viaggio

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11/12/11

63. Miami, foto e beach birds!

Chi ha letto i precedenti due post su Miami sa un pochino quanto difficili e stancanti siano stati i miei giorni a Miami per la Fiera. Solo gli ultimi due giorni mi sono però potuta veramente rilassare, godendo il clima fantastico (29-30 gradi e secco!) di questo luogo tropicale, la sabbia bianchissima e facendo dei bei bagni nell'oceano e in piscina, in questa stagione insolita (certo che lì non sembra davvero di essere in periodo natalizio, anche se qua e là ci sono decorazioni tra le palme! ).

Non è stato facile anche godersi tutto questo ben di Dio perché purtroppo la mia relazione sentimentale pazza da un capo all'altro del mondo è spesso causa di molto malessere e poco benessere, e di tutto ciò devo confessare che ne sono anche stanca e delusa. Però è stato bello passare gli ultimi due giorni al Catalina Hotel in South Beach, suggerimento datoci da Marilyn, dove per un prezzo irrisorio (ma è pazzesco, per questi servizi strepitosi in Italia avremmo pagato centinaia di euro a notte e lì solo 35 dollari a testa!) avevamo spiaggia privata, teli e sdraio, due piscine, di cui una sul tetto con i vaporizzatori, free drinks, airport shuttle, fre wi-fi ... e una camera bianca e rossa da urlo con tanto di big tv al plasma. Questo è un aspetto dell'America che mi diverte, tutto è big e molto spesso tutto è alla portata, basta prenderlo o a volte cercarlo.
Ma bando alle ciance, ora vi metto un po' di foto, et voilà!




















 My feeding birds performance...!









10/12/11

62. Art Basel Miami Beach ... il quasi arresto e la delusione dagli italiani

Continuo a ricevere messaggi curiosi che vogliono sapere come è andata a Miami e che cosa ho fatto ... Ed eccomi qui a raccontarvi tutto e a mandarvi un po' di immagini. Sono stati 9 giorni di fuoco, di emozioni, di delusioni e di fiamme, per fortuna finite e ritemprate da un bagno fantastico nell'Oceano e dagli ultimi due giorni di sole rigenerante.


Devo riconoscere che sono partita per Miami con l'idea di fare una performance piuttosto semplice ma anche piuttosto 'disturbante', sebbene ironica o forse nemmeno tanto ... diciamo che mi interessava enormemente fare un'azione che mettesse in risalto il carattere effimero e piuttosto schiacciante del sistema dell'Arte con l' A maiuscola, quello del potere, dei tanti soldi e delle gallerie superstar, che è rappresentato forse con la potenza più esplicativa proprio ad ART BASEL MIAMI, che a detta di tutti sta diventando - o è diventata - il polo catalizzante di tutta la cream del mondo dell'Arte. Quasi ancor più dell'Armory Show e della stessa Art Basel, mi dicono. Diciamo che volevo usare Art Basel Miami Beach come materiale del mio lavoro e come paradigma di un sistema potente e spesso effimero in sè stesso.
Però già prima di partire sapevo che questo lavoro che andavo a fare poteva essere un po' disturbante, e che potevo essere bloccata o interrotta dopo poco ... ma dato che il caso e la sorpresa e il contesto sono alcuni degli ingredienti fondamentali del mio lavoro e ciò che mi interessa approfondire, sono partita ugualmente allo sbaraglio ...



 
Vi ho già raccontato nel post precedente del nervosismo galoppante, della stanchezza allucinante e dell'arrabbiatura del viaggio, e di come sia arrivata alla casa in cui ero stata invitata dagli italiani con i nervi a fior di pelle. Mi ero portata dei lavori piccoli in valigia, attentamente imballati, e dei video, da esporre in questo spazio americano (è molto grande, mi avevano detto, porta tutti i lavori che vuoi e i video!) e poi mi sarei dedicata alla mia performance a a vedere le mostre in giro per Miami. Forse sarebbe arrivato anche Mario da Montreal, avevo piacere e paura al tempo stesso di vederlo, anche perché non sapevo bene nemmeno io dove avrei dormito e in che situazione, a parte i giorni in cui sarei stata accolta calorosamente da Marilyn.
Non vi sto a tediare col racconto catastrofico dei primi tre giorni, la persona che mi aveva invitato aveva fatto un sacco di casini e tutto era diverso da ciò che mi aveva detto. Ho vissuto delle emozioni tristi e interiormente faticose. Problemi con l'ospitalità e problemi con lo spazio della mostra. La situazione non mi piacque affatto, e nemmeno mi interessava più, così decisi che non valeva la pena esporre con loro e di dedicarmi solo alla mia performance e a qualche giorno di vacanza. In realtà ero arrabbiatissima sia con loro che con me per questa situazione, con loro perché mi avevano dato informazioni vaghe e piuttosto diverse dal vero, con me perché sono una entusiasta e credulona, e avevo aderito a qualcosa di cui già i giorni prima della partenza avevo 'nasato' che era organizzata poco bene.

Sembra che in America il sistema dell'Arte sia sia abbondantemente ripreso dalla breve crisi dell'anno scorso e tutta Miami si è riempita di ricchissimi collezionisti con yacht e aerei privati alla caccia di acquisti forsennati. Ed è pazzesco come tutti, chiunque, in ogni dove, cerchi di esporre e di tentare la fortuna che qualche 'buyer' gli compri a peso d'oro le sue opere ... E' impressionante e forse un poco nausenate, durante Art Basel, oltre alla Fiera principale al Convention Center, c'erano ben altre 22 fiere ... Oltre a queste 22 Fiere, Art Basel, arte pubblica sparsa nella città, c'erano caterve di loft e capannoni industriali nella zona di Wynwood - che è il nuovo quartiere delle gallerie, prima chiamato 'design district', e in cui era situato lo spazio dove avrei dovuto esporre anch'io - con ogni tipo di artisti, di opere, di pastrocchi, di kitsch, di opere di dimensioni monumentali, di saltimbanchi e imbianchini, tutti a cercare di farsi vedere e di esporsi ed esporre e poter farsi comprare.
Certo, alcune cose belle le ho viste - eccellente soprattutto lo spazio enorme della collezione Margulies, davvero incredibile, sia per le opere, sia per la location, sia per la cura dell'esposizione. Lì mi sono davvero emozionata. (guarda il sito)
"Marty Margulies has collected one of the most expansive and impressive collections of contemporary art in the world. Although the warehouse does not look like much from the outside, inside it houses not only an immaculate collection of sculpture and installations, but an archive of photography and priceless pieces.
Any art lover will recognize everything from Barry McGee to original Jasper Johns. The most impressive thing about the Margulies Collection is the diversity and foresight. They have large scale installations, paintings, video art dating back into the eighties before the movement. Sometimes they even have performance pieces on display"


