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28/08/15

154. LIUBA performance @ Venice Biennale Opening


LIUBA

THIS IS NOT A PERFORMANCE ART PIECE

Venice Biennale Opening May 6, 2015 1 - 6 pm





Un’affermazione scritta che mette in dubbio il suo stesso contenuto provoca uno spaesamento nel pubblico, indotto ad interrogarsi sul labile confine tra ciò che la vita presenta e quello che l’arte rappresenta, e al tempo stesso invita a riflettere sulla natura del linguaggio e sul concetto di verità e finzione, mescolandone le carte. Umberto Eco definiva il segno, “la cosa con la quale si può mentire”.

Con la negazione dell’azione descritta dal testo si sviluppa l’esatto contrario di ciò che viene dichiarato nel gesto, accompagnando i partecipanti della performance in un territorio che contrappone due concetti in modo paradossale.

Il riferimento evidente a la trahison des images rivelata già da René Magritte si materializza in questa opera con il tradimento dell’idea di performance artistica, volendo essa interagire direttamente con ciò che appartiene a la réalité.

La metaperformance si basa sulla giustapposizione paradossale dell’immagine e della scritta che la smentisce, ponendo fine al regime della rappresentazione basata sulla somiglianza.

Relazionandosi dunque con le opere di Duchamp e ‘One and three chairs’ di Kosuth, l’incongruità semantica della non-performance si approccia ironicamente alla realtà contingente, decostruendola e inscrivendola in un sistema complesso costituito dall’analisi scientifica del gesto nel suo contesto.





153. Omaggio a Duchamp

Due video su un grande maestro per il quale provo gratitudine al solo guardarlo.
 

152. Sebastianstrasse e il muro






Quando sto a Berlino non ho abitato altro che a kreuzberg e a neukolln. Sono queste le parti della città che amo di più. E’ qui che sento soprattutto questa atmosfera speciale di internazionalità, di creatività, ed è qui che la città si manifesta in tutti i suoi parchi e i suoi canali. Non è una cosa strana che mi piaccia questa zona, anzi è quasi ovvio, e forse è pure un pochino inflazionata, ma non posso farci niente: per me è ancora la Berlino che amo di più. In questo periodo ho abitato in Sebastianstrasse, strada di Kreuzberg vicino ad Oranienplatz, e proprio su questa strada passava il muro che divideva Berlino. Per cui, il lato della mia casa è nella parte ovest, ma davanti ci sono case che prima erano nella parte est. Strano e curioso. Fa molto pensare. Ancora oggi si può distinguere precisamente, sia a livello architettonico che urbanistico, quale parti prima erano dell’est e quali dell’ovest, ed averle entrambe vicine fa un certo effetto. Ieri ho visto una mostra ‘panorama’ in cui c’era una ricostruzione fedele, attraverso un collage di fotografie ingigantito a dimensione reale, della Berlino anni 80, quindi col muro, proprio a partire da Sebastianstrasse, cioè esattamente dove ho abitato in questo periodo. Condivido con voi alcune foto della sebastianstrasse di allora, col muro. Il portone rosso sulla sinistra, quello in cui stanno facendo il trasloco e portando il tavolo, è la casa dove stavo fino a qualche giorno fa.








151. Ritorno a Berlino e video





Sono stata a Berlino più di un mese, e per lo più ho lavorato al nuovo video Refugees welcome, il progetto site specific che ho in corso qui a Berlino sulle tematiche dei rifugiati e le loro storie. Potete avere più notizie su questo progetto cliccando qui. Sono stata contenta perché per la prima volta non ho montato il video da sola (devo riconoscere che sono in un periodo delicato dove mi è fondamentale lavorare con qualcun altro, almeno per non perdermi nei miei pensieri), come ero solita fare per i precedenti progetti, ma con l’aiuto di un montatore spagnolo, il supporto di un regista americano e la supervisione di un tecnico del suono italiano. Questo poutpurri di persone e incontri da provenienze diverse non poteva accadere che qui a Berlino, ed è per questo anche che ho deciso di venire qui a produrre i lavori. E’ da novembre 2013 che avevo scelto Berlino (e non più New York) come luogo ideale per vivere e fare arte. Purtroppo ci sono stati dei forti dolori nel frattempo e delle grandi perdite, che hanno reso questo ultimo periodo davvero il più difficile della mia vita. A volte ti dicono che le grandi prove della vita vengono per insegnarti qualcosa, oppure per rafforzarti, io posso solo dirvi che sto facendo una grande fatica, a volte sono proprio giù e mi sento sospesa in una bolla di vuoto che non va da nessuna parte e di cui ho paura. Ma poi da qualche parte profonda l’entusiasmo fa di nuovo capolino, l’entusiasmo per la vita e per l’arte, e riesco a procedere per la strada che penso mi sia assegnata (dico ‘penso’ perché non fa giorno che quasi non mi interrogo se sto facendo la cosa giusta o se sto seguendo la strada che devo seguire, e come potete prevedere le risposte sono alterne…!)





