Partendo
per Taizè ho cercato un libro da leggere nella mia libreria (beh, sono
abbastanza orgogliosa nel dire che ho la casa piena di libri ... !) e ho
trovato l'autobiografia precoce del poeta russo Evtuschenko, e l'ho
letta come un fiume e con molto piacere in questi giorni.
Ho provato la voglia di condividere con voi alcuni stralci di questo libro e alcune poesie di questo poeta.
Mi ha molto interessato il mescolarsi della sua storia personale con la
storia del suo paese e con il racconto dal di dentro, di cosa accadeva
allora nell'Unione Sovietica degli anni '50 e '60. Un bell'esempio di
'arte impegnata' e di creatività al servizio degli altri e dell'impegno
civile. Bravo Evgenij! Mi fa immenso piacere servirmi delle sue parole per esprimere ciò che condivido profondamente.
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'L'arte di un vero poeta consiste non soltanto nel dare un'immagine viva,
palpitante e sonora del suo tempo, ma anche nel sapere disegnare di sè
stesso un ritratto non meno fedele ed espressivo'.
'Esistono personalità che apportano idee del tutto originali alla società in cui
vivono e che la armano di novità. E' certo il sommo grado della
creazione. Ma io purtroppo non appartengo a quell'èlite. La mia poesia è
soltanto l'espressione di quei nuovi stati d'animo, di quelle idee
nuove che già esistevano, prima che le esprimessi io, nella società
sovietica, ma che nessuno fino a quel momento aveva trasferito nella
poesia. Certo, se non fossi stato io, qualcun altro ci avrebbe pensato'.
'La mia più grande aspirazione sarebbe appunto di poter continuare per
tutta la vita ad esprimere le idee, le emozioni, i sentimenti altrui,
che non sono ancora stati espressi. E al tempo medesimo riuscire a
rimanere me stesso. Del resto, come potrei esprimere quelle idee e quei
sentimenti, se non fossi quello che sono? Ma chi sono io?'
'Un irrefrenabile impulso personale: ogni volta che incontro un uomo con
una mentalità da signorotto, provo la voglia matta di dargli fuoco'.
'E ogni giorno si aggravava il pericolo più tremendo che possa minacciare
un popolo: il divorzio fra il suo comportamento e le sue convinzioni'.
'La strada mi insegnò a non avere paura di niente e di nessuno. M'insegnò
che nella vita ciò che importa è vincere dentro di sè la paura del più
forte. E quella lezione non l'ho più dimenticata'.
'Il grande argomento dei discorsi di mia madre era: "La poesia non ti
porterà nè tranquillità nè denaro." Ma io detestavo la vita tranquilla
così come disprezzavo il denaro'.
'I paesi favoriti dalla geografia e dalla storia, e quelli che oggi sono
apparentemente più ricchi, hanno affossato la loro vita spirituale e
soffrono di un diffuso, e tipico, scetticismo nei confronti dei valori
morali. (...) La mancanza di ideali angoscia l'uomo anche più prospero.
Quando basta il pane e manca l'ideale, il pane può sostituire l'ideale,
ma quando manca il pane anche l'ideale può diventare pane'.
'Come è ingiusto identificare il cristianesimo con l'Inquisizione, coi falsi
preti, coi farisei, coi trafficanti di indulgenze, così non bisogna
confondere il grande ideale del comunismo con l'attività dei
carrieristi, dei neoinquisitori, coi sacerdoti furbi e interessati, coi
bigotti ipocriti hanno tentato di accaparrarselo'.
'Come giocatore di calcio, mi si prediceva una brillante carriera. Ci si
incontra ancora di tanto in tanto, e m'accorgo che mi invidiano. E io
invece invidio loro. Il football è più facile: se fai goal ne hai la
prova diretta: il pallone è in rete. E' un fatto irrefutabile. Invece
quando fai goal in letteratura, ci sono subito mille arbitri che
fischiano e ti dicono che non è vero goal, che non vale, e tu non hai
mezzo per dimostrare il contrario. E vedi invece di continuo dichiarare
ufficialmente goal dei banalissimi tiri fuori porta'.
'Un poeta deve avere assolutamente una qualità: può essere semplice o complicato, ma deve essere necessario agli uomini'.
'In realtà Stalin aveva profondamente contraffatto il pensiero di Lenin.