Ho naturalmente visto altre opere ottime e altre buone, sia nella Fiera che in altre location, però l'impressione generale è di un grande luna park divertimentificio e macchina-per-spremere-i-soldi che mi ha lasciato estremamente perplessa, o irritata o abbacchiata, come se ci fosse una ruota del lotto che premia alcuni artisti e altri no, e dove chiunque può prendere delle lastre di plexiglass, metterci degli scarabocchi, dire che è arte e trovare chi le compra a peso d'oro. Beh, forse esagero, ma spesso la sensazione è questa qui e anche nella fiera principale, con gli artisti già affermati. Basta vedere lo stand di Gagosian, o delle altre few top galleries, pieno zeppo di gente come se si fosse nel quartier generale del Presidente o a colazione da Tiffany, per vedere che il valore delle opere esposte è per lo più dato dal plus valore di chi le espone ... non è certo una novità, si sa come funziona il sistema dell'Arte - e non solo quello dell'arte - e non ho scoperto l'acqua calda, ma vedere tutto ingigantito in quelle dimensioni è come avere una grande lente di ingrandimento, e vedere davvero bene ...

E' in questo turbinio di emozioni e di sentimenti (accentuate anche dal fatto che Mario era arrivato ma come al solito litigavamo tutto il tempo per cose banali ed ero come se fossi esasperata da tutto e da tutti ... ) che arrivò il giorno in cui avevo deciso di fare la performance: il sabato, giorno di un'affluenza inverosimile.
Avevo già fatto il sopralluogo il giorno dell'opening, e avevo deciso che avrei cominciato la performance nell'ingresso della Fiera e nella Hall dove la gente passa prima di accedere agli stands veri e propri. Questo per una questione logistica di struttura, di materiali e di funzionalità.



Ho deciso di portare a Miami, per completarlo ed esaltarlo, il nuovo lavoro che avevo cominciato questa primavera nella rassegna di performance alla Naba curata da Marco Scotini e Giacinto di Pietrantonio: costruire una ragnatela di fili invisibili che avvolge cose persone e spettatori, visualizzando in questo modo il labirinto del sistema dell'Arte e la sua capacità di prenderti nella morsa, e magari imprigionarti, oppure  bloccarti i movimenti ... Un filo invisibile come invisibile è il web dell'Art System, invisibile ma a volte asfissiante come una ragnatela.. .

Ho cominciato a tessere questa ragnatela legando il filo alla colonna dell'ingresso, per poi andare avanti e, ad altezza busto perché non fosse pericoloso, dipanare la matassa coinvolgendo architettura e persone.
Ma non feci che poco più di mezzo minuto che una guardia mi si scagliò addosso prendendomi il filo e strappandolo coi denti gridandomi se ero pazza.
Allora delicatamente mi diressi all'indietro verso il primo grande atrio dell'entrata e lì ricominciai a tessere la mia ragnatela legando il filo a un altra colonna e procedendo tra la gente, quand'anche qui fui interrotta da un guardiano e poi a raffica arrivarono lo show manager, un poliziotto, una direttrice della sicurezza e non so chi altro, gridandomi come forsennati che ero pazza e che mi avrebbero portato in prigione ... Io gli dissi che era una performance ... loro diventavano sempre più aggressivi, erano fuori di sè come se io fossi un attentatore con una bomba pronta ad esplodere addosso ... C'era una guardia in particolare che mi guardava con due occhi pieni di odio, e diceva che voleva portarmi in prigione per quello che avevo osato fare ... (vi rammento che mi hanno bloccato dopo nemmeno un minuto).








Era un po' come Davide contro Golia, the "Big System" che si scagliava contro di me. Una macchina gigante che si scaglia contro un micro elemento che gli dà fastidio. Certo, forse in fondo in fondo avevano ragione, forse poteva creare scompiglio (è ciò che volevo, no?) o forse anche poteva essere pericoloso (però ero conscia di stare bene attenta) ma esemplare è stato il commento della mia amica Marilyn, che era venuta per vedere la performance e che la sa lunga, in quanto vive a Miami da più di 30 anni e ha diretto un importante albergo: questa fiera fa girare SO MANY MONEY che non possono nemmeno concepire che succeda un minimo incidente o un fuori programma, perché avrebbero dei guai di immagine che farebbero finire questo bengodi ... (questo è il succo di ciò che ci ha detto, tradotto con parole mie).
Quando finalmente mi hanno 'liberato' e lasciato uscire dall'edificio, la guardia più cattiva mi sibilò: e se tu o i tuoi amici (nel frattempo avevano visto il cameraman e Mario che faceva le foto e Marilyn che mi difendeva) osate farvi rivedere dentro THIS BUILDING, you will go to prison immediately!
Il giorno dopo, quando la Fiera non c'era più, tornai all'edificio, e ho tessuto una ragnatela di fili invisibili nel quale sono stata imprigionata ...




All the photos: 
Liuba, "The invisible web of the Art System", performance, 2011 (photo credits: Mario Duchesneau)


Naturalmente nascerà anche un video da tutto ciò. Un brevissimo, ma intenso video (quando il cameraman mi manderà il 'minuto' di riprese - perché è dovuto partire subito ... altro problemino che mi stressa, non avere nemmeno le riprese ... però ho tante foto ... e il video sarà anche con le foto ... )






Se volete sapere i precedenti della partenza, la decisione improvvisa e il viaggio allucinante, leggete il post precedente

61. Decido di partire per Miami all'improvviso ...

Ovvero, non proprio all'improvviso, è un po' che mi ravanava nel pensiero l'idea di andare a fare una performance ad Art Basel Miami Beach. Già dall'anno scorso, quando ero in procinto di partire per New York, pensavo di passare prima per Miami, ma poi ho ritardato e sono partita per New York il 15 dicembre.
Anche quest'anno contavo di partire per New York addirittura a novembre, poi però si sono succedute una serie di cose piacevolissime e importanti in Italia per cui continuavo a rimandare la partenza, fino a che non ho visto che era meglio dedicare ancora delle energie per impostare totalmente i due grandi progetti italiani che ho in cantiere a Genova e all'Aquila, e poi stavolta mi sembrava importante fare il Natale con i miei, soprattutto con mia mamma che non è stata molto in forma negli ultimi mesi.

