessuno show, e quando le persone erano tutte in galleria, l'artista le ha chiuse dentro a chiave ...

Ora devo andare, sono stata invitata a fare a palle di neve a Central Park ... dovevo finire il progetto da presentare al produttore, ma non riesco a resistere alla tentazione, (e i giorni scorsi ho lavorato come una pazza) e mi metto l'attrezzatura adatta ed esco! A dopo!



Siamo al Central Park di NY non in montagna...

23/01/11

19. La festa di Martin Luther King

Non sapevo che in America si celebrasse il Martin Luther King's day, e che fosse festa nazionale.
http://en.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King,_Jr._Day
Ieri sono stata a un concerto di Gospel a Marble Church dedicato a Martin Luther King e con anche le registrazioni di Amalia Jackson, bello. Mi veniva da pensare che meno male che ci sono i neri in America. E' grazie a loro che spesso questa terra ha questo sapore forte, di dramma e di tensione ma di forza e allegria, nonostante le difficoltà. E' grazie alla comunità nera che ci sono state alcune delle più forti caratterizzazioni della cultura americana, come il jazz il gospel il blues. Vedere il ritmo, la danza e l'allegria del coro, dei solisti e del pubblico, era uno spettacolo travolgente, e al tempo stesso simile a tutti quelli che ci siamo immaginati o che abbiamo visto in qualche film o repertorio. Che l'America, che non si ferma mai, dedichi una festa nazionale a Martin Luther King mi sembra una cosa grandiosa, e che fa riflettere.

21/01/11

18. Appuntamenti, lavoro e la mostra di Brooklyn

In questa settimana sono successe miriadi di cose. Qui tutto succede veloce, ma anche c'è bisogno di molto impegno e molta concentrazione, anche solo a rispondere le e-mail di tutte le persone che devi vedere. Ho avuto appuntamenti molto interessanti, davvero contenta. Non vi anticipo nulla ...
Invece un'altra cosa che vi anticipo è questa mostra a Brooklyn dove sono stata invitata, nella zona emergente della città (ormai Manhattan è un po' stagionata e carissima, così le comunità dei giovani e degli artisti si sono spostati a Brooklyn. Prima a Williamsburg, ma ormai è inflazionato anche lì, e le cose si stanno spostando verso la parte più interna di Brooklyn.
Sono molto contenta di questa nuova mostra newyorkese che mi è capitata in un baleno, e son riuscita a stampare e montare il lavoro in un paio di giorni (altra cosa interessante è che tutto è aperto 24 ore, così il giorno dura davvero molto!).
Cosa però che sto notando, è che la città è molto più rude e dura che l'altra volta. Forse perchè tutti devono lavorare come matti su 70.000 cose alla volta, forse per la crisi che si sente ancora (anche se dicono che è iniziata la fase di risalita), forse per il freddo e la neve, ma non è sempre facile la città. Tutti dicono che è 'tuff' (dura) e davvero la città è dura, e tutti cercano una compagnia.
Oggi per il week-end è ritornato Mario, nonostante le litigate poi ci manchiamo e facciamo pace. In realtà questa volta ero convinta di mollare tutto, e ho passato queste due settimane anche facendomi corteggiare da persone interessanti (e, perchè dicevo, qui nessuno ama stare da solo, e quindi si cerca di accoppiarsi o almeno di farsi compagnia, e forse per questo ogni volta a New York mi sento circondata da corteggiatori interessanti e in gamba, mentre in Italia non trovo mai nessuno di gradimento, o se si trova sicuramente ha paura di accoppiarsi??). Poi però ho avuto un grande cedimento, e anche lui non vedeva l'ora che gli dicessi di tornare, ed è venuto per il week-end, contento come una Pasqua, e contenta anch'io, anche se poi deve ripartire lunedì che andrà a fare un lavoro in mezzo agli inuit a 2000km a Nord di Montreal!





FOR IMMEDIATE RELEASE

OPENING RECEPTION: SATURDAY, JANUARY 22ND, 10PM

LOVE LETTER TO BROOKLYN
group art show

KINGS COUNTY BAR
286 Seigel Street (near corner of Seigel and Bogart)
Brooklyn, NY  11206
(718) 418-8823

Kings County Bar proudly presents "Love Letter to Brooklyn", a group art exhibition.

As Valentine's Day draws near, we thought it would be fun to put together an art show which gives loves not to our significant others, but to Brooklyn itself! NYC-based Artists will have a chance to show everyone why they love Brooklyn so much. As always there will be cheap drinks and great music to go along with the incredible artwork! You don't want to miss this fun evening of art and excitement as we celebrate the awesomeness that is Brooklyn!

Participating artists include: Jeff Faerber, Alicia Papanek, Edgartista, Andrew Menos, Robert Servo, Liuba, Jess Ruliffson, Marissa Olney, Leslie Kenney, Carla Cubit, Steve Sandler, Robin Grearson and more!

Any questions about this or future shows, please send e-mail to: amfquestions@gmail.com