viaggio

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27/12/12

111. Il ruolo dell'artista e Daniel Buren

Sto leggendo l'ultimo numero di una famosa rivista d'arte (non voglio fare pubblicità a nessuno per cui non ci metto il nome, guarda un po'!) e incontro le parole del famoso artista Daniel Buren che verbalizzano in maniera sintetica precisa e lucida ciò che è accaduto al ruolo dell'artista, esperienze che stanno davanti agli occhi tutti i giorni e riflessioni che mi pongo anch'io e che vivo sulla mia pelle come molti altri.
E' con gratitudine quindi che ho scelto di usare le parole di questo vecchio grande artista per condividere con voi una situazione che penso e che vedo. Non aggiungo altro, perchè queste parole dicono già tutto.

" Siamo costretti a constatare, ogni anno, che il ruolo dell'artista continua a ridursi poco a poco. Non solo per la sua storica posizione di oppositore, ruolo che l'artista ha mantenuto per molto tempo, ma, cosa ancora più grave, non è più un elemento centrale del sistema. L'artista è diventato l'individuo che accetta tutto ed è accettato da tutti. Nello stesso tempo si trova, senza nemmeno rendersene conto, inghiottito, digerito, rigettato e quindi rimpiazzato da un altro omologo che si trova esso stesso inghiottito, digerito, rigettato e così via.

Da tempo, nel mondo delle arti, l'artista non è più al centro. E' stato prima sostituito da curatori senza scrupoli che si credono artisti e che si sono sostituiti agli artisti confinandoli alla periferia, come una musica d'ambiente o, come dicevo già tanto tempo fa, come un piccolo tocco di colore necessario all'elaborazione e alla confezione della mostra.
Più recentemente, il centro di interesse si è ancora spostato con violenza seguendo il diktat delle case d'asta e dei collezionisti milionari. L'artista e la sua opera, nel mezzo di tutta questa banalità effimera, sono solo giocattoli tra le mani di speculatori avidi che finiscono per tenere in scacco questo sistema."
Daniel Buren


Daniel Buren poses by his ''Monumenta'' temporary installation at the Nave of the Grand Palais on May 9, 2012 in Paris, France.

24/12/12

110. Buon Natale da Taranto

Durante il ponte di S. Ambrogio Immacolata mi sono presa un aereo, insieme a Mario, e siamo andati a trovare la mia cara amica artista Ezia Mitolo che da qualche anno è tornata a vivere in quella città. Sono andata là, seppur con pochi giorni e devo dire che il tutto è stato piuttosto stancante, seppur bellissimo, poichè da molto avevo voglia di vederla e andarla a trovare in Puglia (cosa che volevamo far accadere anche questa estate, ma non ci siamo riuscite) e anche per vedere da vicino la situazione di Taranto e dell'Ilva, che in questo peiodo è sulla bocca di tutti. Naturalmente Ezia è informatissima sulla situazione e attiva in prima persona nei movimenti impegnati a salvaguardare la loro città. C'è spesso un istinto in noi artisti a buttarsi nelle situazioni in cui crediamo, a buttarsi negli ideali, e poi trovarci immersi sino al collo da molte cose che ci chiedono di impegnarci, e finiamo che diventiamo anche esauriti, e a volte non riusciamo neanche ad occuparci del nostro benessere, ma questo è una croce-delizia che ci portiamo dentro e che fa parte del nostro dna (parlo al plurale perchè è così per ezia ed è così anche per me, e così è per tanti altri...)



Dunque. Taranto è molto bella (e non avevo dubbi di ciò). Era molto freddo anche lì in quei giorni e non ero vestita adeguata però poichè non l'avevo previsto, comunque siamo andati in giro parecchio e abbiamo visto il castello aragonese (bello!), il centro storico, il mare e anche la campagna dei trulli vicino a martinafranca (dove ho incontrato una musicista astrologa di servas di ottanta e passa anni che vive in un trullo isolato...).
L'Ilva è una roba impressionanate, incombe sulla città col i suoi tubi animaleschi e le ciminiere che a getto continuo, di giorno e di notte, invadono il cielo col loro scarico. La situazione è complessa, c'è la problematica dell'inquinamento, dell'aria tossica che la gente respira e che nuoce alla salute, l'incapacita di fare impianti adeguati a norma di legge e di inquinamento, il lavoro di migliaia di persone che dipendono da questa ditta per vivere. Ho partecipato anche a una rinione del comitato di lavoratori e cittadini che si battono per avere rispettati i loro diritti, di salute e di lavoro. Vorrebbero che gli impianti siano messi a norma, e che Taranto cominciasse a investire su altre risorse (tipo servizi e turismo) per non dipendere in futuro solo dall'Ilva.


L'Ilva a Taranto. foto: Cosimo Calabrese

L'Ilva a Taranto. foto: Cosimo Calabrese

La mia amica Ezia stava preparando dei bellissimi lavori artistici come suo modo di comunicare la situazione di Taranto. E' una serie di fotografie scattate alle persone della città, poi lavorate con photoshop. IL progetto si intitola Buon Natale da Taranto.  Mi piace molto e voglio condividerlo con voi, aiutando Ezia a divulgare questo progetto che ha una valenza critica, ambientale e artistica molto forte. Brava Ezia! Nelle foto ci sono anch'io perche, seppur non abitando a Taranto, mi trovavo lì e ho voluto essere nel progetto per essere solidale e 'mettere la mia faccia' (arrabbiata, come lei ci ha chiesto quando faceva le foto...)

Buon Natale da Taranto, di Ezia Mitolo, 2012
















11/12/12

109. Art Miami impressions - senza di me

Quesr'anno non sono andata a Miami, ma ne ho sentito parlare molto bene, sia della fiera principale, Art Basel Miami, sia delle tante fiere satelliti, oltre che dei numerosi party...
e così vi posto qui un link dove il mio amico paul kline ha condiviso foto e impressioni:
http://www.artletter.com/2012/12/picture-perfect-in-miami.html


Io invece sono qui in Italia, respirando il clima di crisi, fatica, destino, malinconia, che tira in questo periodo. non riesco ad allontanarmi ora, poichè i mei stanno ancora molto precari a livello di salute, e sarebbe veramente difficile se trasmigrassi all'estero ora, come ho fatto altre volte... e così ho ripreso a insegnare alle scuole serali, storia dell'arte, cosa che mi diverte abbastanza, salvo il fatto che mi distrae molto dal mio lavoro, seppur insegno part time tre volte la settimana, poichè fatico a concentrarmi e poi smettere e poi riprendere, è come se ogni volta devo cominciare da capo, anche per le più piccole cose.
Ma in questo periodo amo la lentezza (come sapete ci ho fatto più di un lavoro) e, senza stressarmi, finalmente a pratico...