Allora, vi dicevo di questa esperienza sociale e lavorativa berlinese che mi ha dato molta soddisfazione perché innanzi tutto ho condiviso l’entusiasmo per i miei progetti con alcune persone, e il processo di creare qualcosa di bello insieme. Inoltre, e cosa fondamentale, per quanto riguarda i video ero bloccata da alcuni anni. Il video nel mio lavoro è una parte assai importante, che fa da complemento alla parte performativa, Era dal 2011 che non finivo completamente un video. È impressionante! Ho lavorato a molti progetti, fatto molte performance e mostre, accumulato molto materiale di riprese, ma nessun video è stato finito. Se devo essere sincera mi sono impantanata nella realizzazione del video di The Finger and the Moon #3, al quale sto lavorando da due anni, e pur avendolo finito un paio di volte, non ne sono soddisfatta, per cui il progetto è sempre aperto, non lo ritengo finito e non l’ho ancora esposto ( e a genova stanno aspettando per esporlo!). Poi ci sono state le mie dolorose vicende personali dell’ultimo anno, che mi hanno bloccato ulteriormente, paralizzato quasi. Ora quindi è quasi una conquista aver finalmente ripreso a lavorare al montaggio dei video, e ad avere finito una nuova opera! E sapevo che da ora in poi non posso più occuparmi interamente del montaggio, e che devo cominciare a collaborare con dei montatori. Così sono doppiamente contenta di aver inaugurato con questo video una nuova fase, che implica la collaborazione di diversi professionisti. Un lavoro di equipe, tenuto insieme dalla mia regia, come succede nei normali film. Mi sento grata a queste persone di aver collaborato con me, e contenta di aver cominciato questa fase collaborativa. Non posso ancora farvi vedere qualche immagine del video, perché manca la correzione colore e la lavorazione dell’audio, anche queste parti che di solito facevo da sola e che ora affido a dei collaboratori professionisti. Ciò mi diverte parecchio, di potermi occupare più precisamente della parte registica e creativa, delegando ai tecnici più esperti di me gli aspetti di loro competenza. E tutto ciò non poteva che avvenire qui a Berlino, città piena e pullulante di giovani (e non) creativi provenienti da ogni parte del mondo. E’ facile trovare collaboratori entusiasti e motivati, oltre ad essere la città sia stimolante, per le proposte, sia tranquilla e lenta, cosa che favorisce la creatività. In questo tempo quindi, a parte qualche evento sociale, o qualche uscita per andare al cinema o a sentire del jazz, o a bere la buonissima birra, ho passato la maggioranza delle mie giornate a lavorare creativamente al video e ad altri progetti, solo inframmezzate dalla ormai abitudine acquisita di correre due volte alla settimana e nuotare una volta alla settimana. Cosa che mi aiuta molto.

150. Questa non è una performance




LIUBA

QUESTA NON E' UNA PERFORMANCE


@ Opening di ArteFiera. Bologna, gennaio 2015







Un'azione - non azione che riflette sulla natura del linguaggio e sui concetti di verità-finzione, arte-vita, mescolandone le carte. L’intenzione è quella di esplorare la relazione tra l’atto performativo e la realtà quotidiana attraverso un gesto in vivo, che sta accadendo nel momento contingente all’azione, ponendolo in risalto dall’atto naturale di vivere.

La metaperformance si basa, infatti, sulla giustapposizione paradossale dell’immagine e della scritta che la smentisce, ponendo fine al regime della rappresentazione basata sulla somiglianza.














149. Performance collettiva e partecipativa YOU'RE OUT a Berlino



YOU ARE OUT

Performance interattiva e partecipativa per un gruppo misto di persone tra immigranti e cittadini

16/11/14 @ Oranienplatz (tenda d'informazione dei rifugiati), Kreuzberg, Berlino

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In questo progetto, che segue e sviluppa Refugees Welcome project, LIUBA continua a concentrarsi sul problema dei rifugiati in Europa e sul problema dell’integrazione e dell’accoglienza dei rifugiati. E’ un progetto che riflette anche in generale sul concetto di espulsione da una comunità.

