Rientro a New York da Montreal con emozioni a palla: il
distacco che sempre fa male, tanto più perché è stato un distacco di pochi
giorni insieme, passati nella burrasca, e quando il mare è tornato liscio e trasparente
era ora di partire. E partire voleva dire non solo andare a New York, ma poi
dopo riattraversare un oceano e sei ore di fuso orario e tornare in Europa, in
Italia, e sentire la frattura della nostra distanza moltiplicarsi.
Rientro a New York e una nuova performance imminente, con la
dose di incognita, imprevisto, fatica e lavoro che mi aspettava. Già da
parecchio la stavo preparando, ma gli ultimi giorni sono sempre i più densi –
quelli dove non ti puoi permettere deroghe, perché se c’è una cosa da scegliere
e da preparare, la devi scegliere e preparare da un momento all’altro, e non
puoi andartene a dormire o passeggiare, nemmeno se sei molto stanca (e la
fatica sta proprio in questo costringere il cervello il cuore e la fantasia al
lavoro anche se ti chiedono di riposare …).
Rientro a New York da Montreal e dopo poco
rientro in Italia, non so più di dove sono e a chi appartengo. Un po’ ne ho
voglia e un po’ no, un po’ non vedo l’ora di ritornare a una modalità di vita
che mi appartiene e mi manca, così come non vedo l’ora di vedere le persone
care, ma al tempo stesso non sono pronta ad andare via da qui, tutto è troppo
veloce e ho bisogno di più tempo. O di vite parallele. E’ come se le vite
scorressero parallele in più luoghi, e mi ci vuole tanto tempo per ciascuno.
Faccio le 12 ore di pullman per New York con queste emozioni
contrastanti, intense, struggenti. Arrivo a Manhattan distrutta e senza nemmeno
il tempo di riposare o di ascoltarmi. La “to do list” per la performance
incombe e, chi realizza cose lo sa, mi ero fatta un calendario improrogabile
per farci stare tutto ciò che dovevo fare e che occorreva ultimare (finire il video, decidere le immagini,
comprare i materiali, trovare arnesi, rivedere i testi, scegliere vestiti, ecc …
pazzesco come lavorare con la performance sia a volte lavorare a 360 gradi …)
tra qui e l’ora della performance, e ogni deroga non era concessa.
Mille equilibrismi per fare tutto ... Mi sentivo come l'elefante di Union Square ...
Miquel Barcelò, Grand Elefandret |
(http://www.nuok.it/nuok/gran-elefandret-l-elefante-equilibrista-di-union-square/)
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