Quindi, avevo circa abbandonato l'idea di andare a Miami per Art Basel perché ritardavo la partenza per New York, quando una giovane gallerista artista conoscente di Milano mi informa entusiasta che loro sono un gruppo che vanno a Miami a preparare una grande mostra durante Art Basel, che dovevo venire anch'io, che la galleria americana dove si sarebbe esposto era grandissima e che potevo portare molti lavori oltre ai video ecc ... Loro partono, io lavoro come una pazza per capire se posso trovare il tempo di andare a Miami, inoltre sto lavorando part-time insegnando in una scuola e almeno sino a Natale dovrei andare avanti ... decido tutto in un lampo. L'idea è questa: chiedo un paio di giorni di permesso, vado a Miami, faccio la mostra con gli italiani nello spazio americano, faccio la mia performance ad Art Basel - che avevo già in mente - sto dalla mia amica Servas Marilyn che abita in un lussuoso attico sulla spiaggia di surf side per qualche giorno di riposo, e poi torno, finisco ciò che devo fare e poi riparto per New York dopo le feste. In tutto ciò Mario potrebbe anche raggiungermi da Montreal ...
Detto fatto deciso. Prenoto l'aereo che mancano pochi giorni all''inizio di Art Basel, e comincio una preparazione frenetica. Per aumentare la mole di lavoro vengo invitata pure a una mostra importante che si terrà a Torino a metà dicembre (e di cui non vi anticipo nulla ... !) a cui, dopo varie riflessioni, decido di partecipare ma solo con il video di un lavoro nuovissimo, che doveva essere finito prima di andare a Miami poiché al mio rientro non ci sarebbe stato tempo per montarlo.
Ho cavallato come una forsennata (a tutto aggiungete due giornate full time di insegnamento mattina pomeriggio e sera che mi succhia una certa qual dote di energie) per riuscire a partire, aiutata però dal prezioso aiuto delle mie giovani collaboratrici con cui sto condividendo una parte del lavoro logistico e comunicativo. Non avevo nemmeno il tempo per pensare e per organizzare lo stare a Miami. Sapevo che potevo stare nella casa che gli italiani avevano affittato e poi sarei stata da Marilyn.

Ma pochi giorni prima della partenza divento nervosa. E' tre giorni che non ricevo più e-mail da Miami, e non mi hanno comunicato nemmeno l'indirizzo di dove andare. Mi arrabbio tantissimo e divento ancor più nervosa quando prima di partire per Miami non ho nemmeno un numero di telefono di dove loro sono alloggiati, nè un indirizzo, nè un cellulare americano. E ovviamente al numero di cellulare italiano che ho nessuno risponde ...
Io non ho mai attraversato l'Oceano per pochi giorni, la mia filosofia è portare il lavoro ovunque e vivere per qualche periodo nel luogo del mondo dove vado. Invece ora partivo per 9 giorni, chi me lo fa fare, e in più vado all'aereoporto senza sapere nemmeno dove andare a dormire, mannaggia aver dato retta a quella gallerista lì, che già sapevo che era un po' svampita e con la testa fra le nuvole ...

Manco a dirlo, dato che partivo stressata come un violino, ho fatto il viaggio aereo peggiore di quelli che avessi mai fatto, con scalo straordinario a Dublino per guasto al carburante, ritardo nell'arrivo a New York, corsa per prendere la coincidenza per Miami, smarrimento del bagaglio (che non ha preso la coincidenza per Miami).
Sono arrivata all'aereoporto di Miami dopo circa 20 ore di viaggio, non aver dormito, 6 ore di fuso orario di differenza, e il bagaglio smarrito che sarebbe arrivato nella notte ... 'A che indirizzo dobbiamo mandarlo? - mi chiedono quelli del luggage care, io comincio a piangere come un'isterica perché non ho il mio bagaglio, e non so l' indirizzo in cui devo andare (e beninteso, piango come un'isterica perché ho i nervi a pezzi del non aver dormito e dell'essere in viaggio con tre scali in 3 città dalla mattina alle 6, e non reggo, non reggo proprio la mancanza di sonno, il cervello mi scoppia, piango come un'isterica e tratto tutti male). Faccio un sms di prova al cellulare italiano della gallerista italiana che come per magia finalmente risponde dandomi l'indirizzo di quella casa e un telefono di riferimento. Prendo un taxi e li raggiungo, senza la mia valigia, a quell'indirizzo, furente come un furetto, stressata come un anguilla e stanca come un pesce ...

05/11/11

60. Torino, Artissima, Pensieri notturni piovosi

Quando arrivo a Torino, sempre e da molti anni mi prende spesso quel senso di leggera tristezza, e noia, ed eleganza e grigiume, che sembra appiccicato alla città. Non me ne vogliano i Torinesi, ci sono degli angoli così romantici e poetici in questa città, e le proposte culturali, specie nel campo dell'Arte, le trovo le più interessanti d'Italia. Però ogni volta sento queste sensazioni di 'squadratura' e di malinconia, che mi catturano e mi danno il mood. Al tempo stesso qui mi sento spesso piuttosto rilassata, e pure silenziosa (it's true..!).

Sono arrivata per vedere Artissima e tutte le mostre in giro. Come al solito sono nella principesca dimora di Flavia, una tipica casa nobile torinese con soffitti altissimi, decorazioni, cortili meravigliosi. A Flavia piace che vengo a Torino per Artissima e sto da lei. E' un piccolo appuntamento per vederci e aggiornarci di anno in anno. E a me piace stare da lei, vederla, incontrarla, e poi anche stare da sola in questa casa bella e un po' vuota che lei generosamente mi lascia quando il sabato va in campagna nell'altra casa. E' da due giorni che piove. Piove a dirotto ed è al tempo stesso buffo e triste. Chissà perché mi è venuta in mente quella poesia di D'Annunzio (come si intitolava? A sì, la pioggia nel pineto mi sembra) dove la parola piove si ripeteva di continuo, quasi a ripercorrere ed imitare il ritmo incalzante della pioggia. E in questi due giorni è così, piove, piove a dirotto, piove sulle tamerici, piove sui pini, piove piove, piove sui viali rettilinei, sulle foglie già cadute, piove su Ermione,  piove sui nostri volti silvani, piove piove. Pioveva che Dio la mandava quando sono andata a vedere 'The Others' alle carceri nuove. Mi aspettavo una mostra nelle carceri, invece era proprio un'altra mostra-fiera, con delle gallerie o associazioni che esponevano in ogni cella.

