viaggio

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26/07/13

125. LIUPIROGI PAGIOPA



LIUPIROGI PAGIOPA
(la casa della terrazza, del mare e delle radici)


Liupirogi Pagiopa è un luogo che amo. E' la casa costruita da mio padre, sopra il terreno e la casa dei miei nonni, è stata sistemata da mia madre, e coccolata e fatta diventare accogliente da me. Vengo qui da quando sono nata, anzi precisamente ho passato qui i miei primi giorni di vita quando, nata in Italia in febbraio, mio padre tornò in Russia a lavorare al progetto per una grossa ditta italiana, mentre mia madre e io neonata andammo a passare i mesi invernali in Romagna dalla nonna, per poi raggiungere mio padre in Russia solo in estate quando il clima diventò più mite (e lo sapevate che poi sono vissuta in Russia, vicino agli urali, fino ai due anni? Il nome viene da lì!..)

Liupirogi Pagiopa è il nome che ho dato alla casa quest'anno. E' un nome nuovo, dove ho sintetizzato i nomi delle persone della mia famiglia di cui qui sento le radici, e che ringrazio. Ci sono dentro: Rossana, Gianni, Pasquina, Giovanni, Picini, Pagliarani e me stessa. In tutte queste radici c'è anche lo zio Elio, a cui sono molto legata, però non ha mai vissuto in questa casa ma nella casa di sotto... Per cui il suo nome comparirà nell'Associazione culturale che ben presto si costituirà: Liupirogi E Pagiopa, ma non compare strettamente nel nome della casa della terrazza.

Il nome è nato quest'estate perchè ho deciso di aprire questa casa, già accogliente e che accoglie amici e viaggiatori da tutto il mondo, ai miei workshop che tengo e ho tenuto in diversi luoghi d'Italia (eh sì alcuni anni fa, quando ancora non c'erano blog e cose varie, lavorai per il Comune di Bologna, prima e per il Comune di Milano poi, tenendo laboratori per tutte le fasce d'età, centrati sull'arte) e vorrei offrire questa esperienza
Ora mi sono detta: perchè non giocare in casa? Perchè proporre i workshop in luoghi lontani se qui, dove sto tutta l'estate, c'è una grande terrazza meravigliosa sul mare, che gira intorno alla casa di modo da avere sole e ombra quando si vuol e dove si vede il cielo e il mare? e poi c'è la spiaggia di Viserba a due passi, c'è l'entroterra romagnolo alle spalle, splendido, con una quantità di posti che amo e che desidero condividere, e poi c'è Rimini a poche fermate di bus, dove passeggiare sul molo al tramonto, o divertirsi alla sera per chi lo vuole... E così è nato il programma dei workshop a Liupirogi Pagiopa!

Sono felice ed emozionata di sperimentare questo luogo e farlo diventare, per alcuni giorni, teatro di incontri, creatività, benessere, dialogo e natura. Sento questa cosa come molto importante, e mettere a disposizione la mia esperienza accumulata negli anni è per me fonte di gioia e di appagamento. 

Ed ora ecco il programma, dove siete naturalmente invitati e benvenuti!

Ah, un ultima cosa: i workshop hanno un costo minimo, che serve per coprire le spese dell'organizzazione, della programmazione, del workshop e della casa. Ma poichè non faccio questa attività a scopo di lucro bensì per poter essere utile agli altri e trasmettere ciò che so e che sono, è anche possibile proporre un 'baratto' ricambiando il workshop con uno scambio da decidere insieme. Naturalmente chi volesse può contribuire anche in maniera maggiore, per aiutare questo percorso a svilupparsi!


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LIUPIROGI PAGIOPA
(la casa della terrazza, del mare e delle radici)

via Mazzini 1 - Viserba di Rimini



Una serie di workshop aperti a tutti centrati sul benessere, l’arte, la convivialità.

Pensati per chi viene da fuori, per assaporare la Romagna in maniera creativa intelligente e divertente, e per chi è già in zona e vuole ampliare i propri stimoli, conoscenze, incontri e capacità.



1.     Workshop: L’importanza della Bellezza. 
Laboratorio sull’Arte, la lettura delle immagini, l’Arte contemporanea.  

Dal 23 al 25 agosto
       Cos’è l’Arte? Come comprendere un’immagine? Come leggere il linguaggio visivo? Quali movimenti artistici ci sono e quali ci sono stati nell’ultimo secolo? Cercheremo di rispondere a queste domande, di divertirci e al tempo stesso aprire i nostri orizzonti, in modo da avvicinarci all’arte, contemporanea e di tutti i tempi, con più piacere, più competenza, più arricchimento.


2.     Workshop: Centro, corpo, performance, creatività
Workshop pratico relazionale basato sull’arte, la performance e il benessere

Dal 30 agosto al 1 settembre
         Lavoreremo con il respiro, la musica, il colore, la danza, la performance, la parola, l’installazione e lo spazio, per              scoprire la nostra profonda direzione, il nostro valore e la nostra unicità. La performance art mette in gioco tutti                  questi linguaggi e stimoli, e ci conduce nei nostri territori più inesplorati e più veri, da dove possiamo attingere                   grande energia, grande benessere e grande capacità.