L'idea della performance è quella di giocare un gioco che simbolicamente riflette ciò che accade nella realtà: non c'è sempre abbastanza spazio per tutti. Il gioco è uno di quelli vecchi che molti di noi avranno sicuramente giocato da piccoli, permettendo alle persone di sperimentare, con i loro stessi corpi, la sensazione di essere rifiutate e la lotta per trovare un posto. Fare questa performance è un modo per avere una profonda consapevolezza su questi temi e dinamiche. E' un lavoro sulla lotta per stabilirsi in un paese e lo sforzo e le possibilità necessarie perché abbia successo.

La performance è concepita per includere come partecipanti gli immigrati e i cittadini, per rappresentare una società multirazziale del nostro tempo e il problema dell'integrazione che i rifugiati devono affrontare quando arrivano in un altro paese.

All’inizio del gioco tutti ballano a tempo di musica. Quando la musica si ferma ciascuno dovrà sedersi su una sedia, ma ci sarà una sedia in meno dei partecipanti, per cui uno di loro sarà escluso. Il gioco continua fino a che tutti saranno esclusi e si ritroverà solo una persona, da sola, nella comunità. La performance finisce con un nuovo giro del gioco con tutti i partecipanti e con una sedia per ogni partecipante: quando la musica finisce ognuno potrà trovare la propria sedia, il proprio posto, e sentirsi a casa.

L'idea di questo lavoro nasce dal senso di frustrazione che proviamo quando vediamo la gente che lotta per avere i documenti necessari per poter stare in un paese, che non sono libere di trovare un lavoro onestamente e sono esclusi dalla comunità. Lo stesso senso di frustrazione viene ogni volta che ci sentiamo esclusi da un gruppo, siano essi amici, familiari, nel lavoro o in un paese.


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22/08/15

148. Performance Refugees Welcome


REFUGEES WELCOME Performance interattiva e collettiva con i rifugiati e il pubblico

14/11/2014 @Kreuzberg Pavillion, Berlino

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Questo progetto ripropone a grande richiesta la performance effettuata da LIUBA l'anno scorso e sarà inclusa dal regista americano Zachary Kerschberg nel suo documentario.


il progetto è' composto da due parti: la performance in galleria, e il precedente e lungo lavoro preparatorio site-specific, consistito nel prendere contatti con rifugiati in protesta a Berlino, nel conoscerli e ascoltare le loro storie e i loro problemi, per poi invitarli a partecipare alla performance in galleria che consiste in 12 simbolici minuti di silenzio in segno dei loro diritti e della loro accettazione.


Alcuni concetti che hanno portato LIUBA a questo lavoro:
Penso che le persone e i loro problemi siano più importanti dei progetti artistici.
Porto delle persone viventi in galleria perchè le persone, le loro vite e le loro problematiche sono ciò che veramente importa adesso.
Raduno insieme persone diverse in uno stesso luogo, perchè ciascuno ha il diritto di stare in quello stesso luogo.
Voglio che le persone stiano in silenzio, osservandosi l’un l’altro. Il pubblico della galleria e i rifugiati. Osservare è il primo passo per conoscere, accettare, rispettare.
Guardare l’altro significa trovare la base comune della nostra esistenza: essere vivi adesso.
Costruisco la performance col proposito di creare esperienze personali per le persone, interiori ed esteriori.
L’arte diventa un mezzo per dare ai rifugiati un modo per essere ascoltati, per essere visibili, per essere rispettati

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Refugees Welcome, videostills, 2015

