"Con tutta la comunicazione che abbiamo non c'è la percezione delle cose."
"Il cinema è come la nitroglicerina. Può portare immensi benefici, ma è molto complicato da gestire."
Intervista a Vittorio de Seta
(In omaggio a questo regista che non conoscevo e a Luigi Bianco che me lo ha fatto conoscere)
viaggio

25/05/13
23/05/13
121. La lentezza in Norvegia TV
Mi viene segnalato dal curatore Lorenzo Bonini questa notizia, collegandosi ai miei lavori sulla lentezza (The Slowly Project) e sul silenzio (4'33 Chorus Loop) e mi sembra moooolto interessante da convividere con voi (oltre a ringraziare Lorenzo per il pensiero di avermela mandata)
La Norvegia cambia registro e sceglie il silenzio e la tranquillità. La televisione pubblica 'NRK' ha trasmesso il 18/02/2013 dodici ore di diretta ininterrotta di un caminetto acceso con, in sottofondo, musica leggera e commenti di esperti. L'esperienza è stata fatta venerdì, in prima serata, e la NRK ha spiegato che la serata-evento ha incollato al piccolo schermo più spettatori rispetto alla normale programmazione.
'The Slowly Project. Take your time - Modena' excerpt
The Slowly Project. Take your Time - New York (excerpt) from liuba... on Vimeo.
La Norvegia cambia registro e sceglie il silenzio e la tranquillità. La televisione pubblica 'NRK' ha trasmesso il 18/02/2013 dodici ore di diretta ininterrotta di un caminetto acceso con, in sottofondo, musica leggera e commenti di esperti. L'esperienza è stata fatta venerdì, in prima serata, e la NRK ha spiegato che la serata-evento ha incollato al piccolo schermo più spettatori rispetto alla normale programmazione.
'The Slowly Project. Take your time - Modena' excerpt
The Slowly Project. Take your Time - New York (excerpt) from liuba... on Vimeo.
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19/05/13
120. Il vocabolario allargato
Il vocabolario allargato é un progetto condotto da Andrea Bajani con
ragazzi delle superiori e presentato alla fiera del libro di Torino,
dove l'ho visto.
Ho trovato questi neologismi interessanti e poetici, e ho deciso di condividerli con voi, anche come omaggio a quelli che li hanno inventati. Li trovo inoltre molto indicativi della delicata fase che stiamo attraversando in Italia e del disagio nato da una carenza di prospettive e di valori che si sente molto nella sociatà italiana attuale. Li trascrivo qui, con le parole precise usate dagli autori (parole che ho amorosamente copiato dal programma della Fiera).
Eteriderio
Si può pensare a volte che la vita non basta. O meglio, che non basta quel che si é per prendere dalla vita tutto quello che offre. E così allora sì resta fermi, marginali, sul confine delle cose a guardarle succedere. A illudersi che se si fosse altro - un altro più bravo, un altro più popolare, qualcuno con più frecce al proprio arco - forse la vita avrebbe un gusto diverso.
Disfuturi
Ha tutta l'aria di una disfunzione del tempo questa incapacità di pensare in termini progettuali oltre i confini della giornata, o del confortevole - o angusto? - presente. Buttare il cuore oltre l'ostacolo non sembra andare più di moda, perchè quando l'ostacolo batte le ciglia, sovente ci si spaventa. Mentre rimettere in moto il tempo è raccogliere e scombinare le carte. E' fare domande, rimpastare presente e passato per vedere che risposta vien fuori.
Svivere
Il pensiero di non essere in relazione con il proprio tempo è un ronzio che non cessa. E' il pensiero che il tempo ci rotola ai piedi, e che non lo si guardi andare e venire perchè in fondo ogni segno che si prova a lasciare è un buco nell'acqua. E' l'idea - l'alibi forse? - che anche ad alzare la voce non ritornerebbe altro che l'eco di quel che si è detto.
Subizionista
C'è un modo tutto particolare di far tesoro delle sciagure: è utilizzarle come armi ricattatorie, come sfrontate teste di ariete per sconfiggere l'avversario utilizzando una leva morale. Vere o strumentali, reali o inventate che siano, divengono strumento esibito, mezzo giustificato dai fini. Il 'me tapino' come dichiarazione di inermità e al tempo stesso baionetta inserita per attaccare all'arma bianca.
Linkotico
La sindrome dl contatto imperversa. La competizione sul numero di amici o follower sui social networks batte il tempo. Eppure al tempo stesso - in una contraddizione solo apparente - il legame spaventa. Nell'epoca della reversibilità totale, della ritrattabilità di tutto, il 'per sempre' crea inquietudine, genera il timore che non sia possibile uscire dall'angolo. Ma di quale angolo parliamo?