26/11/12

108. La pace nella notte

Con calma, passione e tenacia, ho passato questi paio di mesi a selezionare, comporre, tagliare, ridefinire le foto (tra i due fotografi e i videostills almeno 600 scatti....) della performance collettiva a Genova, e a limare, perfezionare, riempire, costruire, aggiustare il relativo sito-blog del progetto. Un lavoro a volte certosino, soprattutto quello del blog, poichè è stato costruito su misura e non seguendo un modello (come ho fatto invece per questo blog in cui sto scrivendo...), così ogni funzione, ogni link, ogni aggiunta va fatta con la'iuto di un tecnico che la programma come vorrei o mi dà le dritte su come farlo e poi mi arrangio. Insomma, di qui e di là il lavoro non finisce mai... così come l'archiviazione delle opere, della press e dei progetti che sto facendo con la mia nuova assistente.
Dicevo che lo sto facendo con calma perchè in questo periodo, al contrario di ciò che è stato negli ultimi anni, non mi pongo scadenze, ma mi prefiggo di fare un importante evento per il 2013, in occasione dei miei vent'anni di performance mostre e attività (per ora non vi anticipo niente!).

Quest'inverno penso di stare in Italia per continuare questo lavoro in studio e poi anche perchè Mario si è trasferito in Italia trovando lavoro, così starà qui almeno per un anno, e allora mi fa piacere stare in Italia insieme a lui (cosa strana stiamo insieme da 6 anni ma forse questa è la prima volta che viviamo come una coppia normale, ciascuno con un lavoro e un'attività nella stessa parte del mondo..!)
Mi piace questo periodo relativamente calmo (poi dico 'relativamente' perchè fra le altre cose ho ripreso a insegnare storia dell'arte in una scuola serale - meno male che non mi devo alzare presto! - e ci sono anche i miei genitori che hanno spesso bisogno di aiuto e visto che sono a Milano sono contenta di 'esserci').

A volte la vita dell'artista è avventurosa e imprevedibile, altre volte è normale e quotidiana. E' una vita normale, appunto. Forse di poco normale c'è questo piacere e passione di costruire un mondo altro, parallelo alla realtà, e fatto dalle tue opere e dalle tue idee... a volte ti chiedi e ti dici che forse a nessuno importerà del tuo mondo parallelo, delle tue opere e delle tue idee, altre volte ti dici che invece è importantissimo, insomma, a volte sei fiduciosa altre sei dubbiosa oppure scoglionata, ma poi non si sa bene perchè si continua sempre, non si può farne a meno. Dall'esterno tutto sembra normale, mentre invece dall'interno brulicano vulcani e magme e dubbi e scelte e peli nell'uovo (chissà perchè, più proseguo più mi sembra che il lavoro dell'artista deve essere di una perfezione assoluta e sempre più radicale e precisa, perchè ciò che fa la differenza è quel 'non so che' nato da millesimi di milligrammo di diversità...)

Tra poco ho finito di straparlare e vado a dormire. Di calmo e di quiete c'è anche la situazione dell'Italia adesso, con la sua crisi, il suo morale a terra, le sue persone un po' spaventate, un po' depresse e un po' risorte, un'Italia che fa le primarie, che vorrebbe cambiare la politica ma poi gira e rigira è sempre la stessa minestra, che guarda con invidia all'elezione di Obama e con paura e compassione alla situazione di Palestina ed Istraele, un Italia che almeno è sempre un paese dove mangiare e viaggiare è una gioia dei sensi e dello spirito (che non fa poi mica tanto male, in un panorama così) ma dove la burocrazia ti mangia ti sfibra e ti risucchia... Insomma, in tutto ciò, invece di essere incasinata e depressa, come ero quest'estate, sono serena, pacata, calma e produttiva, per non dire felice. E sono nel periodo che ringrazio. Ringrazio di ciò che ho, di chi ho vicino, e cosa vivo. E non è poco, in queste ore notturne.


14/11/12

107. La libertà di Vittorio

Ricevo queste righe da Vittorio Pannone e mi piace l'idea di condividerle qui. perchè le condivido in toto!

la libertà non ci permette di adattarci alla vita reale.una volta provato il sapore della libertà,non siamo in grado di fare compromessi  sociali e personali. la libertà ci porta alla povertà.  vi è qualche dotatissimo che può permettersi la libertà,senza subire danni sociali. tu potresti aprire uno spazio-galleria,e fare un normale lavoro di promozione artistica. anche io potrei farlo. la libertà ci impedisce di scendere a questo livello operativo. e allora, la fame. potremmo fare tante cose,con cui avere un tornaconto economico e sociale. invece,niente. l'alta libertà ci impedisce l'operatività pratica. rassegniamoci a questa alta libertà, e viviamo in essa. percorriamo la strada dell'alta libertà. senza compromessi. senza adattamenti. l'alta strada della libertà ,che ci porta all'assoluto,alla verità.  qualche forma di sopravvivenza pratica la troveremo,senza rinunciare alla grande libertà. incontreremo altri liberi. sono pochi. vivremo la vita nell'interezza della libertà. solo cose vere e libere,il resto lo buttiamo all'immondizia.  siamo nell'eternità,quotidianamente. vittorio

31/10/12

106. Sandy a New York e pioggia sull'Appennino

In questo periodo sono in Italia felicemente, ma sto seguendo con ansia cosa sta succedendo a New York l'hurricane Sandy. Mi immagino la città che corre sempre con il black out elettrico, gli ascensori che non funzionano e le decine e decine di piani da farsi a piedi per salire in cima, le stazioni della metro bloccate e i disagi vari. Ma so anche che New York è una città che reagisce, rigurgita, bolle si tempra e riprende,e cambia, come sempre. Un gesto d'affetto a questa città, che è dura e allegra allo stesso tempo. E un abbraccio di cuore a chi è travolto dalle difficoltà, di Sandy come della vita.