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20/01/15

147. Il fulcro

E' esattamente così: avere qualcuno che ci aspetta è la cosa più bella del mondo. I miei genitori erano il mio fulcro da dove partivo e tornavo, che accettavano il mio entusiasmo quando ero via che facevo cose belle, e che si struggevano e mi struggevo quando non rimanevo tanto a milano.
ora il centro si è frantumato e sto vivendo questo dolore. Tanto più forte oggi, che sono andata nella casa dei miei a milano, che è vuota da più di sei mesi, e che sto cercando di affrontare a piccoli passi, venendo di tanto in tanto ad aprire un cassetto o cercare qualcosa, e che mi mette un dolore lancinante di percepirli e capire che loro non ci sono più, ci sono solo le cose. Non so cosa fare, non riesco ad affittarla, non riesco ad abitarci (è molto meglio della mia, che è un punto di appoggio a milano), non riesco a gestirla. Ogni tanto la sto onorando facendo qualche cena e invitando amici, usando i cari servizi di piatti e posate delle feste che hanno fatto la mia storia... Sapessi che milano è la mia città forse saprei meglio cosa fare, ma milano era un punto importante perchè c'erano loro, ed io andavo e venivo, e a milano più di tanto non ci riuscivo a stare, anche perchè altrove mi era più facile fare la mia arte... ora a febbraio ho deciso che ritorno a berlino per finire alcuni progetti sospesi, sparpagliata più che mai, nomade come sempre, con cose care sparse in tre case in italia e nessun luogo vero dove stare e sentirmi a casa. Sono fortunata ad avere un amore e un compagno, ora è in italia con me, ma essendo canadese ed essendo artista, quando è in italia non lavora e non fa molto, così è difficile per lui restare, è difficile fare programmi, e sempre più mi sento spersa, ci sentiamo confusi, come lo eravamo anche prima. E' tutto molto transitorio, mobile, sospeso. So solo che consento di darmi tempo, di vivere il dolore, di avere pazienza. Ogni tanto la carica vitale ritorna, a piccoli tratti, più forte del dolore della perdita. sono solo momenti, ma so e sento che la vita è più forte di tutto. ma a volte siamo così giù e così persi, così stanchi e così confusi, così tangibilmente sofferenti di non poter più sentire abbracciare parlare vedere queste persone così fisicamente presenti dentro di noi. E' un mistero che si fa fatica a capire, non sembra vero che c'è la casa e loro non ci sono più dentro, che fino a ieri gestivano e vivevano la casa, e ci si muovevano e respiravano, e pensavano e amavano... E per me il fatto che se ne sono andati a 3 mesi di distanza è molto complicato perchè rispetto a papà ho delle malinconie delle struggenze, dei non detti e non vissuti che mi mancano e mi stendono di nostalgia, e vorrei riaverlo qui almeno una volta per stare con lui e dirci tutto, e invece la mamma con cui il rapporto era più facile ma di cui non ho avuto abbastanza, mi manca come una stella cometa, avevo bisogno di averla ancora, avevo bisogno di godere più vita in presenza con lei, e così si intrecciano questi dolori e per ognuno avresti bisogno di tempo e di completa dedizione..

18/11/14

146. Di nuovo a Berlino ma senza di lei

Non ho più scritto su questo blog per molti mesi. Amici cari, sono stata congelata e paralizzata.
Ho vissuto e sto vivendo un dolore grande che talvolta mi porta via. Sono e mi sento senza radici.
Per pudore non ho più scritto. Il dolore è qualcosa di molto privato che non vuoi e non puoi condividere. E non vado a scriverlo.
Però ho deciso che questo blog andava continuato.
Dall'inizio questo progetto implica un diario che racconta la vita di una persona che è artista, con le sue difficoltà e le sue gioie, i back stage, le fatiche, i successi, gl incontri, la vita quotidiana. e raccontare la vita vuol dire aprirsi e lasciarsi vedere.
E' successo a maggio. Eravamo insieme a Berlino. Mi ha lasciato anche lei, la mia mamma. 4 mesi dopo il mio papà.
Sono rientrata in Italia e sono rimasta là. Per ora è il posto dove devo stare, poi si vedrà. Non ho più scritto. Non ho più mandato newsletter. Congelata. Persa. Vuota.

Ora sono ritornata a Berlino perchè mi hanno invitato a fare due performance sul progetto dei rifugiati che avevo cominciato qui. Ho accettato di venire perchè mi sembra abbia un senso continuare ciò che avevo cominciato e non lasciare tutto al vento. Sono certa che la mia mamma l'avrebbe voluto. Ma lei non è più qui con me. Ogni strada mi ricorda il tempo felice che abbiamo passato qui insieme. E ogni strada sento la malinconia della mancanza e di ciò che non è più. Lei era sempre felice, adorava il verde e i fiori, e la scorsa primavera il tempo era stupendo, un sacco di fiori e di alberi, abitavamo in una parte di kreuzberg molto verde, con anche tanti parchi intorno e un bel giardino nel cortile della casa. Lei si meravigliava di tutto come una bambina. Una bambina saggia. Una persona meravigliosa. Ho condiviso con mia mamma la mia vita, la portavo anche alle mostre o ai concerti, andavamo insieme a mangiare nei localini, lei era sempre felice, e mi diceva: perchè non veniamo ad abitare qua? ed io dicevo: ci stiamo già abitando! Anche se come sempre, l'estate l'avremmo passata a Rimini nella nostra terra. Mi diceva sempre: 'è meglio ridere che piangere' e non ho mai conosciuto al mondo una persona con questa dose straordinaria di ottimismo e di carica vitale come lei
Grazie mamma grazie grazie grazie, mi manchi tanto tanto tanto tanto tanto. Ma so che mi stai guardando e sento pure che mi proteggi. Ci sei ancora.