Demolitica
In un paese come l'Italia, in cui l'incertezza é la più stabile delle condizioni, il rischio é la quello di pensare che la politica abbia appeso al chiodo la propria vocazione. Che si occupi più di disfare che di provare a costruire un paesaggio umano diverso, con un orizzonte più lungo delle finestre del palazzo di fronte. Ma c'é uno spazio, quello del quotidiano, in cui quella partita é tutta da giocare.
Onnifood
Il cibo ha una parte fondamentale nella cultura e nell'identità italiane. Ma l'impressione è che si stia dilagando, e che nel paese aleggi una nuvola da tavola calda che pare impossibile dissolvere. Nelle librerie trionfano i titoli di cucina, in televisione c'è sempre qualcuno ai fornelli. E' lecito domandarsi: cosa bolle in pentola in questo inizio millennio?
Disonestar
Se un paese ha bisogno di eroi, gli eroi che vengono scelti dicono molto su chi a gran voce li ha incoronati. Violare la regola, mistificare la legge, deridere l'onestà, farsi esempio di estetiche del pecoreccio: che paese è quello in cui sono questi i requisiti dell'eroe? Specchio? Viscere? O semplicemente prende voce una parte di noi che fingiamo che non ci sia?
Sovravvivere
Se lo status conta più dello Stato, la merce più del valore (etico, politico), se il tenore di vita è la linea Maginot da difendere, allora vivere diventa una faccenda di debiti e crediti, di rincorse senza decolli alla fine. Vivere fino in fondo, ci si potrebbe domandare, significa per forza vivere al di sopra delle proprie possibilità? E accontentarsi, è sempre sinonimo di rinunciare?
Monetica
Se battere moneta significa abbattere ogni altro universo di valori, allora si stringe sempre di più - e l'aria si fa sempre più rarefatta - lo spazio per l'uomo e per l'ambiente in cui vive. Ovvero quello in cui il progresso è ben altra cosa rispetto al semplice sviluppo. Perchè c'è di mezzo la dignità, la dignità del lavoro, il pensiero di un mondo migliore.
Le parole sono mappamondi ridisegnati anno dopo anno. Ci si possono cercare sopra i confini, le estensioni, le proporzioni tra i luoghi. Ogni neologismo è un confine che muta. Tutto il mondo, quando cambia un confine, è obbligato a definirsi di nuovo.
Dieci neologismi per provare a raccontare il mappamondo Italia del 2013.
http://bookblog.salonelibro.it/vocabolarioallargato/?page_id=15104
Ho trovato questi neologismi interessanti e poetici, e ho deciso di condividerli con voi, anche come omaggio a quelli che li hanno inventati. Li trovo inoltre molto indicativi della delicata fase che stiamo attraversando in Italia e del disagio nato da una carenza di prospettive e di valori che si sente molto nella sociatà italiana attuale. Li trascrivo qui, con le parole precise usate dagli autori (parole che ho amorosamente copiato dal programma della Fiera).
Eteriderio
Si può pensare a volte che la vita non basta. O meglio, che non basta quel che si é per prendere dalla vita tutto quello che offre. E così allora sì resta fermi, marginali, sul confine delle cose a guardarle succedere. A illudersi che se si fosse altro - un altro più bravo, un altro più popolare, qualcuno con più frecce al proprio arco - forse la vita avrebbe un gusto diverso.
Disfuturi
Ha tutta l'aria di una disfunzione del tempo questa incapacità di pensare in termini progettuali oltre i confini della giornata, o del confortevole - o angusto? - presente. Buttare il cuore oltre l'ostacolo non sembra andare più di moda, perchè quando l'ostacolo batte le ciglia, sovente ci si spaventa. Mentre rimettere in moto il tempo è raccogliere e scombinare le carte. E' fare domande, rimpastare presente e passato per vedere che risposta vien fuori.
Svivere
Il pensiero di non essere in relazione con il proprio tempo è un ronzio che non cessa. E' il pensiero che il tempo ci rotola ai piedi, e che non lo si guardi andare e venire perchè in fondo ogni segno che si prova a lasciare è un buco nell'acqua. E' l'idea - l'alibi forse? - che anche ad alzare la voce non ritornerebbe altro che l'eco di quel che si è detto.
Subizionista
C'è un modo tutto particolare di far tesoro delle sciagure: è utilizzarle come armi ricattatorie, come sfrontate teste di ariete per sconfiggere l'avversario utilizzando una leva morale. Vere o strumentali, reali o inventate che siano, divengono strumento esibito, mezzo giustificato dai fini. Il 'me tapino' come dichiarazione di inermità e al tempo stesso baionetta inserita per attaccare all'arma bianca.
Linkotico
La sindrome dl contatto imperversa. La competizione sul numero di amici o follower sui social networks batte il tempo. Eppure al tempo stesso - in una contraddizione solo apparente - il legame spaventa. Nell'epoca della reversibilità totale, della ritrattabilità di tutto, il 'per sempre' crea inquietudine, genera il timore che non sia possibile uscire dall'angolo. Ma di quale angolo parliamo?