due immagini del black out a Downtown Manhattan

Mi è stato mandato un articolo interessante sui postumi di Sandy a New York, e sui differenti effetti del ciclone nelle diverse parti della città (sembra che lo spartiacque sia stato la 39th strada: la parte sud devastata, e invece uptown incolume... leggete qui 
http://www.dailymail.co.uk/news/article-2225557/Hurricane-Sandy-New-York-City-divided-Super-storms-devastating-wake.html






Nel frattempo... io sono immersa nella natura dell'Appennino Emiliano, prima in zona colli Piacentini (una scoperta inaspettata e molto apprezzata durante lo scorso week end) ora vicino Tolè dalla mia amica Danusia, dove amo venire spesso, sia per vederla che per ricaricarmi e ispirarmi. In città più di tanto non ci so stare, per cui mi porto via il computer e il lavoro appena posso. Oggi ha piovuto tutto il giorno, ma amo sentire il rumore della pioggia battere sui vetri, sul legno e sulla pietra, per cui me la sono goduta ugualmente, dopo tanti giorni di bel tempo. E domani sera...grande festa di Hallowen intorno al fuoco! Haarggggh
(Mi piace alternare la grande città alla più quieta campagna...)



17/10/12

105. La performance collettiva a Genova: prime impressioni

The Finger and the Moon #3 - foto da performance. particolari del finale





Devo essere sincera: sono stata molto contenta dell'esito della performance collettiva che abbiamo fatto a Genova e dell'adesione entusiasta di molte persone. E' stato un lavoro lungo più di un anno, dall'ideazione al coinvolgimento del curatore e del Museo, dalla ricerca antropologica al lavoro sul campo, dalla strutturazione alla regia.

Mi interessa molto lavorare in progetti dove la gente comune, gli abitanti di un posto, diventano i protagonisti e i cointerpreti della performance. Mi piace l'idea di un'arte che è fatta di persone, in cui ciascuno diventa parte dell'opera. In più, se aggiungiamo che queste persone che mi ero ripromessa di portare a partecipare alla performance dovevano essere di diverse fedi religiose e di diversi credo, si vede subito come questo progetto non fosse così facile e anzi molto ambizioso.

Molti sanno, e qualcosa ho anche scritto su questo diario, che ci sono stati momenti molto difficili, di sconforto, di fatica, di dubbi e di ostacoli. Però diciamo che non potevo e non volevo lasciar perdere, per la forza con cui credevo in questo progetto, ma anche in onore di quei donatori che hanno contribuito a sostenere il progetto, chi con poco chi con molto. per cui ho continuato a tirarmi su le maniche, stringere i denti e lottare, con l'aiuto di molte persone, edobbiamo tutti ringraziarci a vicenda se il bersaglio è stato centrato e la performance riuscita, con pure moltoa partecipazione (dato l'argomento delicato del progetto la realizzazione della performance non era assolutamente scontata...)

A fare la performance insieme a me sono venute 12 persone, tra le cui musulmani, baha'i, sikk, induisti, ebrei, atei, pacifisti. Molte persone sono venute come pubblico, partecipando emotivamente all'evento dall'esterno, lasciandosi coinvogere dalle videoinstallazioni e dalla performance. Molti altri hanno aderito ma per impegni personali non hanno potuto essere presenti quella sera.

Ero tesa sino a pochi giorni prima per il fatto che non sapevo fino all'ultimo quante persone avrebbero potuto presentarsi. di molti avevo fiducia, però un conto è dire sì partecipo, un conto venire davvero, e venire prima per le prove, e coinvolgersi, e metterci il proprio corpo, la propria faccia.
E' stata un'esperienza umana, emotiva, spirituale e artistica molto intensa per tutti. Sono felice e sono anche un pizzico orgogliosa, poichè posso dire che è stata una vittoria.

In altro momento e in altro luogo (v. il blog del progetto: the finger and the moon blog) vi racconterò più dettagliatamente della performance e a poco a poco ci saranno foto, video, backstage (ho un sacco di splendido materiale sul back stage), elementi, impressioni, commenti.




104. L'aria di New York

ho letto questa notizia e mi diverte... ve la giro!
certo che se invece dell'aria di newyork (che peraltro è migliore di quella di Milano...) ci fossero barattoli di aria di montagna e di mare, ne comprerei a bizzeffe, invece di muovermi spesso come una trottola pur di respirare l'aria felice... :)



ARIA DI NEW YORK
Unendo le suggestioni duchampiane (ricordate l’Aria di Parigi nella bolla di vetro?) e quelle manzoniane (la mitologica Merda in scatola), l’artista cecosclovacco Kirill Rudenko ha creato la Canned Air from New York City, ossia 375 ml di pura aria della Grande Mela. In vendita sulla sua pagina Etsy per soli dieci dollari.



http://www.artribune.com/2012/10/la-rivincita-dei-nasi/

26/09/12

103. Di nuovo a Genova per The Finger and the Moon #3

E' dall'inizio di settembre che di nuovo sono a Genova per la preparazione del progetto 'The Finger and the Moon'. La maggior parte del lavoro di questo progetto è un lavoro sul territorio, e il coinvolgere persone appartenenti a diverse fedi, diverse comunità religiose o laiche, è parte del progetto.
Per cui sono ancora qui che trottello come una matta.

Come forse sapete tra l'altro, la performance collettiva finale, frutto del lavoro di ricerca sul territorio di un anno, e frutto di un calibrato lavoro multimediale di creazione abito, musica, video, regia, era in programma lo scorso 19 maggio per la Notte dei Musei, che è stata annullata in tutta Italia, poche ore prima, per i fatti di Brindisi. Magari avete già letto come ci eravamo rimasti e cosa era successo (v. qui), e che sberla è stato l'annullamento improvviso poche ore prima dell'inizio dell'evento.

La cosa utopica - perchè lo è - di questo progetto è l'andare in giro in una città che non conosco a trovare segnali, nomi, persone e comunità che vogliano partecipare alla performance. E' un lavoro di tessuto umano. E' vita che costruisce arte, o meglio il lavoro.
A volte mi sembra di dover vendere un detersivo, e non è facile agganciare le persone (metti magari quando vai alla chiesa anglicana o alla moschea) e cominciare a parlare del progetto, dell'intento, della modalità, e infine chiedere se vogliono partecipare (perchè un conto è dire uh che bello, molto interessante, fantastico... un altro è partecipare in prima persona, prendersi le proprie responsailità e partecipare alla performance..)



lavoro sul campo...