145. Il mio video al Funf Seen Film Festival


The Finger and the Moon #2 has been presented in the videoart section of the FUNF SEEN FILM FESTIVAL in Starnberg, Munich (D). It was a lot of fun, wonderful people and wonderful video selection.


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Scrivo davanti al lago dove sto prendendomi una pausa nel bel territorio bavarese, dopo aver ieri presentato il mio video THE FINGER AND THE MOON #2 al Funf Seen Film Festival.
Devo dire subito che sono stata felice e appagata, il mio video (e lo dito con un po’ di timidezza e di modestia, ma è vero!) ha avuto un grande successo, forse devo dire più di tutti gli altri, perchè è stato l’unico video che ha avuto battimani e forti applausi a scena aperta, e i commenti delle persone sono stati entusiastici. Questi momenti, assommati con la cordiale ospitalità e il rispetto con cui sono stata trattata, rendono finalmente il cammino dolce e il piacere profondo nel fare arte, perchè vedi che gli altri ne traggono godimento, che è forse la soddisfazione più profonda e il vero senso per cui facciamo le cose.
Che dire di più? Che chiedo ancora di questi momenti e ringrazio infinitamente per averli vissuti e goduti. Sono in un momento molto difficile, e non ve l’ho raccontato, quindi avere queste soddisfazioni mette un po’ di carburante nella mia macchina che sale a fatica.

28/04/14

144. Una foto trovata mentre rifaccio il sito




Sto lavorando con una giovane e bravissima web designer and developer australiana per rifare il mio sito personale (finalmente! erano alcuni anni che volevo rifare tutto ma non avevo trovato in passato la persona giusta e in Italia non mi piaceva come i webdesigner lavorano, nè le cifre esorbitanti che molti di loro chiedono, mentre qui a Berlino sapevo che avrei trovato la persona adatta!) e sto risistemando tutte le foto. spulciando qua e là ne ho trovate due, molto diverse fra loro, che mi è venuta voglia di mettervi qua! Forse perchè entrambe mi stanno simpatiche e in entrambe mi rappresento! (oddio...lo so che sono una persona dalle tante sfaccettature e dell'unione degli opposti! )




24/04/14

143. Refugees Hunger Strike

Qui a Berlino ho ripreso a lavorare intensamente e parecchio. Ho l'aiuto di una persona che parla italiano che sta per 6 ore con mia madre, occupandosi di lei, così in quel tempo io sono libera di lavorare ai miei progetti.

E tutto sta andando avanti: il video di The Finger and the Moon #3, che è finito e di cui ho gestito con un tecnico alcuni problemi tecnici inerenti l'rsportazione del filmato HD, Poi sto rielaborando nella parte tecnica anche il video The Finger and the Moon #2, invitato a un festival di videoarte in Baviera quest'estate ( e lo volgiono già da ora), poi sto facendo un sito nuovo di zecca insieme a una bravissima web-designer and developer austrraliana, con la quale stiamo lavorando molto bene insieme e pure velocemente...non vedo l'ora che sia online!

e, last but not least, sto proseguendo con le riprese e la ricerca sulla situazione dei rifugiati e dei lampedusa people. Recentemente è stato sgomberato il campo profughi di protesta ad Oranienplatz. Alcuni sostengono che c'è stato un accordo e un patto fra i rifugiati e il comune, altri, compreso alcuni di loro, sostengono che il patto era più uno specchietto per le allodole e i media, che un passo concreto verso la risoluzione della loro situazione, per cui si è creata una ulteriore resistenza, ed è stato iniziato uno sciopero della pace in Oranienplatz.

Qui di seguito potete vedere un video, fatto appeno lo sciopero della fame cominciò ( e montato mischiando velocemente anche dell'altro materiale che avevo archiviato, in attesa di fare un lavoro video più ampio su tutta questa situazione), e delle foto fatte ieri, due settimane dopo.















14/04/14

142. Ho portato la mamma 83enne a Berlino

Ho preso la decisione coraggiosa di portare mia mamma a Berlino con  me. Non poteva rimanere da sola a Milano con solo la donna delle pulizie che viene mezzagiornata, poichè negli ultimi anni ha perso la sua lucidità mentale, nè tantomeno volevo lasciarla a una badante fissa, come quasi tutti mi avevano consigliato.
Ho pensato che per lei fosse meglio stare con me che stare nella sua casa con un'estranea, e per me era più tranquillo, seppur faticoso, gestire mia mamma a Berlino abitando insieme piuttosto che a distanza.