I WORKSHOP SONO IDEATI E CONDOTTI DA LIUBA PICINI PAGLIARANI

Liuba Picini Pagliarani, in arte LIUBA, si è formata in semiotica e storia dell’arte all’università di Bologna con Umberto Eco e Omar Calabrese e in Pittura all’Accademia di Belle Arti. E’ artista di fama internazionale con all’attivo 20 anni di mostre e performance in varie parti del mondo, e lavora con la performance, la video art, l’interazione e progetti site-specific.  Ha presentato sue performance e video ad Artissima Art Fair, Torino, PAC Padiglione d'arte contemporanea, Milano, ad Artefiera a Bologna, alla Biennale di Venezia, ad Art Basel, all’ Armory Show a New York, a Scope London, in Germania, in Cecoslovacchia, in Francia, in Usa, in Canada e in molte gallerie italiane ed estere.
Ha tenuto per molti anni workshop artistico-espressivi presso il Comune di Bologna, il Comune di Milano, la spiaggia di Rimini, lavorando con utenze di diverse fasce di età. Ha insegnato storia dell’arte e grammatica visiva agli adulti presso l’Università aperta Masina e Fellini di Rimini, e ai corsi serali degli Istituti Paolo Frisi e Bertarelli di Milano. www.liuba.net










08/06/13

123. Articolo sulla 55 Biennale di Venezia

All'Opening della 55 Biennale di Venezia

(Dall'articolo scritto per il quotidiano 'La Voce di Romagna' che mi ha dato l'accredito per la vernice)


Con tante opere, incontri, emozioni, fatiche, file, camminate, come al solito, e pioggia e freddo (meno solito), si è inaugurata mercoledì 29, giovedì 30 e venerdì 31 maggio la 55 Biennale di Venezia, che apre al pubblico dal primo giugno al 24 novembre.
L’opening veneziano per gli addetti ai lavori dura tre giorni perché la Biennale è un fitto e spazialmente enorme insieme di mostre e di padiglioni nazionali, collocata principalmente nella vasta aerea dei Giardini e nei suggestivi ex cantieri dell’Arsenale, ma anche in diversi sedi e palazzi sparsi in tutta la città. Come al solito tante opere, tante suggestioni, tanti opening, tanti party, tanti artisti, curatori, galleristi, visi noti e meno noti, visi amici, visi conosciuti e sconosciuti, visi di ogni nazionalità e linguaggio. A volte una vera Babele, dove ci si perde, e dove bisogna anche lasciarsi andare al caso, perché nemmeno volendolo si può vedere tutto ciò che c’è da vedere, e incontrare tutti coloro che si desidera incontrare.

Marino Auriti  The Encyclopedic Palace of the World, ca. 1950s - photo © Liuba 2013

Sono venuta a Venezia con due precisi progetti, entrambi impegnativi e divertenti allo stesso tempo: fare una performance a sorpresa basata sul silenzio (come buco nero di un momento che stiamo attraversando, dove mancano le parole, e ci mancano le parole per farci sentire, o il paese non sembra aver bisogno della cultura e degli artisti anche se sempre più li cerca) e avere una visione delle opere esposte per riflettere su ciò che sta accadendo nel panorama artistico internazionale e potervele raccontare.  Progetti impegnativi perché antitetici, seppur sovrapposti: quando mi preparo per la performance e vago per i Padiglioni della Biennale, lo faccio senza vedere le opere, ma osservando  tutto in funzione della scelta dello spazio in cui farò l’intervento e mi concentro solo su quello. Quando invece ho la testa libera dalla performance, mi trasformo in visitatore e giornalista, per cogliere le opere, goderle o giudicarle, ammirarle o criticarle, parlarne con gli altri e lasciarle lavorare dentro di sé (che poi è questo ‘lasciar le opere lavorare dentro di sé’ che, a mio avviso, è la ricchezza più nutriente e stimolante dell’arte).

Già da parecchi anni la Biennale d’Arte di Venezia si struttura secondo due grandi pilastri: le mostre dei Padiglioni nazionali, ciascuno con il suo curatore e il suo progetto, ospitata nei Padiglioni che le singole Nazioni hanno acquistato da tempo ai Giardini o all’Arsenale, o affittato in città, o scelto appositamente (per esempio il Portogallo quest’anno si è presentato a Venezia con una nave proveniente da Lisbona e ormeggiata davanti ai Giardini, interamente allestita dall’artista Joana Vasconcelos), affiancata dalla Mostra Internazionale del curatore della Biennale, nominato per ogni edizione, e collocata all’Arsenale e in parte ai Giardini.

Quest’anno il curatore della mostra Internazionale è Massimiliano Gioni, giovane ma già molto famoso curatore italiano, presente nello staff direttivo del New Museum di New York, e il titolo dell’esposizione è Il Palazzo Enciclopedico. Massimiliano Gioni ha introdotto la scelta del tema evocando l’artista auto-didatta italo-americano Marino Auriti che “il 16 novembre 1955 depositava presso l’ufficio brevetti statunitense i progetti per il suo Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, collezionando le più grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite. L’impresa di Auriti rimase naturalmente incompiuta, ma il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità e accumuna personaggi eccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e profeti visionari che hanno cercato – spesso invano – di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza.”