Possibile che mi invento sempre progetti artistici in cui mi trovo a fare mille mansioni più uno? per questo: ideazione, progettazione, ricerca risorse umane, regia, videoinstallazione, musiche, performance, ideazione vestito, allestimento, segreteria, antropologa, globetrotter genovese, comunicatrice....!! certo che se ci fosse stato un budget adeguato alla vastità di questo progetto avrei potuto fare solo le già tante cose di mia competenza, ma essendo un budget ridotto all'osso mi sono dovuta prodigare in ogni direzione!... ma che dire, oggi - e non solo oggi - in Italia per far nascere dei progetti devi prendere tutto di petto e combattere sino all'osso, perchè altrimenti non li fai e tutto tace (soluzione che potrei adottare presto). Per cui ancora una volta ho dovuto spingere il piede sull'accelleratore e dedicare anima e corpo alla realizzazione di questo progetto, ringraziando pure le tantissime persone che mi hanno aiutato ed hanno collaborato, perchè senza di loro sarebbe stato ancora più difficile, se non impossibile.

per maggiori info sul progetto, e il materiale in progress che a poco a poco vi verrà pubblicato, vedi il sito e blog: thefingerandthemoon.net

25/09/12

102. Arte politica e Usa

Ebbene si. in occasione della sfida tra Barack Obama e Mitt Romney per la carica presidenziale, l’artista Jonathan Horowitz  metterà in piedi l’installazione Your Land/ My Land '12. Si tratta delle versione riveduta e corretta della precedente opera, November 4, che nel 2008 l’artista installò alla galleria Gavin Brown’s Enterprise di New York e incentrata anch’essa sulle elezioni presidenziali. Il risultato fu una bizzarra sala d’ascolto dove gli spettatori potevano assistere agli exit polls dei due contendenti. La nuova creazione sarà presentata in vari stati ed in vari musei tra cui il New Museum, il Contemporary Arts Museum di Houston,  l’Hammer Museum di Los Angeles e lo Utah Museum of Contemporary Art. Anche questa volta Horowitz installerà una serie di tappeti rossi e blu (i colori dei due partiti americani) a dividere lo spazio dotato di monitor che trasmetteranno incessantemente notizie di Fox News e CNN. In ogni area sarà inoltre collocato un ritratto del presidente Obama che, in quanto rappresentante attuale di tutti gli americani, penderà dal soffitto, e un ritratto di Mitt Romney collocato invece sul pavimento. In caso di vittoria Obama  la posizione dei due ritratti rimarrà la stessa, al contrario nella sua eventuale perdita, le loro posizioni saranno invertite. L'installazione sarà "personalizzata” per ogni museo e particolare attenzione sarà attratta dal ruolo che le istituzioni culturali possono svolgere per la democrazia. ‹‹Il mio lavoro non è semplice arte, è puro attivismo›› ha dichiarato l’artista. Nel corso della mostra, si offriranno così proiezioni del dibattito presidenziale e un sito web, accessibile a ogni museo, collegherà le diverse posizioni permettendo agli spettatori di lasciare commenti in diretta. Secondo Horowitz, ‹‹Se razza e genere sono stati i temi che definirono le elezioni del 2008, la politica economica e la disparità economica saranno probabilmente i focus per il 2012››. Che vinca il migliore? (Francesca Iani)

03/09/12

101. Abramovic, famiglia, forza

Leggendo un'intervista a Marina Abramovic (è un'intevista fatta in occasione della sua mostra al PAC di alcuni mesi fa, a cui sono pervenuta oggi leggendo del nuovo film su Marina Abramovic ora in onda a Venezia) sono stata colpita da alcune frasi che rappresentano un po', con le dovute differenze, anche la mia storia e le mie difficoltà. Molto spesso anch'io credo di essere diventata forte attraverso le difficoltà, ma non sempre è facile superare le sofferenze e gli ostacoli. Ma anche se si cade, c'è una strepitosa forza segreta che non ti abbandona mai, che a poco a poco ti ritira su pronta a lottare di nuovo.

"Ho avuto una famiglia davvero difficile e un’infanzia altrettanto difficile. È stato molto duro combatterli e opporre loro resistenza, ma questo mi ha reso più forte. Quando ho cominciato a realizzare le mie performance nella ex Jugoslavia, ho dovuto fronteggiare la mia famiglia. Specialmente mio padre e mia madre, che mi criticavano direttamente e continuavano a chiedersi quale tipo di educazione mi avessero dato, che cosa mi portasse a tagliare il corpo o a bruciare la stella comunista a cinque punte. Il mio intero percorso è davvero cominciato contro tutto e tutti. I miei professori, all’accademia, sostenevano che dovevo essere internata in manicomio, perché quella che io facevo non era arte. Io apparivo come una specie di nonsense. Sono dovuti passare anni e anni. Venti, trent’anni per riuscire a far capire che la mia era arte, pratica accolta, in fondo, solo negli ultimi dieci anni al massimo. Andare contro ogni aspettativa e ogni credo rende più forti. Soprattutto quando si sfidano le regole del mercato. Nella performance non c’è merce, non c’è un prodotto da vendere, tutto deve rimanere immateriale, non fisico. Anche se esistono foto, video-installazioni e oggetti legati al momento della performance, questa deve comunque continuare a essere la forma d’arte più immateriale che esista."

Dall'intevista: "L'Abramovic secondo Marina. L'intervista vera", scritta da Ginevra Bria Artribune, 11 marzo 2012






29/08/12

100. Questo è il post 100!

Ecco, siamo arrivati al post n° 100.
Ed io che avevo da scrivere, contorcendomi su me stessa e facendomi male, di alcune disavventure artistiche date dalla crisi imperante che regna in Italia, e che ti fa ritrovare come un coyote che striscia in un deserto senza una goccia d'acqua, ebbene ho deciso però che il post 100 non può parlare di cose difficili o tristi. C'è da stare allegri, se sono ancora qui a scrivervi, se ancora una qualche punta di entusiasmo trapela dai pori, se in ogni caso e per tutto la vita è degna di essere vissuta e immensamente bella, anche nei suoi momenti più sprofondanti...insomma, sono felice di essere qui a scrivere il post 100.