Detto fatto, un bel giorno di sole (fortuna vuole che questa primavera è magnifica, sia in Italia che in Germania) abbiamo preso l'aereo e siamo atterrati a Berlino. Appena arrivati mia madre era contenta, non stanca del viaggio, ed entusiasta di vedere una città fresca, giovane, rilassante, con molti parchi, verde e aria buona, e dove tutti - come lei mi rimarca spesso - sono sempre sorridenti.
Ed io sono felice di poter condividere del tempo con lei, e che lei, finalmente, possa condividere un po' la mia vita per il mondo a fare arte.

Anche gli amici berlinesi mi dissuadevano da questa scelta, ma io mi ero bene informata dai medici e specialisti prima di partire, avevo portato mia mamma da tutti i medici necessari e rinfrescato tutte le terapie. Ognuno di loro mi diede l'approvazione dicendo che, anche se gli anziani sono affezionati alla loro casa, è molto meglio per lei stare con me in un altro luogo che stare con un'altra persona nella sua casa, e così è stato. Ho trovato inoltre una persona che parla italiano che sta con lei 5-6 ore al giorno di modo che ho ripreso a lavorare, a montare il video, a scrivere il blog, a vedere mostre e a prendermi un pochino del mio spazio.




E Berlino è una città dove mi sento davvero a casa, serena, tranquilla, stimolata ma non stressata. un bel mix fra l'esperienza di New York e la mia Bologna dei tempi dell'univeristà e post università - ho abitato 13 anni a Bologna, amandola un casino! (paragone strano vero? ma è l'esatto mix di queste due esperienze bellissime in due città diverse).

Berlino è una città dove è facile lavorare e collaborare, è piena di creativi in ogni senso ed è facile ricorrere a persone che ti possono aiutare, che provengono da tutto il mondo. Ci sono un sacco di artisti, ma per quanto mi riguarda mi sta interessando stare a berlino più per produrre i miei lavori che per prendere nuovi contatti. sento che è proprio il tempo dell'azione. Però vado regolarmente a vedere mostre. A volte porto appresso pure lei :)






02/04/14

140.A Gianni









Caro papà,
ti scrivo per dirti che ti sono vicino. Ti penso costantemente e ti mando energie positive e di amore.
Ti ringrazio per quello che fai e hai fatto per me. A volte sei stato duro, però da questa durezza ho imparato, e credo che mi potrà essere di aiuto nella vita.
Nel periodo della tua malattia ho cercato di fare tutto il possibile per darti il mio aiuto e per starti vicino, cercando anche però di rispettarti e di accogliere i tuoi desideri. A volte mi è stato difficile, poiché una parte di te non accettava di essere aiutato da me.

Ho sempre avuto un desiderio forte di fare amicizia con te, e ho sempre sentito questa mancanza, forse questa nostalgia di un rapporto sereno, amichevole e divertente con te. Questo rapporto è nei cuori nostri, ci è rimasto impresso, durante la tua vita non si è espresso molte volte, eravamo entrambi poco capaci di farci capire dall'altro, entrambi feribili al primo colpo d'occhio, e reagivamo in maniera diversa. 

Io vedo la tua anima, un’anima gentile, divertente, buona, onesta, fragile, profonda, anche se tu la nascondevi quasi con tutti. Forse per proteggerti. Ma la tua anima è bella e parla con la mia anima, e noi ci amiamo profondamente. Io, forse per contrasto, ho fatto del mio tirar fuori l’anima il mio modus vivendi e la mia realizzazione personale e professionale, esponendomi sempre e profondamente in prima persona con la mia arte.

Ti invio tutto l’amore che ho nel cuore, ti sono vicino ovunque ora tu sia, ti sto mandando a distanza pensieri di amore e di affetto. Secondo la mia esperienza, queste energie funzionano meglio delle parole, delle cose, dei gesti. Sono certa che tu mi ascolti e sorridi. Profondamente eri molto ironico.

E sei stato grande papà, hai compiuto cose grandi, sei stato bravissimo. E in tuo onore io continuo la mia strada, col tuo supporto trasformato ma sempre presente, con la tua forza in me, e col desiderio di farti ancora inorgoglire di ciò che faccio. So che ora mi capisci più che mai, e scusami se in precedenza non siamo riusciti a comunicare davvero. ma un modo tutto nostro di comunicare e di dirci che eravamo importanti l'uno per l'altro c'è stato, e ce lo siamo detti.

Voglio trovare e pubblicare la tua poesia sulla russia. 