Questa scelta curatoriale e questo presupposto concettuale hanno dato luogo a una mostra molto complessa, fuori dall’ordinario, estremamente ricca di ‘inventari’ di opere di artisti e non artisti anche poco o totalmente sconosciuti, molto interessante e ben allestita (giustamente però Marco Senaldi, sulle pagine di Artribune, evidenzia la pecca di aver nascosto le meravigliose strutture proto industriali dell’Arsenale dietro a un allestimento museale asettico e impersonale), che però si è presentata più come una grande opera curatoriale che come un insieme di opere artistiche belle e innovatrici. Una caratteristica, questa, che sta attraversando il mondo dell’arte ma che per molti addetti ai lavori risulta discutibile, poiché l’arte diventa solo un mero strumento per veicolare le visioni del mondo del curatore, che diviene l’artista finale.

Oliver Croy and Oliver Elser , The 387 Houses of Peter Fritz (1916–1992), photo © Liuba 2013

 Sia all’Arsenale che ai Giardini, per il Palazzo Enciclopedico, sono stati presentate opere compulsive di persone autistiche, serie di foto delle Alpi viste dall’alto e pioneristicamente fotografate a fine ‘800 dallo svizzero Eduard Spelterini nei sui viaggi in Mongolfiera, la collezione di foto di Cindy Sherman sul tema dell’identità, teche con sculture in legno di splendidi animali in miniatura per teatrini da mostrare in giro per il mondo di Levi Fisher Ames, pagine giornaliere di taccuini rigorosamente riempiti e disegnati ogni giorno dell’anno, come quelli di Josè Antonio Suarez Londono, o splendidi modellini di case abitative, progettate e realizzate dall’obliato Peter Fritz, agente assicurativo che aveva passato la vita a costruire tipologie di case abitative rigorosamente in scala e qui presentate, prendendole in blocco con un’operazione duchampiana, dalla coppia di artisti austro-tedeschi Oliver Croy and Oliver Elser.

 
José Antonio Suarez Londono, Franz Kafka, Diarios II 1914-1923, 2000 - photo © Liuba 2013

Interessante questo lavoro di catalogazione del mondo che perviene da questa mostra che si srotola per centinaia e centinaia di metri e di stanze fra gli Arsenali e i Giardini, curioso scoprire il lavoro quasi maniacale di persone più o meno conosciute che hanno lasciato tracce di sé attraverso il loro fare, commovente la riscoperta al mondo di queste opere e percorsi già trascorsi e ora rimessi in vita, sfizioso il concetto di enciclopedia e di inventario che ricorre nel succedersi delle opere mostrate, ma è mancata la presenza di grandi emozioni derivate dalle opere, e la forza artistica e innovatrice delle proposte. Altre due chicche in mostra erano l’originale del libro dei sogni di Carl G Jung, e le opere-seminari di Rudolf Steiner, opere belle e rarie ma anche qui non certo opere d’arte autonome e nemmeno recenti (e vi parla qualcuno che adora il mondo di Jung e la sua vasta opera).

Ci sono state naturalmente eccezioni, come il bel video sperimentale della giovane francese Camille Henrot che ha vinto il Leone d’argento come promettente giovane artista, o l’Italiana Rossella Biscotti con un progetto realizzato con le donne del carcere della Giudecca (ma poi presentato solo in forma di suono e di scultura creata col compost del carcere).

Ci si è anche domandato come mai la nostra società si stia avvolgendo su sé stessa e si proponga al mondo con la ripresa del passato e con il ripiegarsi su ciò che è andato. Curiosa infatti è la coincidenza con la grande mostra inaugurata, sempre in quei giorni a Venezia, alla Fondazione Prada a Ca’ Corner della  Regina, che ha ricostruito in TOTO (e dire in toto vuol dire che ha ricreato i muri e la disposizione delle opere proprio come era allora) la storica mostra di Harald Szeehmann alla Kunsthalle di Berna nel 1969. Lo scopo della mostra, visitabile sino al 3 novembre, è quello di riproporre, con la stessa intensità ed energia, le ricerche che andavano dalla Process Art alla Conceptual Art, dall’Arte Povera alla Land Art, sviluppatesi a livello internazionale alla metà dagli anni ’60, e di riallestire filologicamente il concept curatoriale. Le opere, seppur create quasi 50 anni fa, sono ancora assolutamente contemporanee e molto godibili, sia dal lato estetico-formale che concettuale. E divertente anche la telefonata dell’artista Walter De Maria (tramite il telefono usato nel 1969 per quest’opera intitolata Art by Telephone) alla quale ha risposto in diretta una Miuccia Prada circondata dai fotografi.

Ci si domanda allora: siamo in una crisi di identità così grande che la società si ripiega sul passato?
(Ci ricordiamo anche della scorsa grande e bella edizione di Documenta (13) a Kassel curata dalla bravissima Carolyn Christov-Bakargiev, dove si sono visti, oltre in verità a innumerevoli lavori nuovi e site specific appositamente progettati per la grande kermesse, la riproposta di artisti passati o dimenticati o mai conosciuti, che comunque ha emozionato conoscere e/o rivedere).