Polypolis, still da video da performance, 2000

Certo che poche settimane fa, quando si avvicinava il post 100 pensavo che ci sarebbero stati scritti a caratteri cubitali nuove avventure o i preparativi del bel progetto da fare in Puglia (che ahimè il Comune e gli organizzatori hanno fatto saltare a una decina di giorni dall'inizio della rassegna, che pure era molto ampia e ambiziosa). Pensavo di parlarvi del nuovo lavoro che avevo preparato, una performance collettiva con workshop preparatorio, che includeva un percorso nel territorio e i cui protagonisti erano le persone e i luoghi. Ma nulla, tutto ciò per ora è ancora e solo nella mia mente e nel mio cuore (e il testo del progetto nel computer di organizzatori e curatori...).

Invece sono qui col post 100 a portarvi un po' di vuoto. Beh, finalmente sto intravedendo il vuoto buono. Slow down, aria buona (sì finalmente da un paio di settimane sono nella mia amata Romagna dove solo a respirare l'aria già mi sento meglio), bagni nel mare, rosolate di caldo al sole e fresca lettura sotto l'ombrellone ( mi sono divorata Anna Karenina- altro libro trovato nella mia libreria ma che non avevo ancora letto - ma che capolavoro e che sottigliezze psicologiche e quanto succo sulla vita!), qualche buona mangiata con gli amici e parenti (che ringrazio tutti di cuore perchè mi sono stati molto vicino), e, importantissimo, i massaggi shiatsu e dialoghi con Luciano che mi stanno a poco a poco curando l'abisso energetico in cui ero incappata.
Non nascondo che ancora i mostri emergono, per ogni sciocchezza, che a volte piango ogni tre per due quasi a vuoto, che la mia anima fragile è messa alla prova da continue piccole notizie difficili e situazioni indefinite o nevrotiche, non nascondo che ancora molto spesso mi alzo la mattina con un terrore di paura e di ansia che mi prende a capogiro, ma credo che il punto di svolta c'è stato ed ora col post 100 festeggio la nuova risalita, lenta, ma risalita, con dubbi, ma risalita, con ampie voragini di incognito e di indeterminatezza ma gustata con la pazienza di aspettare e di gestire con calma i propri tempi, i propri bisogni e le proprie incapacità (inutile sforzarsi di lottare strenuamente per adempiere a cose che dovremmo ma non possiamo o non riusciamo a fare, no? questa è una verità che è sempre stata difficile da ficcarmi nella testa...a volte la impari solo quando alzi bandiera bianca...).

Mo' per il post 100 vi metto una frase che mi si è aperta ieri sfogliando il libro di un mistico indiano, non so se rispecchia esattamente quello che sto vivendo, anzi forse ne sono un po' lontano, però è il bun auspicio per una meta raggiungibile anche se non definitiva:
" L'uomo che si libera dall'io e si risveglia al presente capisce che il nettare della vita, che la verità, la bellezza e l'armonia della vita lo circondano da ogni parte, da tutte le direzioni da dentro e da fuori, proprio come un pesce è circondato dal mare."

Ciò che auguro a me e a voi, in questo post 100, è di continuare questa avventura che è la vita con l'entusiasmo, il desiderio, la fame di bello, la voglia di sentirsi esattamente dove si deve stare e la fiducia di poter fare ciò che siamo chiamati a fare, arte o non arte che sia.

ps. sulla lentezza ci ho lavorato tanto (e poi me la scordo! ...), e mi è venuta voglia di rimettervi qui il link a un paio di miei lavori video su questo progetto, tanto per non scordarsi e non precipitarsi sempre affannosamente sulle cose :)
buona visione!


The Slowly Project. Art is long, time is short. Still da video da performance, 2004-2009


23/08/12

99. Pazienza, parole, vuoto, senso.

«"Abbi pazienza, osserva, ascolta. / Cerca, cerca. Percorri tutta la terra. / Sì, la verità è buona, ma la felicità è migliore, / eppure non c’è felicità senza verità. / Cammina per il mondo a testa alta, / con il cuore e gli occhi in avanti, / e sul viso l’umida sferza delle nostre conifere / e sulle ciglia lacrime e tempesta. / Ama gli uomini, e saprai capirli. / Ricordati, io ti seguo. / Va’!" / E io andai. / E sono in cammino».
E.Evtushenko 

Sì belle parole, quante volte ne ho sentite dentro di simili, ma quante volte, e anche adesso, mi sento disillusa e mi chiedo che senso ha tutto ciò quando non riesci a gestire niente della tua vita.
Sì certo. Anche questo lo so. Bisogna fare il vuoto, come dicono i buddhisti o gli orientali o tutte le religioni insieme, e a volte riesce. mi riesce di fare il vuoto e sentire l'Immenso. bello. L'unica strada possibile. Ma molte volte non mi riesce. Molte volte in questo vuoto mi ci perdo, mi viene un terrore assurdo, l'ansia mi copre il respiro e nullla di ciò che può essere fatto sembra degno di farsi...non so se questo sia ancora più vuoto del vuoto. So solo che fa male.


08/08/12

98. Dal diario di Evtushenko

Partendo per Taizè ho cercato un libro da leggere nella mia libreria (beh, sono abbastanza orgogliosa nel dire che ho la casa piena di libri ... !) e ho trovato l'autobiografia precoce del poeta russo Evtuschenko, e l'ho letta come un fiume e con molto piacere in questi giorni. Ho provato la voglia di condividere con voi alcuni stralci di questo libro e alcune poesie di questo poeta.

Mi ha molto interessato il mescolarsi della sua storia personale con la storia del suo  paese e con il racconto dal di dentro, di cosa accadeva allora nell'Unione Sovietica degli anni '50 e '60. Un bell'esempio di 'arte impegnata' e di creatività al servizio degli altri e dell'impegno civile. Bravo Evgenij! Mi fa immenso piacere servirmi delle sue parole per esprimere ciò che condivido profondamente.

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'L'arte di un vero poeta consiste non soltanto nel dare un'immagine viva, palpitante e sonora del suo tempo, ma anche nel sapere disegnare di sè stesso un ritratto non meno fedele ed espressivo'.

'Esistono personalità che apportano idee del tutto originali alla società in cui vivono e che la armano di novità. E' certo il sommo grado della creazione. Ma io purtroppo non appartengo a quell'èlite. La mia poesia è soltanto l'espressione di quei nuovi stati d'animo, di quelle idee nuove che già esistevano, prima che le esprimessi io, nella società sovietica, ma che nessuno fino a quel momento aveva trasferito nella poesia. Certo, se non fossi stato io, qualcun altro ci avrebbe pensato'.