19/03/14

139. Papà ci sei ancora

A gennaio mi sono precipitata a Milano ancora una volta, stentando a crederci e in lacrime, papà se n'era andato e ci aveva lasciati.

E' una cosa troppo grande da parlarne qui, non ci sono parole che non sminuiscano tutto, solo il silenzio posso scrivere, e tanta nostalgia, tanto amore, tanta sofferenza, tanta anima.
Sono stata in contatto con l'anima di papà che mi ha abbracciato tutto il tempo.
Mi sono piombate sulle spalle caterve di cose e responsabilità (no fratelli no sorelle).
Avrei voluto mille, centomila volte di più
aver stretto, capito, abbracciato mio padre
ma ora non ci sei più
ma ti sento ancor di più



Ci sei ancora in ciò che ci hai lasciato, nel tuo esempio, nella tua presenza dentro l'anima e la mia anima si ingrandisce, si assomma alla tua e le custodisce entrambi dentro.
In un certo qual modo, papà, mi sento più forte
perchè ora sei ancora di più con me.






138. Duro inizio d'anno

Poichè il progetto di questo blog è aprire una finestra sulla vita quotidiana di un'artista, con i suoi aspetti connessi alla vita normale di tutti i giorni, i problemi legati alla famiglia, alla salute, alle difficoltà, le gioie universali, l'amore, le speranze, e al tempo stesso inserire il back stage e gli stati d'animo che sta dietro ogni lavoro, ho deciso che devo essere onesta e parlarvi anche delle cose più difficili, però che sono umane e universali per tutti, ossia la malattia e la morte.

Tutto ciò incide poi profondamente sulla propria vita, ma anche sulla propria arte, essendo ogni nostro lavoro plasmato e nutrito con le nostre storie vissute, con la nostra anima gettata nel mondo (per dirla con Heidegger) e le sue molteplici avventure, facili o difficili che siano, leggere o pesanti.

sempre in viaggio... la mia stanza a Berlino


L'anno è cominciato in maniera molto difficile. Intanto la situazione precaria e fragile e sofferente dei miei, con la malattia di mio padre, dalla quale non voleva tirarsi fuori e non voleva cooperazione, e la malattia, più cerebrale che fisica, di mia madre. L'anno scorso rimasi a Milano per questo tutto l'anno, e fu molto difficile. Quello non è il mio posto, dopo una settimana che sto in quella città mi prende una morsa di ansia e stress che mi impedisce quasi tutto il resto: per cui quest'anno, verso ottobre, ho sentito che ancora dovevo muovermi dall'italia e per non andare lontano dai miei genitori e poter essere presente, scelsi proprio Berlino, in quanto il posto che più mi attrae in Europa e il più adatto al mio lavoro. Partii per Berlino, quindi, come avete visto dai precedenti post di questo blog, sapendo anche che sarei ritornata spesso a Milano.

Così, appena finita la performance al Kreuzberg Pavillon, e l'intervista alla Tv, rientrai a Milano il 18 dicembre per il periodo natalizio, dedicato alla famiglia, e allo stare vicino, a volte senza capirli, a volte anche litigandosi un po', ai miei genitori, che essendo figlia unica, sono la parte più profonda di famiglia che ho. Non fu facile, come spesso accade, ma anche dolce, spesso un po' triste.

Per capodanno però decisi di tornare a Berlino, era lì il mio posto in questa stagione, lo sapevo benissimo, poichè si adempissero le strade che si dovevano adempire. Di questo avevo ed ho l'intuizione, per cui la seguii.
Ricordo lo stress per partire per Berlino il 30 dicembre: tutti gli aerei, of course, erano pieni e impossibile prenotare un posto, e poi per giunta carissimi, passaggi con blabla car non ne trovavo, allora decisi di prendere la mia macchina, e offrire passaggi alle persone, sempre attraverso lo stesso sito. Inutile dirlo che trovai tonnellate di persone che volevano un passaggio per Berlino poco prima di Capodanno! Così caricai 5 persone, sulla mia Hyunday Getz, tanto brava quanto comoda, pur essendo comunque non una macchina grande. Non avevo mai fatto un viaggio così lungo, e per lo più d'inverno, per cui mi informai come un'ossessa sulle condizioni del tempo nel tragitto (sapevo che c'era il sole, altrimenti non avrei fatto la Svizzera), mi comprai le catene da neve - si lo ammetto, non le avevo, anche se non bisogna dirlo - sentendomi a disagio nella scelta, poichè di queste cose non ne capisco niente (e il mio maschio era in canada - come quasi sempre - e poi loro hanno altri tipi di macchine e non usano di certo le catene, con un inverno a -20 per 4-5 mesi all'anno! - come quest'anno). Ricordo molto bene il paio di giorni prima della partenza (e decisi di partire in macchina solo il giorno prima!), così faticosi per la forza che mi costò tenere tutto in pugno e fare questa performance automobilistica fino a Berlino... Poi il viaggio andò bene, conobbi persone molto simpatiche e interessanti, nessun inceppo solo alcuni inconvenienti proprio alla partenza (che non vi sto a raccontare sennò dite che sono grulla...) e una multa in Svizzera, scattata con la foto, mentre andavo a 100 all'ora sull'autostrada :O ....in quell'unico tratto il limite era 80 ma io non lo vidi...) più a meno vicino al punto dove scattai la foto qui sotto.