Miuccia Prada che risponde alla chiamata di Walter de Maria dal telefono-opera - photo © Liuba 2013






















L’opera di Walter De Maria ‘Art by Telephone’ del 1967 - photo © Liuba 2013




Ritornando alla Biennale, grande attualità e spesso spettacolari proposte si sono viste invece nelle singole mostre dei Padiglioni Nazionali, che hanno presentato in alcuni casi opere davvero potenti, assolutamente contemporanee e innovative, oltre che emozionanti e stimolanti.
Ai Giardini per esempio l’artista russo Vadim Zakharov ha presentato Danae, un’interessante installazione interattiva centrata sul tema del denaro, dell’uomo e della donna. Per questo lavoro il pavimento del piano superiore del padiglione russo ai Giardini, costruito 100 anni fa, è stato sventrato per realizzare un largo buco quadrato che permette dall’alto di vedere ciò che accade al piano inferiore,  dove le donne del pubblico - nella parte inferiore del Padiglione non veniva permesso agli uomini di entrare - alle quali viene fornito un ombrello trasparente, vengono investite da una pioggia di monete d’oro proveniente da una piramide posta nel soffitto. Sui muri del piano superiore ci sono le parole rivolte all’uomo, al quale viene ricordato che è il momento di confessare, tra le altre, lussuria, avidità, narcisismo, invidia, ingordigia e stupidità. Lo stesso uomo costretto, iconograficamente, a flettersi (il buco realizzato per osservare la pioggia d’oro è circondato da un inginocchiatoio in velluto rosso) davanti al dio denaro.

Molto interessante, poetico e innovativo anche il Padiglione di Israele, dove l’artista Gilad Ratman ha presentato The Workshop 2013 un’installazione multicanale site-specific e performativa,  ispirata a un viaggio sotterraneo intrapreso da una piccola comunità di persone da Israele a Venezia. Il loro viaggio epico comincia nelle caverne israeliane, attraverso pericolosi varchi sotterranei fisici, ma anche simbolici,  per poi irrompere nel pavimento del padiglione israeliano, da un tunnel sotterraneo scavato per l’occasione. Queste persone quindi si ‘installano’ nel Padiglione e diventano i partecipanti del workshop, che consiste nel scolpire il loro autoritratto con l’argilla e inserirvi un microfono con registrati i suoni delle proprie voci. Un progetto complessivo che si attua quindi attraverso diversi media, dal video, al suono, all’installazione, alla scultura, alla performance, alla Land Art, a un intervento fisico nella struttura del padiglione, in un connubio certamente riuscito e significante.

    Gilad Ratman,  The Workshop 2013, particolare della videoinstallazione - photo © Liuba 2013


Ancora il ‘Padiglione in sé’ è protagonista dell’operazione concettuale di Francia e Germania che per quest’edizione, e in simbolo di pace, si cambiano il relativo Padiglione Nazionale, in ricordo e in occasione del 50mo anniversario del trattato dell'Eliseo che mise fine a mille anni di guerra tra Germania e Francia. I padiglioni nazionali quindi diventano terreni simbolici di identità nazionale, scambio di identità, e materiale installativo da plasmare all’esigenza del progetto.

A tale proposito riuscito e stimolante è anche il Padiglione della Danimarca, sempre ai Giardini. L’artista Jesper Just, in collaborazione con un architetto e un comunicatore, ha chiuso l’entrata principale del padiglione stesso, facendo entrare i visitatori da un’entrata posteriore immersa in simulacri di lavori in corso, aprendo una connessione tra lo spazio dell’opera, lo spazio fisico del padiglione e lo spazio digitale del messaggio e sottolineando la sinergia con l’installazione video multicanale presente all’interno, che riflette sull’immigrazione,  sul rifiuto, sui detriti, sul paesaggio.


Notevole è anche il Padiglione degli Stati Uniti, con l’artista Sarah Sze che in tre mesi costruisce in loco un’installazione poliedrica intensa e apparentemente caotica costruita con miriadi di materiali assemblati, che ricrea un caos del cosmo, che poi caos non è più.

    Sarah Sze,  Triple point, 2013 – particolare dell’installazione - photo © Liuba 2013


Bello, poetico, denso e intenso il lavoro di Alfredo Jaar al Padiglione Cileno all’Arsenale, che con un’installazione altamente suggestiva, riflette sull’anacronismo delle Nazioni presenti con un proprio Padiglione Nazionale ai Giardini, padiglioni costruiti a partire dall’inizio del secolo scorso e non più adeguati a rappresentare la vasta e mutata geografia politica attuale. Jaar presenta infatti una struttura quadrata di metallo di 5 metri x 5 riempita di acqua, del colore dei canali veneziani, dalla quale, approssimativamente ogni tre minuti, emerge il plastico, ricostruito rigorosamente in scala 1:60, dell’Area dei Giardini di Venezia con i suoi 28 Padiglioni Nazionali. Il plastico architettonico dei Giardini rimane visibile per alcuni secondi, e poi si ri-immerge lentamente nelle acque verdastre della laguna. Questa installazione coinvolgente è un intervento evocativo e critico per esaminare in che modo la cultura del nostro tempo, costituita da network globali sempre più complessi, possa essere adeguatamente rappresentata su un palcoscenico internazionale.