Demolitica
In un paese come l'Italia, in cui l'incertezza é la più stabile delle condizioni, il rischio é la quello di pensare che la politica abbia appeso al chiodo la propria vocazione. Che si occupi più di disfare che di provare a costruire un paesaggio umano diverso, con un orizzonte più lungo delle finestre del palazzo di fronte. Ma c'é uno spazio, quello del quotidiano, in cui quella partita é tutta da giocare.
Onnifood
Il cibo ha una parte fondamentale nella cultura e nell'identità italiane. Ma l'impressione è che si stia dilagando, e che nel paese aleggi una nuvola da tavola calda che pare impossibile dissolvere. Nelle librerie trionfano i titoli di cucina, in televisione c'è sempre qualcuno ai fornelli. E' lecito domandarsi: cosa bolle in pentola in questo inizio millennio?
Disonestar
Se un paese ha bisogno di eroi, gli eroi che vengono scelti dicono molto su chi a gran voce li ha incoronati. Violare la regola, mistificare la legge, deridere l'onestà, farsi esempio di estetiche del pecoreccio: che paese è quello in cui sono questi i requisiti dell'eroe? Specchio? Viscere? O semplicemente prende voce una parte di noi che fingiamo che non ci sia?
Sovravvivere
Se lo status conta più dello Stato, la merce più del valore (etico, politico), se il tenore di vita è la linea Maginot da difendere, allora vivere diventa una faccenda di debiti e crediti, di rincorse senza decolli alla fine. Vivere fino in fondo, ci si potrebbe domandare, significa per forza vivere al di sopra delle proprie possibilità? E accontentarsi, è sempre sinonimo di rinunciare?
Monetica
Se battere moneta significa abbattere ogni altro universo di valori, allora si stringe sempre di più - e l'aria si fa sempre più rarefatta - lo spazio per l'uomo e per l'ambiente in cui vive. Ovvero quello in cui il progresso è ben altra cosa rispetto al semplice sviluppo. Perchè c'è di mezzo la dignità, la dignità del lavoro, il pensiero di un mondo migliore.
Le parole sono mappamondi ridisegnati anno dopo anno. Ci si possono cercare sopra i confini, le estensioni, le proporzioni tra i luoghi. Ogni neologismo è un confine che muta. Tutto il mondo, quando cambia un confine, è obbligato a definirsi di nuovo.
Dieci neologismi per provare a raccontare il mappamondo Italia del 2013.
http://bookblog.salonelibro.it/vocabolarioallargato/?page_id=15104
05/05/13
119. Laboratorio di performance dal 4 al 7 luglio
Corpo, performance e conoscenza di sè
Laboratorio tenuto da LIUBA presso la sede di GEART nell'Appennino Emiliano
dal giovedì 4 a domenica 7 luglio 2013
(ENGLISH BELOW)
(ENGLISH BELOW)
Il corso-laboratorio si propone di stimolare le persone alla conoscenza di sè e delle proprie potenzialità creative attraverso l’uso del corpo e della performance come mezzo per conoscerci, conoscere e interagire con gli altri e l'ambiente.
Si lavorerà in gruppo e in maniera individuale. Ogni partecipante sarà seguito personalmente e aiutato a scoprire sia ciò che vuole comunicare sia il modo migliore per esprimerlo, seguendolo in una ricerca di linguaggi per produrre, ciascuno, la priopria performance. Tutte le performance ideate e create durante il corso saranno rappresentate pubblicamente la domenica pomeriggio.
Contenuti:
Il corso si struttura in tre tematiche intersecate:
Lavoro sul corpo: tecniche di concentrazione; tecniche di respiro; consapevolezza corporea; la postura e i movimenti; esplorazione delle possibilità performative del corpo.
Lavoro sulla psiche: scoperta del sé attraverso tecniche multimediali con danza, musica, colore, parole; individuazione dei propri bisogni creativi ed espressivi, ricerca del proprio linguaggio espressivo personale
Lavoro sulla performance: definizione di performance e di multimedialità; individuazione e sviluppo di un tema performativo; lavoro individuale e in piccoli gruppi; creazione di performance personali: ricerca dei linguaggi appropriati per realizzarle, ricerca dei materiali, lavoro di preparazione, elementi di interazione col pubblico. Esibizione finale
Tempi e Struttura:
Il corso-laboratorio si svolge dal giovedì sera alla domenica pomeriggio nella cornice dello splendido borgo Ronchesano, sede dell’associazione culturale Geart, sull'Appennino Bolognese presso Tolè e a 35 km da Bologna.
Per chi desidera è possibile pernottare e mangiare presso la struttura. I pasti sono preparati con ingredienti bio autoprodotti e coltivati nel borgo.
Programma giornaliero di massima:
GIOVEDì SERA: arrivo, accoglienza, cena h.21: conoscenza dei partecipanti, visione di video di performance e breve introduzione alla performance art.