Il viaggio per Berlino attraverso il San Bernardino (apprezzate la rima...)

Beh, che dire, arrivai il 30 sera, stanca ma felice di aver trovato tutte le strade ed essere arrivata a casa di Claudia dove Ingo mi aspettava col minestrone, quando il 31 pomeriggio - dico il 31 pomeriggio - mamma mi chiamò disperata che il mio adorato gattino Fiore, preso anche per lei, per fare compagnia a mia mamma, spesso annoiata dato che papà stava sempre a letto, e che era l'amore mio e di mammà, dunque allora mi chiamarono dicendomi con poco tatto che Fiore era caduto dal balcone del 7 piano, e non c'è stato niente da fare.
Cominciai a piangere e non mi fermai più, non ebbi voglia di organizzare niente per il capodanno, volli solo andare a vedere i fuochi sul ponte con una mia conoscente tedesca (la convinsi, lei voleva stare in casa, ma io avevo paura di stare in casa a piangere), ma per tutta la notte, e buona parte del giorno dopo, piansi lo stesso, per la fragilità, per il gatto, per la preoccupazione per la mamma pure distrutta, per la malattia di papà, per la mia situazione di vicinanza/distanza (ero appena ripartita da Milano!), per lo stress, la fatica, la confusione... In più ero ospite in una casa nuova, che non mi apparteneva, perchè il bell'appartamento a Gorlitzer park che mi avevano fortunatamente subaffittato in novembre dicembre, non era più disponibile. Mi ritrovai da sola quindi, i primi giorni dell'anno, in una casa che mi spaventava, forse per la dura fragilità della mia condizione, con una nostalgia e preoccupazione fortissima per i miei, con la mancanza e la rabbia per mario, che era sempre in canada e non aveva potuto volare in europa per le feste, con la voglia di tornare, e la voglia di stare, in una zona di berlino, stieglitz, che per me non è berlino - amo kreuzberg e sono sempre stata lì.

E così decisi di tornare subito per un po', per consolare mamma, stare vicino a papà, sentire la famiglia, vivere ancora una volta quel senso di tristezza di questa situazione così malata e fragile.
Partì piena di ansie con un volo che costoso è dire poco (il 4 gennaio prenotato il giorno prima, pensate voi), ma non me ne fregò niente. Dovevo tornare e basta.

Rimasi una settimana, poi rientrai a Berlino. rientrai nella mia bella casa in subaffitto a kreuzberg, e pochi giorni dopo ripartii improvvisamente in giornata per Milano, piangendo a dirotto.

17/03/14

137. L'intervista alla TV di Berlino

Come vi dicevo nel post precedente domenica 15 dicembre, appena prima di rientrare in Italia per Natale e appena dopo la mia performance collettiva con i rifugiati, sono stata invitata a partecipare a un talk show e a presentare un'anteprima del mio ultimo video a una TV privata di Berlino, i cui studi erano in un grande palazzone a Wedding. Con mia grande agitazione appena arrivata là scoprii che in questo talk show quel giorno ci sarei stata solo io come ospite....una incontrollata e inconscia insicurezza e paura si impossesso del mio respiro, e dovetti sudare 70 camice per imporre al mio fisico un po' di nonscialance e tranquillità, appena appena sufficienti per permettermi di parlare dicendo cose sensate e senza balbettare -che poi essendo l'intervista in inglese, e pur parlando io abbastanza fluentemente, non è così facile dare risposte abili e brillanti in un'altra lingua in diretta televisiva..Devo dire comunque che il prof. Donald Muldrow Griffith, ideatore e conduttore del programma, è stato molto carino nel mettermi a mio agio sia prima che durante la trasmissione, e mi ha infuso un po' di tranquillità e sicurezza. Ora che mi sono rivista...beh pensavo peggio ...non sono andata poi tanto male! o no?