'La mia più grande aspirazione sarebbe appunto di poter continuare per tutta la vita ad esprimere le idee, le emozioni, i sentimenti altrui, che non sono ancora stati espressi. E al tempo medesimo riuscire a rimanere me stesso. Del resto, come potrei esprimere quelle idee e quei sentimenti, se non fossi quello che sono? Ma chi sono io?'

'Un irrefrenabile impulso personale: ogni volta che incontro un uomo con una mentalità da signorotto, provo la voglia matta di dargli fuoco'.

 'E ogni giorno si aggravava il pericolo più tremendo che possa minacciare un popolo: il divorzio fra il suo comportamento e le sue convinzioni'.

 'La strada mi insegnò a non avere paura di niente e di nessuno. M'insegnò che nella vita ciò che importa è vincere dentro di sè la paura del più forte. E quella lezione non l'ho più dimenticata'.

'Il grande argomento dei discorsi di mia madre era: "La poesia non ti porterà nè tranquillità nè denaro." Ma io detestavo la vita tranquilla così come disprezzavo il denaro'.

'I paesi favoriti dalla geografia e dalla storia, e quelli che oggi sono apparentemente più ricchi, hanno affossato la loro vita spirituale e soffrono di un diffuso, e tipico, scetticismo nei confronti dei valori morali. (...) La mancanza di ideali angoscia l'uomo anche più prospero. Quando basta il pane e manca l'ideale, il pane può sostituire l'ideale, ma quando manca il pane anche l'ideale può diventare pane'.

'Come è ingiusto identificare il cristianesimo con l'Inquisizione, coi falsi preti, coi farisei, coi trafficanti di indulgenze, così non bisogna confondere il grande ideale del comunismo con l'attività dei carrieristi, dei neoinquisitori, coi sacerdoti furbi e interessati, coi bigotti ipocriti hanno tentato di accaparrarselo'.

 'Come giocatore di calcio, mi si prediceva una brillante carriera. Ci si incontra ancora di tanto in tanto, e m'accorgo che mi invidiano. E io invece invidio loro. Il football è più facile: se fai goal ne hai la prova diretta: il pallone è in rete. E' un fatto irrefutabile. Invece quando fai goal in letteratura, ci sono subito mille arbitri che fischiano e ti dicono che non è vero goal, che non vale, e tu non hai mezzo per dimostrare il contrario. E vedi invece di continuo dichiarare ufficialmente goal dei banalissimi tiri fuori porta'.

'Un poeta deve avere assolutamente una qualità: può essere semplice o complicato, ma deve essere necessario agli uomini'.

'In realtà Stalin aveva profondamente contraffatto il pensiero di Lenin. Se, infatti, il pensiero e l'opera di Lenin potevano essere riassunti nella massima: "Il comunismo al servizio degli uomini," per Stalin, sostanzialmente, erano gli uomini al servizio del comunismo. E la teoria staliniana, che gli uomini non fossero altro che insignificanti rotelline nel grande meccanismo del comunismo, dava, messa in pratica, risultati terrificanti'.

'Perché non dobbiamo parlare del marcio che esiste in casa nostra? Il forte non nasconde le proprie debolezze. Io ho creduto e credo ancora nella forza spirituale del nostro popolo, e perciò considero mio dovere parlare apertamente delle cose che non mi piacciono'.

'Per certi scrittori, le quattro pareti della loro casa sono diventate il loro mondo; e invece io non volevo che la mia casa diventasse per me il mondo intero, ma che il mondo fosse la mia casa'.


da Evgenij Evtushenko, 'Autobiografia precoce', 1963
http://www.stpauls.it/letture06/0403let/0403l123.htm 

 


 breve biografia di evtushenko: http://www.ruska.it/edu/poe/evtuschenko.html



Non capirsi è terribile -
non capirsi e abbracciarsi,
ma benchè sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.

In un modo o nell'altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l'incomprensione,
nè con la comprensione uccidere.

( http://vagheggiando.blogspot.it/2006/05/una-sfida-alle-tenebre-di-charles.html )


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Non c'è un monumento
A Babi Yar
Il burrone ripido
E' come una lapide
Ho paura
Oggi mi sento vecchio come
Il popolo ebreo
Ora mi sento ebreo
Qui vago nell'antico Egitto
Eccomi, sono in croce e muoio
E porto ancora il segno dei chiodi.
Ora sono Dreyfus
La canaglia borghese mi denuncia
e mi giudica
Sono dietro le sbarre
Mi circondano, mi perseguitano,
mi calunniano, mi schiaffeggiano
E le donne eleganti
Strillano e mi colpiscono
con i loro ombrellini.
Sono un ragazzo a Bielostok.
Il sangue è ovunque sul pavimento
I capobanda nella caverna
Diventano sempre più brutali.
Puzzano di vodka e di cipolle
Con un calcio mi buttano a terra
Non posso far nulla
E invano imploro i persecutori
Sghignazzano "Morte ai Giudei"
"Viva la Russia"
Un mercante di grano
picchia mia madre.
O mio popolo russo
So che in fondo al cuore
Tu sei internazionalista
Ma ci sono stati uomini che con le loro
mani sporche
Hanno abusato del tuo buon nome.
So che il mio paese è buono
Che infamia sentire gli antisemiti che
senza la minima vergogna
Si proclamano.
Sono Anna Frank
Delicata come un germoglio ad Aprile
Sono innamorato e
Non ho bisogno di parole
Ma soltanto che ci guardiamo negli occhi
Abbiamo così poco da sentire
e da vedere
Ci hanno tolto le foglie e il cielo
Ma possiamo fare ancora molto
Possiamo abbracciarci teneramente
Nella stanza buia.
"Arriva qualcuno"
"Non avere paura
Questi sono i suoni della primavera
La primavera sta arrivando
Vieni
Dammi le tue labbra, presto"
"Buttano giù la porta"
"No è il ghiaccio che si rompe"
A Babi Yar il fruscio dell'erba selvaggia
Gli alberi sembrano minacciosi
Come a voler giudicare
Qui tutto in silenzio urla
e scoprendomi la testa
Sento che i miei capelli ingrigiti
sono lentamente
E divento un lungo grido silenzioso qui
Sopra migliaia e migliaia di sepolti
Io sono ogni vecchio
Ucciso qui
Io sono ogni bambino
Ucciso qui
Nulla di me potrà mai dimenticarlo
Che l' "Internazionale" tuoni
Quando l'ultimo antisemita sulla terra
Sarà alla fine sepolto.
Non c'è sangue ebreo
Nel mio sangue
Ma sento l'odio disgustoso
Di tutti gli antisemiti
come se fossi stato un ebreo
Ed ecco perché sono un vero russo.