Inquietante il posto, tetro, deprimente. Grigio sporco e bianco noia. Le pareti trasudavano sofferenza. Entrare dentro le carceri e vedere arte dentro le celle era un'emozione forte, quasi surreale, forse l'operazione è troppo effimera, forse giusta, non so. So solo che, complice la pioggia, complice Torino, complice la pacatezza e il relax di una giornata autunnale dove mi sono sentita tutto il giorno introversa e silenziosa, ho girato con strane sensazioni dentro, e mi sentivo come una bolla in mezzo a tanta gente, e non avevo voglia di parlare con nessuno.
Ho visto dei bei lavori (non male "The Others", belle mostre in gallerie in centro) e a Torino vedo spesso qualità. Solo che quando ero nelle carceri, forse complice l'atmosfera e l'energia che emanava dai luoghi, non potevo, come a volte comunque da sempre mi accade, non domandarmi che senso ha fare arte, crederci, lottare, proseguire, come faccio da tanto, quando moltissimi altri fanno opere, molti fanno opere buone, moltissimi fanno di tutto, c'è un invasione di opere, e allora ma che senso ha farle tu ti dici ... e mi viene un po' di nausea, e poi mi dico che in realtà proprio per questo faccio sempre meno 'opere' ma mi interessa lavorare a progetti sui luoghi, sulle persone, usando il corpo e la vita. Poi mi va bene esporre il video, far vedere il video come opera, intanto perché è irreale, e poi perché comunque il video, seppur opera, parla di un'opera che non c'è più, la performance, il caso, la gente e l'accadere di quel momento. Questo pensavo andando in giro per le carceri, e poi per Torino centro stasera, alla ricerca delle gallerie e dei mille opening (ma a Torino mi disoriento sempre, è così squadrato che tutto mi sembra uguale, e non è mica come New York, dove le vie sono numerate per numeri, così sai sempre in che posizione sei e da che parte devi andare - certe volte adoro la semplicità pratica e geniale degli anglosassoni!).
Quindi, tanto per sfarfalluzzare in questa tarda notte mattina - sono tornata a casa dal mio giro in solitaria, Flavia è via e sono da sola nella casa silente dai soffitti alti, la pioggia continua a battere e a scrosciare, ed io non ho sonno, sono sveglia e sono ispirata, potrei andare avanti per ore, e forse questo scrivere mi sembra più importante che fare le opere ... ma insomma, faccio arte col sangue e con la pancia da quando non ho potuto fare altrimenti, comincio ad essere a volte schifata (comincio??:::), dell'iper produzione, del mondo dell'arte, del parlarsi addosso, del farsi la bocca larga che molti hanno solo perché devono esporre o curare o mostrare qualcosa, e quante opere, quante idee, quanti tentativi, quanti soldi, non so, non so più proprio, se l'arte è proprio una 'missione' come a volte mi sento dentro, o invece non sia forse solo e soltanto una perdita di tempo ... Però l'altro giorno al Lumierè ho visto La frase che penso da tanto e mi sono segnata: "La cultura non è un lusso, è una necessità".
Con questo dubbio amletico forse è giusto che me ne vada a dormire, domani vedrò Artissima (manco ne ho voglia di andare nel caos, ma un filo curiosa lo sono - è che queste fiere mi cominciano a stufare) e sarebbe il caso che non arrivi lì alle tre del pomeriggio.

59. Bologna

Ma perché (e voglio proprio cominciare con la doppia congiunzione!), ma perché quando arrivo a Bologna, nonostante non mi manchi più, mi sento sempre a casa? Ma perché, ma perché, anche stasera, in cui ho fatto una scappata (facendomi quella quarantina di chilometri per scendere dall'Appennino) per vedere una performance e un film-documentario artistico, ho respirato il sapore della cultura, dell'introspezione e della cultura alternativa, che per tutti i 13 anni che ho abitato là mi ha nutrito e plasmato? Ma perché, ma perché a Bologna incontro sempre le persone che conosco, anche se era una sacco di tempo che non ci facevo una serata? Beh, questi i misteri dei luoghi, e dell'affetto.
Al Lumiére ho visto un film documentario sul lavoro di JR che mi è piaciuto molto.Sono sempre più convinta che l'arte deve uscire dal museo e andare per strada ... come sta facendo lui, e come, nella mia modalità, sto facendo anch'io da anni.

03/11/11

58. Le foto del laboratorio "Corpo, performance, conoscenza di sè"

Ho caricato le foto del corso di performance che ho tenuto all'Associazione Culturale Geart a settembre, qui nel borgo delle Ronchesane dove abita Danusia e dove sono ancora adesso (vi avevo scritto che ero venuta per le feste del Capodanno Celtico nel post precedente! (leggi).
Le foto le avevo fatte con la macchina di Danusia e la cartellina è rimasta qua ad aspettarmi, visto che Dani non ama aggeggiare col computer e d'altronde non c'era fretta di archiviarle. Le foto le ho fatte ogni tanto nel corso, in pochi momenti, perché generalmente ero concentrata su ciò che stavamo facendo. Per cui non vedrete le diverse fasi del corso, ma solo qualche spiraglio. Sono riuscita a fare abbastanza foto invece durante la costruzione dei vari lavori: durante le performances le foto le ha fatte Danusia, poiché io facevo le riprese.
Intanto vi presento le nostre mascotte:

i 6 meravigliosi cuccioli di Trilly
davvero adorabili e indimenticabili (già ora i cuccioletti non ci sono più perché sono stati tutti adottati, è rimasta Trilly che è un cane che adoro (mentre di solito io sono una gattara) e mi accompagna sempre a fare lunghe passeggiate, mentre ora che sto scrivendo russa sul divano facendo ogni dieci minuti puzzolenti scoreggine ...



Ed ecco qualche foto del laboratorio:

Alfredo in un atteggiamento inequivocabilmente meditativo ...












Nadia in incubazione nel paesaggio ...

Daniele che desiderava l' "upside down" per tutto ...

Danusia che nutre le piante ...
e tutti noi ...
  La preparazione di Daniele è lunga e laboriosa ...




















Con Nadia proviamo, parliamo e fotografiamo tutto insieme ...



cominciano le performance ...