VENERDI’ MATTINA: dalle 10 alle 13 Lavoro sul corpo: tecniche di concentrazione, tecniche di respiro, consapevolezza e studio delle posture, la semiotica del movimento, il linguaggio visivo col corpo, lo spazio, il movimento e l’interazione.
VENERDì POMERIGGIO: dalle 16 alle 19 Lavoro sulla scoperta del sé, esercizi con danze, colori, suoni e parole. Il conoscersi e l’esprimersi; Individuazione di un tema performativo personale; lavoro individuale e in piccoli gruppi.
SABATO MATTINA: dalle 10 alle 13 Sviluppo del tema performativo personale e tecniche di espressività multimediale; lavoro individuale e di gruppo; esperimenti di collaborazione interattiva SABATO POMERIGGIO: dalle 16 alle 19 Approfondimento delle performance emerse precedentemente; utilizzo di linguaggi appropriati; ricerca di possibili materiali occorrenti nella campagna circostante
DOMENICA MATTINA: dalle 10 alle 13 Messa a punto delle performance prodotte ed ultime elaborazioni
DOMENICA POMERIGGIO: dalle 16 alle 18 Presentazione al pubblico delle performances elaborate e create durante il corso
A chi è rivolto
A tutti coloro che si vogliono mettersi in gioco e scoprire sé stessi attraverso l’arte performativa e la multimedialità. A chi desidera passare dei giorni rilassanti e benefici in un luogo incontaminato dedicandosi alla creatività e al benessere personale. Questo corso è un corso base, adatto sia a chi non ha mai fatto performance, ma è anche concepito come un approfondimento per chi ha già esperienza, dato che ognuno sarà aiutato a sviluppare le proprie potenzialità e il proprio livello.

Bio di Liuba, conduttrice del corso
Liuba è un’artista multimediale che lavora con performance, video e progetti interattivi site-specific. Ha studiato al DAMS di Bologna laureandosi in Semiologia delle Arti col massimo dei voti e frequentando contemporaneamente l’Accademia di Belle Arti. Dal 1993 lavora con la performance, ottenendo successo sia in Italia che all’estero. Ha presentato sue performance e video ad Artissima Art Fair, Torino, PAC Padiglione d'arte contemporanea di Milano, alla Biennale di Venezia, ad Art Basel, all’ Armory Show a New York, a Scope London, in Germania, in Cecoslovacchia, in Canada e in molte gallerie italiane ed estere. Si è dedicata con passione alla progettazione e realizzazione di numerosi laboratori creativi per ogni fascia di età, lavorando per il Comune di Bologna, il Comune di Milano, la città di Rimini e il Ministero della Pubblica Istruzione. Questo è il suo secondo corso dedicato interamente alla performance art. www.liuba.net
Costi, opzioni e informazioni pratiche
E' possibile partecipare al corso con differenti modalità, anche a seconda del luogo dove abitate (se venire da Bologna o dintorni è facile rientrare a casa propria la sera) e dell'esperienza che desiderate fare.
La prima a pacchetto completo per i 4 gg. con costo di 215,00
euro
Comprensivi di Corso
performance, 6 pasti, 3 colazioni, 3 pernottamenti, tessera geart con
assicurazione
La seconda a pacchetto a
metà per i 4 gg. Con costo
di 170,00 euro
Comprensivi di corso
performance, 3 pernottamenti, 3 cene, 3 colazioni, tessera geart con
assicurazione
La terza pacchetto
scegli tu la formula che
preferisci in base ai costi.
Corso performance
come da programma per i 4 gg. 85,00 euro
Costo per dormire 1
notte 5,00 euro
Costo per 1 prima colazione
5,00 euro
Costo per 1 pranzo o cena 15,00 euro
Tutti i partecipanti
hanno l’obbligo di tesserarsi , la
tessera di GEART è di 10,00 euro ed è valida
fino a dicembre 2013 comprensiva di assicurazione rca.
I pasti sono interamente creati con alimenti biologici freschi e coltivati presso l'associazione.
L'alloggio presso l'Associazione è modesto e rustico, secondo uno stile semplice e naturale. Chi desidera una sistemazione con più confort può segnalarlo e farsi prenotare una stanza presso uno degli agriturismi del territorio.
Chi partecipa al corso deve portare:
- abiti comodi e freschi
- un tappetino da yoga o telo su cui stendersi
- documentazione, se si ha, su precedenti attività artistiche e/o performative
- un nucleo di idea, anche vago, che desidera sviluppare
per tutte le persone che cloccano 'mi piace' sulla pagina facebook e vengono al laboratorio ci sarà in regalo uno speciale multiplo di Liuba, numerato e firmato!
PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI:
Tel. 051 6706320
Cell. 338 5897819
assculturalegeart@gmail.com
www.assgear.wordpress.com
ENGLISH:
Body, performance and self-consciousness
Workshop by LIUBA held at the Cultural Association GEART in the hilly Appennino Bolognese Countryside
4 - 7 July 2013
The course-workshop aims to stimulate people to a knowledge of themselves and of their creative potential through the use of body and performance art, interacting with others and the environment.
We will work in groups and individually. Each participant will be personally assisted andhelped to discover both what he wants to communicate and the best way to express it,researching the proper languages to create his/her own performance piece. All performances conceived and created during the course will be represented publicly on Sunday afternoon.
CONTENTS:
The course is divided into three intersecting themes:
Body: concentration techniques, breathing techniques, body awareness, posture and movements, performative exploration of the possibilities of the body.
Psyche: self-discovery through multimedia techniques AS dance, music,colorS, words, identification of creative needs, research of own personal language and themes.
Performance: definition of performance art and multimedia art, brief historicalperformance art excursus, identification and development of an indivudual performativetheme; the creation of personal performance: research of languages, media andmaterials, work preparation, elements of interactivity, final exhibition
SCHEDULE AND STRUCTURE:
The course-workshop will be held from Thursday evening to Sunday afternoon in the frame of the beautiful village Ronchesano, home of the Cultural Association Geart, located in the hilly Bolognese Apennines near Tole and 35 km from Bologna.Under request is possible to start the workshop on Friday.
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22/03/13
118. La videointervista a Liuba by Egle Prati
Otto o Nove mesi fa ricevetti una telefonata (o una email non mi ricordo!) da parte di Egle Prati. Mi disse che stava lavorando a un progetto e a un sito dove voleva raccontare le vite e le esperienze degli artisti andandoli a trovare nel loro studio e instaurando delle conversazioni-interviste. Mi chiese se poteva venire da me, ed io accettai con entusiasmo, poichè mi diverto molto con queste cose!
Così un bel giorno - ero da poco rientrata da New York e stavo preparando la performance collettiva di Genova - Egle venne in studio, armata di telecamera, amicizia e allegria. Mi trovai molto a mio agio, parlammo di tutto, del senso di fare arte, della vita dell'artista, del senso che dò al mio lavoro, dei progetti in corso, delle difficoltà e delle curiosità, Egle dialogava, faceva domande, interagiva, ma non rientrava mai nella ripresa, e la videocamera era puntata fissa a tal punto che te ne dimenticavi e reagivi con estrema naturalezza. Ci siamo divertite moltissimo, e sono venute fuori molte ore di conversazione e registrazione. Brava Egle, e grazie!
Eccolo qui quindi la videointervista :)
Come conosco benissimo, il lavoro del montaggio è lungo faticoso ed estremamente lento. Sono passati molti mesi, Egle mi diceva che c'era così tanto materiale che era difficile tagliare e fare un video con una durata e un ritmo ottimale alla visione, specie dal web. So bene cosa vuol dire fare scelte continue, nello scremare ore e ore di materiale per ottenre un video sintetico di una decina di minuti o anche di meno. E' una delle maggiori difficoltà che anch'io incontro nella realizzazione delle mie opere video. La cosa più difficile è scegliere cosa togliere, quando il materiale è buono. E' una fatica immane scegliere cosa scartare e motivare cosa tenere e come montarlo, per cui ho profondamente capito Egle quando mi diceva che aveva bisogno di molto tempo perchè il lavoro era molto faticoso.
Ieri però la sorpresa: il video è pronto e pubblicato. Sono stata molto felice perchè lo trovo davvero un bel lavoro, e pure un po' narcisisticamente compiaciuta di essere venuta bene in video!...
Buona visione
Così un bel giorno - ero da poco rientrata da New York e stavo preparando la performance collettiva di Genova - Egle venne in studio, armata di telecamera, amicizia e allegria. Mi trovai molto a mio agio, parlammo di tutto, del senso di fare arte, della vita dell'artista, del senso che dò al mio lavoro, dei progetti in corso, delle difficoltà e delle curiosità, Egle dialogava, faceva domande, interagiva, ma non rientrava mai nella ripresa, e la videocamera era puntata fissa a tal punto che te ne dimenticavi e reagivi con estrema naturalezza. Ci siamo divertite moltissimo, e sono venute fuori molte ore di conversazione e registrazione. Brava Egle, e grazie!
Eccolo qui quindi la videointervista :)
Come conosco benissimo, il lavoro del montaggio è lungo faticoso ed estremamente lento. Sono passati molti mesi, Egle mi diceva che c'era così tanto materiale che era difficile tagliare e fare un video con una durata e un ritmo ottimale alla visione, specie dal web. So bene cosa vuol dire fare scelte continue, nello scremare ore e ore di materiale per ottenre un video sintetico di una decina di minuti o anche di meno. E' una delle maggiori difficoltà che anch'io incontro nella realizzazione delle mie opere video. La cosa più difficile è scegliere cosa togliere, quando il materiale è buono. E' una fatica immane scegliere cosa scartare e motivare cosa tenere e come montarlo, per cui ho profondamente capito Egle quando mi diceva che aveva bisogno di molto tempo perchè il lavoro era molto faticoso.