Babi Yar è il nome di una cava nei pressi della città ucraina di Kiev. Durante la seconda guerra mondiale fra il 29 e il 30 settembre del 1941, nazisti e collaborazionisti ucraini vi massacrarono 33.731 civili fra ebrei, zingari e slavi.

BABI YAR
E. Evtushenko, 1961

http://it.wikipedia.org/wiki/Babij_Jar
lhttp://eleboa.blogspot.it/2011/04/babi-yar-evgenij-aleksandrovic.html



97. Rientro a Milano in agosto

Che dire?
La settimana di Taizè è stata, come mi aspettavo, corroborante, motivante, piena, allegra, silenziosa, sostanziosa, nutriente. Bene. Erano vent'anni che non ci andavo, anzi qualcosa in più (!) ma ho visto che sarebbe davvero una bella abitudine se si riuscisse ad andarci ogni anno. Un bel sostegno.

Tornata a Milano, sempre per motivi di salute dei miei genitori, e la situazione è molto complessa, oltre che dal lato medico, anche da quello psicologico. A volte il peso è insopportabile, altre volte reagisco invece meglio. Ma non ho voglia di raccontarvi i dettagli. So solo che voglio ringraziare tutte le persone che mi sono vicine, e sono molte. Sono molto fortunata. Non ho fratelli e sorelle, e questo complica piuttosto la situazione, ma ho molte persone care che mi stanno vicino. Splendido. Grazie a tutti.

Milano ad agosto, già lo sapevo, è meglio che in tutti gli altri mesi dell'anno. Come per magia si sente che l'adrenalina è scesa e la città trasmette meno stress, e si riesce, con un buon ventilatore e della bella musica, come ho ora entrambi in funzione, a rilassarsi e ad essere anche un po' creativi. Di solito, come vi ho già scritto, l'aria di Milano mi fa arricciare i capelli e e le budelle anche se cerco di stare tranquilla e rilassata a casa, ma ad agosto si sente la differenza. La città si trasforma diventando un filo più umana e più vera.
Caspita come sono sensibile alle vibrazioni. Ho delle antenne che sentono tutto, a volte mio malgrado, perché percepisco cose che sarebbe meglio non percepire ...
Però, in maniera del tutto casuale e fortuita, mi è arrivata una mascotte che mi porta fortuna: un gatto nero peloso dai grandi occhi gialli che da ieri mi fa compagnia in casa ...
Certo che però, lo devo confessare, il mare proprio mi manca! (ma non tarderà tanto).

30/07/12

96. Una settimana a Taizè


Arrivata a Taizè. Avevo un gran bisogno di pace, di relax e anche un po’ di tagliare da tutto e da tutti … problemi pratici e psichici per la malattia di mio padre, problemi pratici e psichici nella relazione con Mario (che è ancora in Canada e ormai mi sto molto stufando, se non ho già raggiunto il limite), allergia di stare a Milano per più di alcuni giorni di fila, e soprattutto un bisogno di ritrovare pace, centro, spirito, allegria.
È come andare a fare un’immersione in un’energia diversa e ritemprante e, poiché in questo periodo sono stata risucchiata dallo stress e dalla fatica, e dall’ansia e dall’obbligo di stare  a Milano (essendo di origini romagnole d'estate trasferisco studio, baracca e baracchini a Viserba e mi piazzo di base là. Stare a Milano, soprattutto d’estate mi fa l’effetto di essere in una serra soffocante dove non solo mi disintegro, ma perdo ogni contatto col fulcro vitale, non sentendolo minimamente in giro e sentendolo poco anche su di me, poiché l’aria lì è davvero così povera di ossigeno che ti ritrovi a respirare a metà, quindi a diventare adrenalinica senza motivi essenziali … spesso non riesco a rilassarmi nemmeno stando in casa senza impegni, perché è come si ci fossero delle macchinette che frullano il cervello senza mai fermarsi che producono ansietà senza spesso motivi oggettivi ...
Tutto ciò mi ha causato come un buco spirituale che ha bisogno di essere ricolmato. Un buco dove ho bisogno di rimettere dentro le motivazioni della mia vita, la centratura dell’esistere, il rapporto con l’assoluto, la serenità del sentirsi limpidi accettati e in sintonia con l’universo. Sono sempre stati come dei perni fissi e importanti per me, anche se poi regolarmente questi perni cadono, si rovinano o li perdo di vista o smettono di funzionare … così arriva il momento in cui sento che urge rimettere i perni al loro posto portante, e rinnovare il contatto con le parti profonde.

 E’ sempre stato per me il cibo essenziale, e il contatto con la spiritualità è anche il motore della mia arte e del motivo del fare arte. Una spiritualità magari non canonica, non appartenente a gruppi specifici, una spiritualità a volte un po’ sbandata e altre volte un po’ più certa, ma sicuramente un centro di vitale importanza nella mia vita, il centro appunto. Il perno.

Non so se anche a voi capita spesso di sentire inequivocabilmente che questo perno si è perso o che è soffocato da tutto il resto, oppure di sentire che le esigenze degli altri e della quotidianità ti impediscono di fare spazio per questi bisogni, oppure ti impediscono di concederti le cose che sai che ti possono riportare in una dimensione centrata … Dopo parecchi anni di convivenza con me stessa, devo dire che un po’ mi conosco e so benissimo cosa mi occorrerebbe per stare meglio dentro e per vivere più serena, ma poi ti capita che ci sono delle situazioni forzate dove non ti puoi permettere di fare ciò che ti farebbe bene.
So che mi capite e so che capite cosa intendo dire.
Ed ecco che in una di queste voragini di sete interiore, grossa come il sole, ho deciso di partire per Taizè, di regalarmi una settimana di cibo spirituale, in compagnia di persone di tutto il mondo, nella vita semplice della campagna francese, cercando di non portarmi dietro nessuna zavorra, né sentimentale, né familiare, né progettuale … in teoria ciò non è facile perché sono arrivata ieri, ma ho ancora sul collo le problematiche che mi sono lasciata alle spalle e i pensieri che circondavano le mie giornate, ma ho intenzione, in questi giorni, di fare una bella pulizia salutare, e di cercare di arrivare nel punto del silenzio e del vuoto dove finalmente nuove e fresche energie si possono ricaricare e installare.
Sono davvero contenta di essere qua e di trovare, anche solo nell’energia delle 4000 persone di ogni nazione che sono presenti a Taizé, che meditano con canoni e canti di tutte le lingue, un po’ di cibo per la mia anima piuttosto sfibrata, acciaccata e leggermente malridotta … vi terrò aggiornati per sapere se questa pulizia e ricarica ha fatto effetto!