Giada partecipa come performer al progetto di Alfredo ...












e poi abbraccia i cucciolotti! ...













per vedere più foto guarda la pagina facebook dell'evento: 

02/11/11

57. Il Capodanno Celtico sull'Appennino Bolognese

Dopo un paio di mesi veramente pieni densi laboriosi faticosi diciamo pure stressati seppur felici, dove ti sembra di boccheggiare a volte dall'ansia delle cose che devi fare e da quelle che aspettano di essere fatte, dove come al solito ti trovi a gestire in contemporanea diverse identità, ruoli e profili, per far quadrare tutte le esigenze della vita quotidiana, artistica, familiare, personale e sociale (...ora posso prendere il respiro...) approfitto del ponte lungo per andare da Danusia sugli Appennini e fermarmi là alcuni giorni, in questo luogo che ho visto nascere e che ora è una bella associazione culturale e comunità di persone che vivono nel borgo di pietra in mezzo alle colline e ai boschi. Sono venuta qui per la festa delle streghe e il capodanno celtico, ma soprattutto per vedere gli amici e respirare, e fermarmi in pace per alcuni giorni.


Si sente che la bella stagione è finita, e con lei i raccolti e con lei le uscite e il riversarsi esplodendo fuori, e comincia il tempo in cui aggrovigliarsi nel calore della calma e della riflessione, rannicchiandosi davanti al fuoco e aspettando di maturare il seme per una nuova primavera.
Forse per la prima volta sto apprezzando questo tempo dell'anno che spesso considero il più triste e novembre il mese che meno sopporto, col suo bigio e grigio, e con la sua inarrestabile discesa che porta altro freddo e altro buio. Invece ora la sto vedendo da un punto di vista diverso, godendo di questo malinconirsi della natura e di questo chietarsi delle cose, in preparazione al ventre dell'inverno. Sento la poesia del ritrarsi della natura e ne seguo le sue orme, sintonizzandomi sul ritmo meditativo dell'autunno e dei suoi colori tenui seppur caldi.
Oggi leggevo qualcosa in più sul capodanno celtico, domandandomi perché i celti mettevano l'inizio dell'anno  in un momento non di rinascita ma di discesa ... e ho capito la simbologia del ritirarsi per l'inizio dell'inverno e in questo vuoto del ritirarsi è insito il potere che creerà il prossimo fiorire, e da questo declinare nasce la forza del nuovo e così comincia per i celti, comincia proprio qui il nuovo anno.

Sto facendo passeggiate, condivisione, natura e lavoro, con calma e pace. So che questi sono un po' anche i miei luoghi e so che prima o poi anch'io avrò una casa in campagna. Più cresco più il mio bisogno primario è respirare bene e vedere belle cose davanti agli occhi. Ora ho ancora bisogno di viaggiare parecchio prima di sistemarmi una fissa dimora  - poiché quella di Milano, seppur carina e a poco a poco plasmata sulle mie energie,  è una casa che considero di passaggio e non nel luogo dove vorrei mettere radici - ma quando, mi dico, è necessario mettere radici? e se le radici sono nel mondo tutto intero? la risposta ancora non la so, perché sono sempre in balia di queste doppie esigenze e predisposizioni: al viaggio e allo stare, al muoversi e al restare, al movimento e alla quiete.

56. Omar Calabrese, Marco Senaldi e Steve Jobs: due articoli e un discorso

Ciao, desidero condividere con voi due articoli interessanti e un discorso, tra ciò che ho letto sul web in questi ultimi tempi.
Enjoy!

Intervista a Omar Calabrese
http://www.visual-studies.com/interviews/calabrese.html

Omar Calabrese è stato mio professore al DAMS di Bologna e mio relatore di tesi in Semiologia delle Arti. Ho lavorato molto bene con lui e lo stimo molto.

"• Spostiamoci adesso su un altro binario. Lei ha detto che l’opera d’arte per sua natura contiene in sé l’istruzione per il proprio uso. Cosa facciamo con le opere d’arte che proprio neccessitano di spiegazioni fuori della loro forma e fuori del loro contenuto?
— Questo concetto non appartiene a me, ma allo storico d’arte francese che considero il mio maestro - Hubert Damisch. Lui si è sempre occupato di ciò che aveva chiamato l’oggetto teorico dell’arte, ovverosia qualunque opera non è solo accompagnata dalla propria critica, esterna all’opera, ma contiene degli elementi che ne costituiscono l’architettura e che non possono non partire da qualche teoria. (continua a leggere...)


L'altro articolo che vorrei segnalarvi è scritto da Marco Senaldi, intellettuale che stimo molto nel panorama del mondo dell'Arte Contemporanea e pensatore sottile e acuto. L'articolo è pubblicato su Flashartonline, si intitola "Steve Jobs tra mito e realtà" e riflette in maniera molto interessante sulle tendenze ipercelebrative della nostra epoca attuale:

"Da qualche anno si registra un accrescimento dell’effetto “No more Vincent”.Ovvero: solitamente la dipartita di uomini importanti era salutata con un “coccodrillo” e poco più, e a volte nemmeno quello (come nel caso di Van Gogh), così che il lavoro di riabilitazione era affare delle generazioni seguenti. Ma, siccome beccarsi rimproveri postumi (del tipo “Come è stato possibile che voi, suoi contemporanei, non vi siate accorti che era un genio?”) non piace a nessuno, oggi si assiste al fenomeno opposto: appena scompare un famoso si provvede a una deificazione istantanea.



Comunque, sempre a proposito di Jobs, condivido con voi il video del discorso ai neolaureati dell'Università di Standford. E' bello da ascoltare, conciso, vibrante e vero. Mi è piaciuto e, seppur lo avrete sentito una miriade di volte in questo periodo di commemorazione, mi piace salvarlo qui sopra e conservarlo.

http://youtu.be/oObxNDYyZPs









http://www.visual-studies.com/interviews/calabrese.html

19/10/11

55. La mostra ad Art Verona e riflessioni varie

Sdraiata al parco. Domenica. Mi godo il non far niente. Sono così stanca che non ho nemmeno voglia di chiamare le persone care. Sono rientrata ieri da Verona. E' stato bello, mi sono divertita e pure 'lusingata', ho respirato aria buona e goduto i riflessi romantici della città sul ponte pietra, vicino a dove abitavo, ospite di una simpaticissima servas (vi ho già parlato di servas e non lo rifarò qui!). Verona è stata affascinante, coi suoi riflessi di luce sinuosi e romantici sulle rive del fiume, su cui si levano i ponti e il castello. Un fascino sensuale e ossigenante mi ha trasmesso questa città, quasi fosse una delicata sirena respirante sull'acqua.