    Alfredo Jaar, Venezia Venezia, 2013 - photo © Liuba 2013

  
Degno di nota, non forse per la qualità delle opere rappresentate, ma come notizia del suo esserci come Nazione, è il nuovo Padiglione della Santa Sede, all’Arsenale, che ha investito parecchie migliaia di euro per presentare opere centrate sul tema della creazione, ispirandosi ai primi 11 capitoli della Genesi. Tano Festa, Studio Azzurro (che con un’installazione video interattiva ricorda, non raggiungendone però l’altezza, le opere di Bill Viola), Josef Koundeka e Lawrence Carroll. Che anche il Vaticano stia capendo, a modo proprio, che la cultura non è sempre ‘pericolosa’ e che si potrebbe tornare alle grandi committenze che hanno fatto fiorire il Rinascimento?

Il Padiglione Italia, invece, nella sua recente collocazione alla Tesa delle Vergini all’Arsenale, e quest’anno curato da Bartolomeo Pietromarchi, ha presentato sette ambienti – sei stanze e un giardino – che ospitano ciascuno due artisti in dialogo fra loro. Alcuni binomi e opere erano più riusciti di altri, le proposte si indirizzavano verso linguaggi che spaziavano dall’installazione, alla performance, alla fotografia, e al suono e all senso dell’olfatto. Singolare e forte, a questo proposito, vorrei evidenziare l’opera  olfattiva Per l’eternità di Luca Vitone, che in stretta collaborazione col maestro profumiere Mario Candida Gentile, riporta le essenze di rabarbaro svizzero, belga e francese, come evocazioni olfattive del disastro ambientale dell’Eternit, costringendoci, annusando l’essenza diffusa nell'ambiente, ad associare immagini inquietanti di presenze tossiche nell’aria che respiriamo.

Ci sarebbero ancora molte opere da analizzare o da mostrarvi, ma vi consiglio di andarci di persona e di lasciarvi interrogare dalle opere e relazionarvi con ciò che vedete. Ci sarebbero ancora molte parole da dire, ma vi lascio con silenzio, che è l’opera performativa che ho presentato a sorpresa durante l’opening. Avvalendomi di una partitura ispirata al famoso pezzo di John Cage 4’33” che ho eseguito più volte di fila e accogliendo nella performance persone che desideravano interagire con me, ho incarnato, attraverso il silenzio, la difficoltà di parlare e di farsi sentire in un momento di grande crisi e di mancate speranze come quello che la nostra società sta attraversando, e la possibilità di essere sé stessi nonostante tutto, semplicemente connettendosi con ciò che si è.







          Liuba4’33” Silence Loop, 2013 performance a sorpresa con interazioni spontanee -  photo Riccardo Lisi

                                               guarda più foto della performance
      





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Tutte le foto dell’articolo: © LIUBA 2013, courtesy Biennale di Venezia
Per la performance di Liuba: © LIUBA 2013, foto di Riccardo Lisi, courtesy of the artist









25/05/13

122. Intervista a Vittorio de Seta

"Con tutta la comunicazione che abbiamo non c'è la percezione delle cose."
"Il cinema è come la nitroglicerina. Può portare immensi benefici, ma è molto complicato da gestire."

Intervista a Vittorio de Seta
(In omaggio a questo regista che non conoscevo e a Luigi Bianco che me lo ha fatto conoscere)


23/05/13

121. La lentezza in Norvegia TV

Mi viene segnalato dal curatore Lorenzo Bonini questa notizia, collegandosi ai miei lavori sulla lentezza (The Slowly Project) e sul silenzio (4'33 Chorus Loop) e mi sembra moooolto interessante da convividere con voi (oltre a ringraziare Lorenzo per il pensiero di avermela mandata)

La Norvegia cambia registro e sceglie il silenzio e la tranquillità. La televisione pubblica 'NRK' ha trasmesso il 18/02/2013 dodici ore di diretta ininterrotta di un caminetto acceso con, in sottofondo, musica leggera e commenti di esperti. L'esperienza è stata fatta venerdì, in prima serata, e la NRK ha spiegato che la serata-evento ha incollato al piccolo schermo più spettatori rispetto alla normale programmazione. 



'The Slowly Project. Take your time - Modena' excerpt




The Slowly Project. Take your Time - New York (excerpt) from liuba... on Vimeo.







19/05/13

120. Il vocabolario allargato

Il vocabolario allargato é un progetto condotto da Andrea Bajani con ragazzi delle superiori e presentato alla fiera del libro di Torino, dove l'ho visto.
Ho trovato questi neologismi interessanti e poetici, e ho deciso di condividerli con voi, anche come omaggio a quelli che li hanno inventati. Li trovo inoltre molto indicativi della delicata fase che stiamo attraversando in Italia e del disagio nato da una carenza di prospettive e di valori che si sente molto nella sociatà italiana attuale. Li trascrivo qui, con le parole precise usate dagli autori (parole che ho amorosamente copiato dal programma della Fiera).