Ieri però la sorpresa: il video è pronto e pubblicato. Sono stata molto felice perchè lo trovo davvero un bel lavoro, e pure un po' narcisisticamente compiaciuta di essere venuta bene in video!...
Buona visione
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17/03/13
117. 4'33" Chorus Loop - foto
4'33" Chorus Loop, performance collettiva per coro di persone assortite © Liuba 2013
4 performances in 4 giorni - Flash Art Event, Milano
photos Mario Duchesneau
(patto di partecipazione)

Fra corse, visioni, luci, rumori, suoni e gente del Flash Art Event a Milano, ho proposto una performance collettiva che prevedeva la partecipazione di persone del pubblico disposto a creare un coro che eseguisse, per un numero x di volte, il pezzo di John Cage 4'33", ossia il famoso brano del silenzio.
Un coro di persone assortite che sono rimaste in silenzio per decine di minuti, e dove il patto di partecipazione, che le persone hanno dovuto sottoscrivere per partecipare, implicava l'impegno a non lasciare la performance prima che fosse finita e a scrivere le proprie riflessioni ed emozioni dopo che fosse finita. Ciò che mi interessava, e mi interessa, è usare la performance come 'strumento' per un lavoro su sè stessi che le persone sono stimolate a provare.
La tensione che si è creata fra i partecipanti e me, che guidavo il coro, fra i partecipanti fra loro e fra i partecipanti e il pubblico, è stata molto emozionante intensa e curiosa. Il pubblico guardava in silenzio, noi che performavamo in silenzio, in un incrocio di sguardi, di occhi, di osservazioni, di tempi e di quiete, in mezzo al turbinio della fiera. Un rapporto e una fusione tra guardante e guardato, osservante e osservato, performante e spettatore, che ha contribuito, nella sua maniera sottile e discreta, a volgere l'attenzion, almeno per una volta, verso l'interno e non l'esterno di noi stessi.
Per chi vuole ecco la presentazione del progetto
Questo progetto implica la
partecipazione del pubblico.
In questa fase della società
e della ricerca artistica, mi interessa che l’arte e la performance diventino
uno strumento ad uso del pubblico, uno strumento che possa aiutare le persone a
indagare dentro sé stessi e a mettersi in gioco.
In particolare, questa
performance si focalizza sulla capacità di stare in silenzio, in quiete e in
piedi, per un periodo abbastanza lungo di tempo, provocando nelle persone che
vi partecipano diverse emozioni e diversi modi di viversi questa sfida. Costruire
questa performance dà alle persone la possibilità di lavorare su sé stessi e
sulla meditazione.
Per questo motivo ho scelto
il famoso brano di Jonh Cage 4’33” declinandolo in maniera performativa e
collettiva e facendolo diventare qualcosa di nuovo e di paradigmatico del tempo
in cui stiamo vivendo.
In un periodo di crisi e di
implosione, come quello in cui siamo, un coro di persone che performano in
silenzio, diventa icona e simbolo di questo stato di implosione e di mancanza
di parole, ma anche terreno fertile per ritrovare dentro di sé le motivazioni e
le forze per una successiva ripresa e rinascita. Inoltre, stare in silenzio davanti a un
pubblico guardante si presta molto bene per riflettere ‘introspettivamente’ su
sé stessi, facendo in modo che la performance diventi un terreno di ascolto di
sé e delle proprie emozioni.
La semplice ripetizione del pezzo in loop è un
elemento fondamentale del progetto, poiché causa un allungamento del tempo da
passare in silenzio, diventando anche una sfida di resistenza e di ascolto da
parte dei partecipanti e da parte del pubblico. 06/03/13
116. Riflessioni dopo il Flash Art Event
Ho lasciato passare del tempo, dalla mostra alla fiera di
flash art, perché avevo bisogno di metabolizzare, di riprendermi, di capire e
di curarmi. Non so se quello che ho intenzione di scrivervi vi sarà di
giovamento oppure si torcerà contro di me, oppure sembrerà inopportuno. Non lo
so bene, ma so che desidero in questo diario raccontarmi, e raccontandomi
essere onesta, ed essendo onesta aprire pagine del proprio essere che gli altri
possono condividere, facendo vedere qualche piega magari oscura, che contrasta
con ciò che si percepisce da fuori e che percepiscono gli altri. E poi, non so
se per presunzione o meno, vorrei che il condividere ciò che provo, così come
le difficoltà di una vita gestita cercando di dare il meglio di sé nell’arte e
al tempo stesso cercando di convivere con i normali problemi della
sopravvivenza, possa essere se non di aiuto, almeno di conforto a qualcun altro,
alle prese con le stesse difficoltà.