La mostra curata da Cecilia Freschini intitolata 'The Mystical Self" era molto bella e anche ben allestita, con una serie di grandi schermi al plasma collocati circolarmente, in cui era possibile vedere in contemporanea tutti i lavori presentati in mostra. Il mio video ha riscosso molto successo e naturalmente sono contenta. Le fatiche che ci sono dietro a tutti i miei lavori sono molte, ma in particolare questo video è stato frutto di una preparazione di due anni per la performance e la sua organizzazione (poichè tra l'altro era vista in streaming in diretta in una serie di gallerie nel mondo espressamente e pubblicamente collegate all'evento) più quasi un annetto per il montaggio e la regia del video finale, che è un'installazione a due canali, qui presentata in un monitor solo, per ovvi motivi di logistica. Mi piace comunque lo stesso, il lavoro visto con il monitor diviso nei due canali dei due video. Per cui fa molto ma molto piacere avere apprezzamenti, stimola e aiuta a proseguire. La strada come sappiamo non è facile, e a volte impervia, ma la gioia e il piacere che se ne ricava è impagabile. In particolare mi ha commosso una giovane artista che è rimasta così toccata dal mio lavoro, cogliendone il nocciolo, che mi ha contagiato con le sue emozioni e il suo entusiasmo, e la ringrazio, ripagandomi delle mille fatiche che questa 'scelta vivendi' comporta, scelta vivendi che è comunque necessaria come l'aria che respiro.

Inoltre a Verona è stato un tripudio di cene mondane ed eventi, che ci volevano, dopo la vita austera di questo mese a Milano (è strano, quando sono a Milano, poiché - lo ammetto - mi annoia quasi tutto quando esco nei locali, faccio a volte una vita quasi da eremita, passando la maggior parte del tempo a lavorare in studio e un paio di giorni alla settimana a insegnare). E' anche per questo che ci torno, ci sto un po' e poi me ne riparto di nuovo, come dovrei fare anche quest'inverno.
Mi sto accorgendo che ho parlato di 'vita da eremita' a Milano sotto alle foto della performance sulle religioni ... mi fa quasi strano. Non è questo il luogo dove trovare riferimenti su questo lavoro (ci sono due bellissimi testi critici, uno di Luca Panaro e uno di Mark Bartlett che potete trovare qui o uno dei tanti comunicati qui), però posso dirvi che ho cominciato a lavorare a questo progetto molti anni fa, anche perché mi interessa molto il lato spirituale della vita. A volte, o forse spesso, mi sento e sono molto mistica, e ho sempre ricercato molto in varie religioni e vie spirituali, accettandole tutte e trovandone le affinità nelle verità essenziali dell'uomo (ed è uno dei motivi per cui è nato questo progetto).
E devo dire che in un certo qual modo, e dico forse una parola grossa, ma me lo perdonerete vero? (e poi qui in questo blog sono onesta, ormai lo sapete), in un certo qual modo, dicevo, per me fare arte e perseguire questa via è quasi una missione, o comunque lo svolgimento del mio pieno senso dell'esserci al mondo ... Ve l'avevo detto che erano un po' di parole grosse, però sono vere, e mò ve le beccate. E' proprio così, per me l'arte è qualcosa di molto profondo e un modo, modesto, limitato, imperfetto, che ho di dare qualcosa al mondo e agli altri. Sì, una vera e propria missione ...

Sono parecchio stanca oggi, anche perché ieri mattina sono partita da Verona in tutta fretta (certo, ho potuto dormire sino alle 10, cosa per me essenziale, però avrei voluto girovagare un po' di più per i colli della città, visto la splendida giornata e visto che era sabato), sono piombata in autostrada e ho dovuto affrettarmi per arrivare a Milano alle 2 del pomeriggio, in tempo per iniziare la mia lezione di Storia dell'Arte all'Istituto Paolo Frisi, sezione serale. Sebbene insegnare mi piaccia anche, almeno nella sua dinamica di trasmettere cose che amo alle persone e nel lato umano della questione, sono totalmente insofferente per ogni burocrazia e ogni orario, e non riesco a resistere a lungo, e in un modo o nell'altro, mi allontano sempre dalla scuola, perché seppur un po' di dindini mi fanno comodo, non riesco a sentirmi limitata della mia libertà, e inoltre il bisogno di viaggiare e di spostarsi nel mondo è anche lui, così come l'arte, importante come l'aria che respiro.
(E letteralmente sempre più spesso parto perché i miei polmoni hanno bisogno di respirare un'aria migliore di quella milanese, che riesco a tollerare per un massimo di una settimana tutta di fila ... per esempio: l'altra settimana ho lavorato un casino e poi mercoledì me lo son preso libero e ho girovagato verso i laghi scoprendo una sponda del lago di Monate meravigliosa, ho fatto il bagno, mi sono rilassata, ho respirato, letto, parlato, e poi sono rientrata a Milano, contenta della mia dose di buon respiro settimanale, e pronta per durare un'altra settimana - e poi, tra un po', però, ritornare a New York.

04/10/11

54. Compleanno blog!

So che ormai è passata la mezzanotte, e siamo già il 5 di ottobre adesso, ma per me è ancora 'oggi' ossia martedì 4 ottobre e ... mi sono accorta che oggi il blog compie un anno!!! L'ho cominciato esattamente un anno fa, il 4 ottobre 2010 ... beh, auguri blog! Che poi più che il blog è passata la vita, incontri, emozioni, storie, arrabbiature, pratiche, progetti, estasi, natura, domande, ignoto ... e il blog ha surfato su tutto ciò, a volte entrandoci dentro, a volte sorvolando, a volte dormendo (sì va bene anche sonnecchiare un po', e poi non sempre ho voglia di scrivervi tutto! ... ), a volte dipingendo per filo e per segno.
Un anno è passato e sono moooolto contenta dei progetti che ho fatto, degli inviti che ho avuto e dello sviluppo del mio lavoro, invece a livello vitale sono sempre lì, in bilico tra uno spazio e l'altro, barcollando tra Milano Rimini New York e Canada, pencolando tra relazione attiva e passiva con Mario (abitare nello stesso posto/abitare a 6000 km di distanza ... ), difficoltà a stare a Milano, voglia di scapparci appena posso e amore e odio che mi ci riporta sempre qui. Anche quest'anno sono in procinto di partire per New York e Canada, ancora non so bene come e quando (perché non riesco a preparare un viaggio in anticipo?) anche perché ora ho cominciato questo bel lavoro con gli assistenti e prima di partire vorrei trovare chi potrà starmi vicino anche se lontano e poter contare su collaboratori anche lavorando a distanza se necessario. Sono convinta che ci riusciremo ... mi serve ancora ottobre credo, e poi sto lavorando alla progettazione-realizzazione di 'The Finger and the Moon #3 a Genova (no, proprio no, non vi dico niente in anticipo su questo nuovo, big project!) e al nuovo step dello Slowly Project all'Aquila (sì avete capito bene, proprio lì) ...
E in questo giorno di compliblog vorrei ringraziare tutti voi, pochi o tanti, vicini e lontani, fedeli o saltuari, che mi seguite in questo blog, e so che il vostro sostegno sottile e impalpabile ma reale mi permette di andare avanti. Questo mio lavoro è dedicato proprio a voi.