Eteriderio

Si può pensare a volte che la vita non basta. O meglio, che non basta quel che si é per prendere dalla vita tutto quello che offre. E così allora sì resta fermi, marginali, sul confine delle cose a guardarle succedere. A illudersi  che se si fosse altro - un altro più bravo, un altro più popolare, qualcuno con più frecce al proprio arco - forse la vita avrebbe un gusto diverso.

Disfuturi

Ha tutta l'aria di una disfunzione del tempo questa incapacità di pensare in termini progettuali oltre i confini della giornata, o del confortevole - o angusto? - presente. Buttare il cuore oltre l'ostacolo non sembra andare più di moda, perchè quando l'ostacolo batte le ciglia, sovente ci si spaventa. Mentre rimettere in moto il tempo è raccogliere e scombinare le carte. E' fare domande, rimpastare presente e passato per vedere che risposta vien fuori.

Svivere

Il pensiero di non essere in relazione con il proprio tempo è un ronzio che non cessa. E' il pensiero che il tempo ci rotola ai piedi, e che non lo si guardi andare e venire perchè in fondo ogni segno che si prova a lasciare è un buco nell'acqua. E' l'idea - l'alibi forse? - che anche ad alzare la voce non ritornerebbe altro che l'eco di quel che si è detto.

Subizionista

C'è un modo tutto particolare di far tesoro delle sciagure: è utilizzarle come armi ricattatorie, come sfrontate teste di ariete per sconfiggere l'avversario utilizzando una leva morale. Vere o strumentali, reali o inventate che siano, divengono strumento esibito, mezzo giustificato dai fini. Il 'me tapino' come dichiarazione di inermità e al tempo stesso baionetta inserita per attaccare all'arma bianca.

Linkotico

La sindrome dl contatto imperversa. La competizione sul numero di amici o follower sui social networks batte il tempo. Eppure al tempo stesso - in una contraddizione solo apparente - il legame spaventa. Nell'epoca della reversibilità totale, della ritrattabilità di tutto, il 'per sempre' crea inquietudine, genera il timore che non sia possibile uscire dall'angolo. Ma di quale angolo parliamo?

Demolitica

In un paese come l'Italia, in cui l'incertezza é la più stabile delle condizioni, il rischio é la quello di pensare che la politica abbia appeso al chiodo la propria vocazione. Che si occupi più di disfare che di provare a costruire un paesaggio umano diverso, con un orizzonte più lungo delle finestre del palazzo di fronte. Ma c'é uno spazio, quello del quotidiano, in cui quella partita é tutta da giocare.


Onnifood


Il cibo ha una parte fondamentale nella cultura e nell'identità italiane. Ma l'impressione è che si stia dilagando, e che nel paese aleggi una nuvola da tavola calda che pare impossibile dissolvere. Nelle librerie trionfano i titoli di cucina, in televisione c'è sempre qualcuno ai fornelli. E' lecito domandarsi: cosa bolle in pentola in questo inizio millennio?


Disonestar


Se un paese ha bisogno di eroi, gli eroi che vengono scelti dicono molto su chi a gran voce li ha incoronati. Violare la regola, mistificare la legge, deridere l'onestà, farsi esempio di estetiche del pecoreccio: che paese è quello in cui sono questi i requisiti dell'eroe? Specchio? Viscere? O semplicemente prende voce una parte di noi che fingiamo che non ci sia?

Sovravvivere

Se lo status conta più dello Stato, la merce più del valore (etico, politico), se il tenore di vita è la linea Maginot da difendere, allora vivere diventa una faccenda di debiti e crediti, di rincorse senza decolli alla fine. Vivere fino in fondo, ci si potrebbe domandare, significa per forza vivere al di sopra delle proprie possibilità? E accontentarsi, è sempre sinonimo di rinunciare?

Monetica

Se battere moneta significa abbattere ogni altro universo di valori, allora si stringe sempre di più - e l'aria si fa sempre più rarefatta - lo spazio per l'uomo e per l'ambiente in cui vive. Ovvero quello in cui il progresso è ben altra cosa rispetto al semplice sviluppo. Perchè c'è di mezzo la dignità, la dignità del lavoro, il pensiero di un mondo migliore.




Le parole sono mappamondi ridisegnati anno dopo anno. Ci si possono cercare sopra i confini, le estensioni, le proporzioni tra i luoghi. Ogni neologismo è un confine che muta. Tutto il mondo, quando cambia un confine, è obbligato a definirsi di nuovo.
Dieci neologismi per provare a raccontare il mappamondo Italia del 2013.

 http://bookblog.salonelibro.it/vocabolarioallargato/?page_id=15104 




 




05/05/13

119. Laboratorio di performance dal 4 al 7 luglio

Corpo, performance e conoscenza di sè

Laboratorio tenuto da LIUBA presso la sede di GEART nell'Appennino Emiliano


dal giovedì 4 a domenica 7 luglio 2013


(ENGLISH BELOW)


 Il corso-laboratorio si propone di stimolare le persone alla conoscenza di sè e delle proprie potenzialità creative attraverso l’uso del corpo e della performance come mezzo per conoscerci, conoscere e interagire con gli altri e l'ambiente.
Si lavorerà in gruppo e in maniera individuale. Ogni partecipante sarà seguito personalmente e aiutato a scoprire sia ciò che vuole comunicare sia il modo migliore per esprimerlo, seguendolo in una ricerca di linguaggi per produrre, ciascuno, la priopria performance. Tutte le performance ideate e create durante il corso saranno rappresentate pubblicamente la domenica pomeriggio.