Perché di difficoltà si tratta. Ho fatto questa mostra
personale per il Flash Art Event di febbraio, preparandola con la gioia nel cuore
e con l’emozione che spesso capita per questi eventi, come quella di essere
eccitata, e al tempo stesso però sentirsi essere messa alla prova, essere alla ribalta
ed essere sotto i raggi x. Ho preparato
questa mostra con sentimenti contrastanti, che oscillavano fra l’entusiasmo e
la paura, fra la contentezza e gli ostacoli (v. pozzo e la gioia, le fasi della creazione), per alcuni mesi
prima dell’evento, lavorando a più non posso, e come spesso accade, donandomi a
tal punto da non aver pensato né a me stessa, né agli altri, né alle incombenze
pratiche, né ai banali impegni quotidiani. Ho cercato di mettere tutta me
stessa nella realizzazione di una serie di opere fotografiche nuove (tratte
dalle performance del progetto the finger and the moon) e di una nuova performance collettiva con la partecipazione dl pubblico.
Ho adorato lavorare in sinergia con il curatore Mark Bartlett per la
realizzazione dei nuovi lavori, e con la gallerista di Visualcontainer per le decisioni di
comunicazione e logistiche, mi sono spaventata per i costi di produzione delle
opere, che non avevo ma che decisi di affrontare per dare il meglio di me (e
quindi permettendomi, al contrario di altre volte, di produrre lavori grandi),
e insomma stanca morta ma soddisfatta e con tutto pronto a puntino arrivo al
giorno dell’opening (possiamo dire che come spesso succede le ultime cose sono
state finite solo alcuni momenti prima che il pubblico arrivasse) e comincio subito a
sentirmi a disagio. Mi rendo conto che non so bene cosa fare e come
comportarmi.
Avevo una voglia esorbitante di parlare dei lavori, di tutti
i progetti che ci sono dietro, di conoscere le persone, ma per una sorta di
pudore, di timidezza e di convenienza di ruoli, pensavo che fosse molto meglio che
lo facesse la gallerista, inoltre ero molto agitata per il fatto che
desideravo intensamente una vendita, sia per ripagarmi di una parte delle
spese sostenute per questo progetto che dura da anni, sia per una
gratificazione banale quanto necessaria: se qualcuno paga per quello che fai
vuol dire che ti accetta in pieno. E, siccome ahimè ho sempre venduto poco,
questa volta ne avrei avuto davvero proprio tanto bisogno. Certo che sapevo
bene che è il momento peggiore, che c’è la crisi e bla bla bla, ma come spesso
mi capita avevo proprio deciso di andare controcorrente, dicendomi: quando
tutti si lamentano e si piangono addosso, io invece di lagnare mi butto e mi
metto ad investire di più del solito. E questo decisi di fare, ma forse senza
rendermi conto dei rischi che mi prendevo (per non dire del fatto che a
prendermeli sono stata da sola, essendo stata spalleggiata sul lato concettuale
ma non sul lato pratico). Quindi insomma, con tutto sto bagaglio e con tanta
ansia, gioia, indecisione, stupore, goffaggine, mi sono vissuta il giorno dell’opening,
fino alla performance. Poi, come al solito mi accade, come per incanto e per
magia, durante la performance, compresa la parte preparatoria col patto di
partecipazione del pubblico, sono stata d’incanto. Perfettamente a mio agio,
perfettamente e profondamente me stessa, perfettamente padrona della
situazione, godendomi la performance e, per fortuna, facendo godere anche gli
altri. Certo, sono abituata: a volte
nella vita normale mi sento goffa imbarazzata e a disagio, e poi nella
performance ritrovo ciò che più profondamente sono, la vera me stessa, e tutto
sembra assoluto, senza difficoltà, perfetto e come deve essere. Per tutti i
giorni successivi della fiera è andata così: fatica, disagio, timidezza,
pudore, fintanto che arrivava il momento della performance e tutto si dissolveva,
facendomi stare di nuovo bene.
Non sono riuscita però a fregarmene di tutto e di tutti e arrivare
alla fiera solo per la performance, per cui arrivavo più o meno per l'apertura e ciondolavo a volte come un’ameba,
stralunata del successo del pubblico che i miei lavori riscontravano, della
fila allo stand per vedere le foto e i video (ce n’erano tre che si succedevano
su un monitor), contenta ma tesa, cercando di captare cosa sarebbe potuto
succedere di positivo, oltre a tutti quegli elogi e quella estrema visibilità.
E non successe praticamente niente. Non che non mi facessero piacere gli elogi
e il, come si può dire, ‘successo’, da sempre credo che un artista prenda sul
serio ciò che fa perché desidera incontrovertibilmente comunicare in profondità
con gli altri, però a volte accade che non ti basta. E ti trovi anche a
scoprirti arrabbiata che tutto ciò non ti basti più.