Se, infatti, il pensiero e l'opera di Lenin potevano essere riassunti
nella massima: "Il comunismo al servizio degli uomini," per Stalin,
sostanzialmente, erano gli uomini al servizio del comunismo. E la teoria
staliniana, che gli uomini non fossero altro che insignificanti
rotelline nel grande meccanismo del comunismo, dava, messa in pratica,
risultati terrificanti'.
'Perché non dobbiamo parlare del marcio che esiste in casa nostra? Il forte non
nasconde le proprie debolezze. Io ho creduto e credo ancora nella forza
spirituale del nostro popolo, e perciò considero mio dovere parlare
apertamente delle cose che non mi piacciono'.
'Per certi scrittori, le quattro pareti della loro casa sono diventate il
loro mondo; e invece io non volevo che la mia casa diventasse per me il
mondo intero, ma che il mondo fosse la mia casa'.
da Evgenij Evtushenko, 'Autobiografia precoce', 1963
http://www.stpauls.it/letture06/0403let/0403l123.htm
breve biografia di evtushenko:
http://www.ruska.it/edu/poe/evtuschenko.html
Non capirsi è terribile -
non capirsi e abbracciarsi,
ma benchè sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.
In un modo o nell'altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l'incomprensione,
nè con la comprensione uccidere.
(
http://vagheggiando.blogspot.it/2006/05/una-sfida-alle-tenebre-di-charles.html )
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Non c'è un monumento
A Babi Yar
Il burrone ripido
E' come una lapide
Ho paura
Oggi mi sento vecchio come
Il popolo ebreo
Ora mi sento ebreo
Qui vago nell'antico Egitto
Eccomi, sono in croce e muoio
E porto ancora il segno dei chiodi.
Ora sono Dreyfus
La canaglia borghese mi denuncia
e mi giudica
Sono dietro le sbarre
Mi circondano, mi perseguitano,
mi calunniano, mi schiaffeggiano
E le donne eleganti
Strillano e mi colpiscono
con i loro ombrellini.
Sono un ragazzo a Bielostok.
Il sangue è ovunque sul pavimento
I capobanda nella caverna
Diventano sempre più brutali.
Puzzano di vodka e di cipolle
Con un calcio mi buttano a terra
Non posso far nulla
E invano imploro i persecutori
Sghignazzano "Morte ai Giudei"
"Viva la Russia"
Un mercante di grano
picchia mia madre.
O mio popolo russo
So che in fondo al cuore
Tu sei internazionalista
Ma ci sono stati uomini che con le loro
mani sporche
Hanno abusato del tuo buon nome.
So che il mio paese è buono
Che infamia sentire gli antisemiti che
senza la minima vergogna
Si proclamano.
Sono Anna Frank
Delicata come un germoglio ad Aprile
Sono innamorato e
Non ho bisogno di parole
Ma soltanto che ci guardiamo negli occhi
Abbiamo così poco da sentire
e da vedere
Ci hanno tolto le foglie e il cielo
Ma possiamo fare ancora molto
Possiamo abbracciarci teneramente
Nella stanza buia.
"Arriva qualcuno"
"Non avere paura
Questi sono i suoni della primavera
La primavera sta arrivando
Vieni
Dammi le tue labbra, presto"
"Buttano giù la porta"
"No è il ghiaccio che si rompe"
A Babi Yar il fruscio dell'erba selvaggia
Gli alberi sembrano minacciosi
Come a voler giudicare
Qui tutto in silenzio urla
e scoprendomi la testa
Sento che i miei capelli ingrigiti
sono lentamente
E divento un lungo grido silenzioso qui
Sopra migliaia e migliaia di sepolti
Io sono ogni vecchio
Ucciso qui
Io sono ogni bambino
Ucciso qui
Nulla di me potrà mai dimenticarlo
Che l' "Internazionale" tuoni
Quando l'ultimo antisemita sulla terra
Sarà alla fine sepolto.
Non c'è sangue ebreo
Nel mio sangue
Ma sento l'odio disgustoso
Di tutti gli antisemiti
come se fossi stato un ebreo
Ed ecco perché sono un vero russo.
Babi Yar è il nome di una cava nei pressi
della città ucraina di Kiev. Durante la seconda guerra mondiale fra il
29 e il 30 settembre del 1941, nazisti e collaborazionisti ucraini vi
massacrarono 33.731 civili fra ebrei, zingari e slavi.
BABI YAR
E. Evtushenko, 1961
http://it.wikipedia.org/wiki/Babij_Jar
lhttp://eleboa.blogspot.it/2011/04/babi-yar-evgenij-aleksandrovic.html