"Oscillazioni", performance, 1998

Un bacione
Liuba

P.S. Mi è venuta fuori, d'istinto, questa foto da aggiungere al post, perché mi sembra che ci azzecchi proprio tanto con quello che stavo dicendo, e col compleanno e col ringraziare ... ed è la foto di una performance che feci nel '98, se non ricordo male, in una rassegna in casa di un collezionista fuori Milano. Era ancora la fase delle mie prime performances, quelle fatte davanti a un pubblico guardante (ricordo che questa performance finiva ballando col pubblico ... e cominciava con una farfalla palloncino riempita di elio che adoravo e che avevo trovato ai giardini pubblici - esistevano ancora i venditori di palloncini, ed era solo poco più di 10 anni fa ... !).

53. Il comunicato stampa di Art Verona

In questo periodo sto cominciando a collaborare con degli assistenti, e mi sta piacendo molto ... Oddio, è un gran lavoro questa selezione, perché ho ricevuto un gran sacco di offerte e proposte di persone che desideravano lavorare con me, e leggere i curriculum, fare colloqui e scegliere le persone non è stato facile, e ancora sono all'inizio e ho cominciato provando a collaborare con diverse persone e ciascuna con sue mansioni, ma intanto devo seguire tutto. Ho proprio voglia di non lavorare più da sola e di interagire con più persone. Il mio sogno è costituire un 'dream team' che parte dai miei progetti e poi si allarga, dove tutti hanno le loro mansioni, le loro competenze e i loro compensi. Per ora è molto in nuce, anche perché mancano le ... entrate per poter gestire tutto al meglio, ma ho davvero voglia di proseguire in 'gruppo'. Ho già alcuni collaboratori fidati per quanto riguarda le riprese, elemento fondamentale per il mio lavoro, e quindi già da un po' ho selezionato con chi lavorare. Invece ora sto cercando di avere assistenti per la comunicazione e il web.
E, guardate un po', in queste settimane e a parecchie mani, abbiamo preparato il comunicato della mostra di videoarte ad Art Verona, dove è presentato il mio video 'The Finger and the Moon #2 ... eccolo qui, il primo comunicato che esce dal gruppo 'liubapress'!!!


Dal 6 Ottobre Liuba sarà presente ad ArtVerona e all'Archivio Regionale di Videoarte di Verona
con l'opera video The finger and the moon #2
nella collettiva “The Mystical Selfcurata da Cecilia Freschini


Il video a due canali "The finger and the moon #2" presentato in mostra è un’attenta indagine sociologica nata dalla performance svoltasi nel 2009 in piazza San Pietro a Roma.
L’operazione performativa alla base del progetto è una, la riflessione sulle principali religioni del mondo, evidenziando affinità fra differenti modalità di preghiera. L'abito utilizzato dall'artista, un esemplare unico creato assieme alla stilista Elisabetta Bianchetti, è un vestito in apparenza simile a quello indossato dalle suore cristiane, ma con diversi accorgimenti ‘multireligiosi’ che consentono a Liuba di praticare contemporaneamente la preghiera musulmana e quella ebraica, la meditazione buddista, la spiritualità dei nativi americani e varie posizioni yoga-indù.
Piazza S. Pietro in Vaticano è un luogo insolito per tale tipo di operazione ma dal forte valore simbolico: durante la perfomance romana la polizia ha intimato a Liuba di andarsene perché “non conforme alle giuste norme della preghiera ...”.
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Liuba ha partecipato a collettive e personali in ambito nazionale e internazionale, ha presentato le sue performance ad Artissima Art Fair, PAC Padiglione d'arte contemporanea di Milano, alla Biennale di Venezia, ad Art Basel, The Armory Show a New York, Scope London. Lavora tra Milano e New York.

The Mystical self  è a cura di Cecilia Franceschini curatrice indipendente da anni residente in Cina. Curatrice del padiglione cinese alla IV Biennale di Praga ha curato esposizioni al museo di Verona, a Palazzo Forti, alla Gam di Bologna in gallerie private. Scrive regolarmente su Flash Art International, Exibart on paper, Lobodilattice. Si occupa di arte contemporanea ed economia dell'arte e ha pubblicato libri e cataloghi per le più importanti case editrici specializzate. Vive in Italia e in Cina.


THE MYSTICAL SELF
a cura di Cecilia Freschini

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Doppio allestimento, nei giorni di fiera all’interno del padiglione 7, e dall' 8 ottobre al 6 novembre presso la Sala Nervi della Biblioteca Civica di Verona, sede dell’Archivio Regionale di Videoarte, per questo progetto, nato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Verona, a cura di Cecilia Freschini, giovane curatrice residente a Beijing, esperta di video arte.
Punto di partenza l’idea che anche il fare arte non sia più tanto una questione di significato quanto di essere; con una rassegna che intende coinvolgere e indagare la sfera trascendentale, che inevitabilmente tocca, in quanto persona, l’artista stesso.
Dal 15 al 29 novembre la mostra sarà ospitata presso lo spazio [BOX] Videoart project space di Milano.