Finita la fiera sono scoppiata in una grande crisi,
ritrovandomi con tutta la vita da riprendere in mano, con tutti le cose
pratiche, gli impegni, le relazioni, i pagamenti che avevo trascurato, cercando
di riprenderne il filo e di mettermi a pari, e al tempo stesso ritrovandomi lo
studio occupato dai grossi lavori nuovi, esposti e prodotti per la fiera, che poiché
invenduti sono ritornati indietro impacchettati. Mi sono sentita un verme. Tutta
sta fatica, spese, spremiture fino all’osso, per pochi giorni di mostra e poi rimettere le
opere nella plastica a bolle e nasconderle al mondo nel mio studio, dove tra l’altro
mi ingombrano poiché ho lo studio nell’appartamento dove vivo e poiché colmo di
opere di varie altre fasi e mostre e tempi. Certo, alcune opere sono uscite da
quello studio, destinazione gallerie, acquirenti eccetera, ma troppo poche per
sentirmi leggera, e perché il peso delle opere di tanti anni non si faccia
sentire da tutte le scatole, le pareti e gli anfratti dove sono nascoste.
Non che mi penta di aver prodotto quelle opere, e ora non è
che siano buttate al macero, esistono e insieme a gallerista e curatore si
vedrà cosa farne, però è frustrante sentire di perdere pezzi di carne, sangue
tempo e vita per anni e anni e anni e sempre dopo una mostra ripiombare nella
fatidica domanda del senso del fare queste cose e del perché e chi te l’ha fatto
fare, e paradossalmente una parte profonda e perversa di noi stessi soffre di
più in diretta proporzione all’apprezzamento del proprio lavoro.
Perché ti senti davvero solo, solo con il tuo apprezzamento, che non ti serve per pagare le bollette di casa, per aiutarti ad andare avanti, per motivarti davvero a continuare, perché ti senti solo a scegliere stupidamente di investire energie tempo soldi fatiche momenti anni sangue pensieri emozioni convinzioni in qualcosa così effimero come un’opera d’arte che non sai mai se sarà vista, e se sarà vista non sai che senso ha che sia vista, e così pure per la performance, dove la gratificazione è immediata, e ripagano gli sforzi gli abbracci e i grazie delle persone, ma quanto spesso ti senti sola nel portare avanti questo fardello, nel mettere in gioco tutto, quando gli altri spesso non fanno altro che stare lì dal di fuori a dare i giudizi. No, a volte non è proprio facile, né piacevole la vita dell’artista, e ci vuole tempra, se mai si riesce a resistere. Checchè ne dicano quelli che incontri dal di fuori che ti dicono: ah fai l’artista, che figata!! Però non nego che qualche vantaggio c’è, almeno la libertà è qualcosa che nessuno ci toglierà mai, e liberamente in questi giorni ho deciso di staccare per ricaricarmi, per finalmente vivere senza occuparmi delle scelte artistiche da fare, fregandomene abbastanza di tutto e cercando di darmi del tempo per capire perché, nonostante una bella mostra, e un discreto successo, io abbia sofferto come un cane.
Perché ti senti davvero solo, solo con il tuo apprezzamento, che non ti serve per pagare le bollette di casa, per aiutarti ad andare avanti, per motivarti davvero a continuare, perché ti senti solo a scegliere stupidamente di investire energie tempo soldi fatiche momenti anni sangue pensieri emozioni convinzioni in qualcosa così effimero come un’opera d’arte che non sai mai se sarà vista, e se sarà vista non sai che senso ha che sia vista, e così pure per la performance, dove la gratificazione è immediata, e ripagano gli sforzi gli abbracci e i grazie delle persone, ma quanto spesso ti senti sola nel portare avanti questo fardello, nel mettere in gioco tutto, quando gli altri spesso non fanno altro che stare lì dal di fuori a dare i giudizi. No, a volte non è proprio facile, né piacevole la vita dell’artista, e ci vuole tempra, se mai si riesce a resistere. Checchè ne dicano quelli che incontri dal di fuori che ti dicono: ah fai l’artista, che figata!! Però non nego che qualche vantaggio c’è, almeno la libertà è qualcosa che nessuno ci toglierà mai, e liberamente in questi giorni ho deciso di staccare per ricaricarmi, per finalmente vivere senza occuparmi delle scelte artistiche da fare, fregandomene abbastanza di tutto e cercando di darmi del tempo per capire perché, nonostante una bella mostra, e un discreto successo, io abbia sofferto come un cane.
Non so se qualcuno si è riconosciuto in queste parole. Ma mi sono sforzata di tirarle fuori e di mettermi a nudo proprio per solidarietà con questo qualcuno. Raga, anche se magari in pochi, ma siamo nella stessa barca, forse, o no?? Se volete scrivere le vostre storie o i vostri commenti mi farà immensamente piacere!
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