Vi mando un bacione. E' l'ora della cena e di mettersi in fila per il pasto (qui i numeri sono davvero tanti, e tutti collaborano anche).

Racconto fotografico:

l'andata piovosa

il traforo del monte bianco


il rito della luce, la prima sera


ragazzi portoghesi schitarranti in plurilingue

il panorama


la piazza principale...


silenzio per entrare nella chiesa

il mio angolino magico

la fila per il pasto...

pazienza e sole per ricevere il cibo... 4000 persone...

 
si mangia ovunque


in mezzo al gruppo di rovigo...


senza titolo



cluny

ritorno

ghiacciaio del monte bianco a chamonix




25/07/12

95. Fughino in Germania per dOCUMENTA 13



Incollata a Milano per gravi problemi di salute di mio padre da più di un paio di mesi, ansia, tensione, caldo, fatica, corri di qui e di là, parcheggia e sparcheggia, frustrazione di avere tanti progetti in testa e non ho tempo per farli, l'aria che non mi fa respirare, la cappa che mi fa soffocare, sono uscita qualche stirato weekend ma nulla più, ma ecco che alcuni amici mi propongono un viaggio a Kassel per vedere documenta, un viaggio breve con molti kilometri, forse un po' stancante, visto la già stanca situazione in cui mi trovavo, ma naturalmente la curiosità, la voglia di staccare e la passione per i viaggi e la compagnia hanno preso il sopravvento: giusto la sera prima della partenza ho deciso di andare et voilà alle 5 di mattina siamo partiti in 5 da Milano! A parte Filippo, l'artista curatore di "Corpi Scomodi" (conosciuto tra l'altro da poco a Cantù, anche se eravamo in contatto via e-mail da un po'), non conoscevo nessun altro, ma avevo molta voglia di rimettermi in gioco e di ritornare ai tempi in cui si prendeva e si partiva in compagnia.

Lungo viaggio, macchina comodissima, compagnia piacevole e divertente, alcune pause strategiche sul cammino, visitando luoghi molto belli, arriviamo a Kassel a notte tarda, complice anche avventure e disavventure in autostrada ... (vi devo raccontare che a un certo punto siamo stati trainati con una corda da un tipo portoghese con furgone-casa, poiché eravamo in panne??) ...

Documenta, sì che dire, bella, interessante, capillare, curata molto bene, brava Carolyn! Molta terra, molto corpo, molti progetti, processi, molta socialità, molta solidarietà, molti progetti di benessere, politici, di ricostruzione, di ecologia, di rapporto. L'arte sparsa e diffusa in tutta la città, come è solito essere in Kassel, documenta accade ogni 5 anni ma è davvero l'evento internazionale più ampio e di più solidi contenuti.

Tanto è stato scritto, e principalmente vi vorrei mettere un po' di immagini. Però vorrei fare una considerazione, qui ora, a tarda notte (rientrata a Milano già stento a dormire seppure molto stanca, bah): ho visto delle scelte, curatoriali e artistiche, che vanno nella direzione del processo più che dell'opera, del fare e costruire realtà più che confezionare lavori. È una tendenza in cui mi riconosco, una direzione che anch'io cammino, e un desiderio, dell'arte e anche della società, di creare domande, creare benessere, creare vita. Non opere, ma vita. Mi ha molto colpito anche la rosa molto varia di artisti (e non artisti) invitati, che spaziavano da persone attive 50 anni fa ad alcune giovanissime, da nomi non conosciutissimi di artisti magari già scomparsi ma con un lavoro sorprendentemente attuale e comunicante, da reinterpretazioni di artisti già storici (come Morandi, esposte coi suoi quadri ma anche con le sue bottiglie reali, che diventavano una sorta di installazione più vera dei quadri ... ) a progetti di artisti che non sono artisti (curatori, filosofi, ecc ... ).

Ho goduto, a girare come una trottola, ma con molta calma e godendomi tutto, la miriade di opere e la miriade di luoghi, specialmente quelli sparsi nel grande parco, una sorta di caccia al tesoro per trovare le opere, installate dappertutto (nelle serre, nella casa del giardiniere, sul fiume, tra gli alberi ...
Sono stati solo due giorni di Kassel, e due giorni di viaggio, non molto in verità, ma già sufficienti per farti ritrovare la bellezza del vivere e la bellezza di stare in compagnia. E sentire il sapore di libertà. E sentire il sottile fascino di essere mischiati nel mondo, e sentire il sapore dell'internazionalità, il sapore di altri mondi e di altre strutture (poi ogni volta che si va in Germania ci si sente stupiti e meravigliati ed estasiati da cotanta organizzazione e funzionalità (!) che un po' ci fa pure invidia ... ).
Beh, bando alle parole, ecco il posto alle immagini:


    il testo della curatrice sul muro d'ingresso del Museum Fridericianum (http://www.fridericianum-kassel.de/)















 potete vedere molte più immagini qui:

e qui se volete leggere alcuni articoli:



«Quello che i partecipanti fanno e quel che esibiscono a dOCUMENTA potrebbe anche non essere arte, il confine tra ciò che è arte e ciò che non lo è è diventato meno importante» ha spiegato Christov-Bakargiev. La mostra «si occupa di momenti di trauma e di svolta, di incidenti, catastrofi, crisi» e il tema della distruzione e della ricostruzione è comune a molte opere. «dOCUMENTA a Kassel è volutamente scomodo, incompleto, carente. Penso che la confusione sia davvero meravigliosa», ha detto. dOCUMENTA (13) terminerà il 16 settembre.


ciao!