Artisti (in ordine alfabetico), opere, didascalie
1.    Resmi Al Kafaji, Armonia degli opposti, 2011, video, b/n, 2’ 40’’
2.    Silvia Camporesi, Secondo vento, 2010, dvd video hd 16/9, color, sound, 4’17”
3.    Matia Chincarini, Divine, 2008, video,1'51"
4.    Hervé Constant, Hang ballet, 2006, video, 4’
5.    Tung-Lu Hung, Nirvana, 2008, video,10'15"
6.    Kensuke Koike, Miracle of Prophet, 2009, video loop
7.    Liuba, The finger and the moon #2, 2009/10, two channel video, 12’38’’ (performance in P.za S. Pietro)
8.    Luca Christian Mander, Echo, 2009, dvd PAL, 2'30”, Courtesy Visual Container (MI)
9.    Moataz Nasr, At death's door, 2009, 3'16'', video projection, Courtesy Galleria Continua
10. Emeka Ogboh, Jos, 2010, video, 9’10’’
11. Ferhat Özgür, I Can Sing, 2008, video, 7’
12. Alessandro Rolandi, Born again? No, I'm not, 2011, video, 6’
13. Masha Sha, My Mother, 2007, b/n, video sound, loop, 6’50’’
14. Zhang Xiaotao, Sagya, 2011, animation, 806, Courtesy Stux Gallery (NY)


ArtVerona - padiglione 7 - Veronafiere
6 - 10 ottobre 2011


Biblioteca Civica - Sala Nervi - Via Cappello 43, Verona
8 ottobre - 6 novembre 2011


 Venerdì 7 ottobre – ore 12  - Talk: “Videoart: simbologia e spiritualità
8 ottobre - 6 novembre 2011


 Intervengono: Erminia Perbellini, Assessore alla Cultura Comune di Verona; Agostino Contò, responsabile della Biblioteca Civica di Verona; Alessandra Arnò, co-fondatore di Visualcontainer; Hervé Constant, artista; Liuba, artista



 

02/10/11

52. Ripresa lenta ...

Riprendo a scrivere nel mezzo del laboratorio creativo e di performance che sto tenendo da Danusia, nel borgo in collina.
Ho lasciato in vacanza il diario o meglio non l’ho portato e mi sono fatta un’estate di super riposo senza niente, o molto poco, di artistico e creativo. (Nonostante i miei propositi e  diversamente da tutti gli altri anni!!).
Ho vissuto gli affetti, la famiglia l’amore e gli amici, ho dato al mio corpo riposo e ozio, bagni e sole, amaca e libri, e non mi sono sostanzialmente mossa da Viserba, avendo voglia di riposo e di stanzialità dopo un anno in movimento in diversi luoghi del mondo. E il non far niente mi è pure piaciuto (ci sono momenti che sono super attivista e non mi fermerei mai …) ed è diventato pure contagioso, quando l’aria calda ti culla e ti riprometti di fare qualcosa ma invece ti dondoli senza far niente sull’amaca della terrazza a vedere il mare e il cielo, e tutto diventa distante e irrilevante.
Però ora ho ripreso con voglia e divertimento ad occuparmi dei miei progetti, a pensarli, a programmarli, a coinvolgere persone, a ricollegare i contatti. Devo riconoscere che ancora non riesco ad entrare nella dimensione creativa del montaggio del video del lavoro di Brema, a cui mi ripropongo da quest’estate di lavorarci. Non mi viene voglia di farlo e proprio non riesco a cominciarlo … mi ci metto, apro il programma,  ma poi mi metto a fare i solitari al computer o surf sul web ogni tre secondi, perché non so da che parte girarmi tra le varie riprese e non ne ho voglia e non riesco concentrarmi e a tuffarmi nel pieno del lavoro (ma d’altronde coi video ho un rapporto così: fatico al massimo all’inizio, non riesco a raccapezzarmi tra tutto il girato, i tagli, i pezzetti, i diversi punti di vista, le possibili mille strade che potrei prendere, e come una lumaca provo ogni strada e segmento, ogni secondo, e provo e riprovo rigirando la materia grezza delle riprese mille volte in lungo e in largo, e ci metto a volte mesi in questa fase, e ogni volta sudo sette camicie. Però poi finisce sempre che entro totalmente nel lavoro, e allora comincio a divertirmi e ad emozionarmi, e anzi è solo in questa fase che riesco a dare forma al video e a imprimerlo delle mie emozioni..e allora mi diverto, e riesco a lavorare come una matta senza scollarmi da lì per tutto il giorno e tutti i giorni.
Per fare bene questo però non devo essere distratta da nient’altro, mentre invece le cose da fare per un’artista oggi sono così tante che non ve lo potete immaginare! … Così ho deciso di trovare un’assistente e ho messo un annuncio e ... mi è arrivata una valanga di curricula, persone, proposte, entusiasmi, e ancora sono qui a scegliere i collaboraotri e a provare alcune cose con diversi di loro. Ma mi sto divertendo un mondo! Sto creando un dream team ... e so che l'unione fa la forza!

Per ritornare al laboratorio di performance che ho tenuto sulle colline nel borgo abitato da Danusia e da Elena, è stata un'esperienza intensa e di molta soddisfazione. Gli iscritti al corso erano pochi ma molto motivati, anzi moltissimo. Ed essere in pochi ha recato anche molto giovamento al rapporto esclusivo che si è instaurato fra noi. Non è che ora vi descrivo il corso - la prossima volta dovreste venire anche voi!! - però vi vorrei dire che con questo laboratorio ho cominciato una serie di corsi specifici sulla creatività e la performance di cui sono molto soddisfatta, perché mi rispecchia fedelmente e perché è qualcosa di unico e personale.
Ho fatto moltissimi laboratori creativi in passato, ho lavorato per il Comune di Bologna, e più ancora per il comune di Milano quando, animatrice negli allora C.T.S. (Centri Territoriali Sociali), il mio lavoro era fare laboratori creativi per utenti di ogni fascia di età. Ho lavorato con bambini, giovani, adulti e anziani, e facevo laboratori di pittura per adulti e giovani, laboratori di scrittura creativa per adulti e anziani, fiabe, pittura teatro per bambini, quest'ultimo laboratorio fatto anche sulla spiaggia di Viserba per un paio di estati (ed è stata una pacchia: ci siamo divertiti un mondo, mi pagavano benissimo, e lavoravo solo il pomeriggio ... ).
Ora però ho sentito il bisogno di costruire e cominciare un laboratorio specifico sulle competenze che ho acquisito durante il mio cammino artistico e umano, e così mi sono confezionata un corso dove cerco di racchiudere molti anni di esperienze in diverse direzioni: dal lavoro sul corpo, il respiro, la meditazione, al lavoro sul sè, alla progettazione/gestazione delle idee alla realizzazione, alla performance multimediale ... Ho visto che è un laboratorio che mi permette di fare un po' come la maieutica di Socrate, e lavorare su sè stessi, sulla creatività e nella natura, credo che sia una ricchezza che oggi come oggi ci è molto preziosa. E andrò avanti in questa direzione, facendo in futuro moti altri laboratori di questo tipo (ehi se lo volete anche voi dovete solo invitarmi ... ).

Appena Danusia me le manda (perché mi ero dimenticata il caricatore della mia macchina fotografica e ho dovuto fare le foto con la sua macchina!) vi metto qui alcune foto del laboratorio. Ciao e baci a tutti.