Contenuti: 

Il corso si struttura in tre tematiche intersecate:

Lavoro sul corpo: tecniche di concentrazione; tecniche di respiro; consapevolezza corporea; la postura e i movimenti; esplorazione delle possibilità performative del corpo.

Lavoro sulla psiche: scoperta del sé attraverso tecniche multimediali con danza, musica, colore, parole; individuazione dei propri bisogni creativi ed espressivi, ricerca del proprio linguaggio espressivo personale

Lavoro sulla performance: definizione di performance e di multimedialità; individuazione e sviluppo di un tema performativo; lavoro individuale e in piccoli gruppi; creazione di performance personali: ricerca dei linguaggi appropriati per realizzarle, ricerca dei materiali, lavoro di preparazione, elementi di interazione col pubblico. Esibizione finale

Tempi e Struttura:

Il corso-laboratorio si svolge dal giovedì sera alla domenica pomeriggio nella cornice dello splendido borgo Ronchesano, sede dell’associazione culturale Geart, sull'Appennino Bolognese presso Tolè e a 35 km da Bologna.

Per chi desidera è possibile pernottare e mangiare presso la struttura. I pasti sono preparati con ingredienti bio autoprodotti e coltivati nel borgo.


Programma giornaliero di massima:

GIOVEDì SERA: arrivo, accoglienza, cena h.21: conoscenza dei partecipanti, visione di video di performance e breve introduzione alla performance art.
VENERDI’ MATTINA: dalle 10 alle 13 Lavoro sul corpo: tecniche di concentrazione, tecniche di respiro, consapevolezza e studio delle posture, la semiotica del movimento, il linguaggio visivo col corpo, lo spazio, il movimento e l’interazione.
VENERDì POMERIGGIO: dalle 16 alle 19 Lavoro sulla scoperta del sé, esercizi con danze, colori, suoni e parole. Il conoscersi e l’esprimersi; Individuazione di un tema performativo personale; lavoro individuale e in piccoli gruppi.
SABATO MATTINA: dalle 10 alle 13 Sviluppo del tema performativo personale e tecniche di espressività multimediale; lavoro individuale e di gruppo; esperimenti di collaborazione interattiva SABATO POMERIGGIO: dalle 16 alle 19 Approfondimento delle performance emerse precedentemente; utilizzo di linguaggi appropriati; ricerca di possibili materiali occorrenti nella campagna circostante
DOMENICA MATTINA: dalle 10 alle 13 Messa a punto delle performance prodotte ed ultime elaborazioni
DOMENICA POMERIGGIO: dalle 16 alle 18 Presentazione al pubblico delle performances elaborate e create durante il corso

A chi è rivolto

A tutti coloro che si vogliono mettersi in gioco e scoprire sé stessi attraverso l’arte performativa e la multimedialità. A chi desidera passare dei giorni rilassanti e benefici in un luogo incontaminato dedicandosi alla creatività e al benessere personale. Questo corso è un corso base, adatto sia a chi non ha mai fatto performance, ma è anche concepito come un approfondimento per chi ha già esperienza, dato che ognuno sarà aiutato a sviluppare le proprie potenzialità e il proprio livello.




Bio di Liuba, conduttrice del corso 
Liuba è un’artista multimediale che lavora con performance, video e progetti interattivi site-specific. Ha studiato al DAMS di Bologna laureandosi in Semiologia delle Arti col massimo dei voti e frequentando contemporaneamente l’Accademia di Belle Arti. Dal 1993 lavora con la performance, ottenendo successo sia in Italia che all’estero. Ha presentato sue performance e video ad Artissima Art Fair, Torino, PAC Padiglione d'arte contemporanea di Milano, alla Biennale di Venezia, ad Art Basel, all’ Armory Show a New York, a Scope London, in Germania, in Cecoslovacchia, in Canada e in molte gallerie italiane ed estere. Si è dedicata con passione alla progettazione e realizzazione di numerosi laboratori creativi per ogni fascia di età, lavorando per il Comune di Bologna, il Comune di Milano, la città di Rimini e il Ministero della Pubblica Istruzione. Questo è il suo secondo corso dedicato interamente alla performance art. www.liuba.net




Costi, opzioni e informazioni pratiche

E' possibile partecipare al corso con differenti modalità, anche a seconda del luogo dove abitate (se venire da Bologna o dintorni è facile rientrare a casa propria la sera) e dell'esperienza che desiderate fare.

La prima  a pacchetto completo per i 4 gg. con costo di 215,00 euro
Comprensivi di Corso performance, 6 pasti, 3 colazioni, 3 pernottamenti, tessera geart con assicurazione 

La seconda a pacchetto a metà per i 4 gg. Con costo di 170,00 euro
Comprensivi di corso performance, 3 pernottamenti, 3 cene, 3 colazioni, tessera geart con assicurazione

La terza pacchetto scegli tu la formula che preferisci in base ai costi.
Corso performance come da programma per i 4 gg.  85,00 euro
Costo per dormire 1 notte 5,00 euro
Costo per 1 prima  colazione   5,00 euro
Costo per  1 pranzo o cena 15,00 euro

Tutti i partecipanti hanno l’obbligo di tesserarsi ,  la tessera di GEART  è di 10,00 euro ed è valida fino a dicembre 2013 comprensiva di assicurazione rca.

I pasti sono interamente creati con alimenti biologici freschi e coltivati presso l'associazione.
L'alloggio presso l'Associazione è modesto e rustico, secondo uno stile semplice e naturale. Chi desidera una sistemazione con più confort può segnalarlo e farsi prenotare una stanza presso uno degli agriturismi del territorio.

Chi partecipa al corso deve portare:
- abiti comodi e freschi
- un tappetino da yoga o telo su cui stendersi
- documentazione, se si ha, su precedenti attività artistiche e/o performative
- un nucleo di idea, anche vago, che desidera sviluppare




vai alla pagina facebook
per tutte le persone che cloccano 'mi piace' sulla pagina facebook e vengono al laboratorio ci sarà in regalo uno speciale multiplo di Liuba, numerato e firmato!



PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI:

Tel.  051 6706320
Cell. 338 5897819
assculturalegeart@gmail.com
www.assgear.wordpress.com






ENGLISH:

Body, performance and self-consciousness

Workshop by LIUBA held at the Cultural Association GEART in the hilly Appennino Bolognese Countryside


 4 - 7 July 2013

The course-workshop aims to stimulate people to a knowledge of themselves and of their creative potential through the use of body and performance art, interacting with others and the environment.

We will work in groups and individually. Each participant will be personally assisted andhelped to discover both what he wants to communicate and the best way to express it,researching the proper languages ​​to create his/her own performance piece. All performances conceived and created during the course will be represented publicly on Sunday afternoon.



CONTENTS:
The course is divided into three intersecting themes:

Body: concentration techniques, breathing techniques, body awareness, posture and movements, performative exploration of the possibilities of the body.

Psyche: self-discovery through multimedia techniques AS dance, music,colorS, words, identification of creative needs, research of own personal language and themes.

Performance: definition of performance art and multimedia art, brief historicalperformance art excursus, identification and development of an indivudual  performative
theme;  the creation of personal performance: research of languages, media andmaterials, work preparation, elements of interactivity, final exhibition


SCHEDULE AND STRUCTURE:
The course-workshop will be held from Thursday evening to Sunday afternoon in the frame of the beautiful village Ronchesano, home of the Cultural Association Geart, located in the hilly Bolognese Apennines near Tole and 35 km from Bologna.Under request is possible to start the workshop on Friday.

22/03/13

118. La videointervista a Liuba by Egle Prati

Otto o Nove mesi fa ricevetti una telefonata (o una email non mi ricordo!) da parte di Egle Prati. Mi disse che stava lavorando a un progetto e a un sito dove voleva raccontare le vite e le esperienze degli artisti andandoli a trovare nel loro studio e instaurando delle conversazioni-interviste. Mi chiese se poteva venire da me, ed io accettai con entusiasmo, poichè mi diverto molto con queste cose!
Così un bel giorno - ero da poco rientrata da New York e stavo preparando la performance collettiva di Genova - Egle venne in studio, armata di telecamera, amicizia e allegria. Mi trovai molto a mio agio, parlammo di tutto, del senso di fare arte, della vita dell'artista, del senso che dò al mio lavoro, dei progetti in corso, delle difficoltà e delle curiosità, Egle dialogava, faceva domande, interagiva, ma non rientrava mai nella ripresa, e la videocamera era puntata fissa a tal punto che te ne dimenticavi e reagivi con estrema naturalezza. Ci siamo divertite moltissimo, e sono venute fuori molte ore di conversazione e registrazione. Brava Egle, e grazie!

Eccolo qui quindi la videointervista :)



Come conosco benissimo, il lavoro del montaggio è lungo faticoso ed estremamente lento. Sono passati molti mesi, Egle mi diceva che c'era così tanto materiale che era difficile tagliare e fare un video con una durata e un ritmo ottimale alla visione, specie dal web. So bene cosa vuol dire fare scelte continue, nello scremare ore e ore di materiale per ottenre un video sintetico di una decina di minuti o anche di meno. E' una delle maggiori difficoltà che anch'io incontro nella realizzazione delle mie opere video. La cosa più difficile è scegliere cosa togliere, quando il materiale è buono. E' una fatica immane scegliere cosa scartare e motivare cosa tenere e come montarlo, per cui ho profondamente capito Egle quando mi diceva che aveva bisogno di molto tempo perchè il lavoro era molto faticoso.
Ieri però la sorpresa: il video è pronto e pubblicato. Sono stata molto felice perchè lo trovo davvero un bel lavoro, e pure un po' narcisisticamente compiaciuta di essere venuta bene in video!... 
Buona visione